“Nessun rifiuto del passato per le future generazioni, nessun rafforzamento dell'effetto serra attraverso i nostri rifiuti, un contributo al clima e una protezione per le risorse!”
Questa frase e questa immagine accolgono i visitatori del sito internet della società tedesca WEV (Westsaechsische Entsorgungs-und Verwertungsgesellschaft).
Der Spiegel, il più importante settimanale tedesco, già qualche mese fa aveva lanciato l'allarme, facendo un lungo reportage sui rifiuti campani esportati in Germania.
Il settimanale tedesco aveva parlato dei “treni della vergogna”, così sono definiti i treni carichi di rifiuti che dalla Campania arrivano in Germania. Una vergogna che all’Italia costa circa 200.000 euro al giorno.
Der Spiegel aveva focalizzato la sua attenzione sulla società italiana Ecolog (gruppo Ferrovie dello Stato), la società che ha trasportato via treno migliaia di tonnellate di spazzatura campana in Germania (tra gli indagati dai pm napoletani spiccano anche i vertici della Ecolog).
Due i siti di destinazione dei “treni della vergona”: da una parte l'inceneritore di Bremerhaven (nord), gestito dalla Remondis. Dall'altro, l'impianto per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti di Croebern, nei pressi di Lipsia (in Sassonia), controllato dalla WEV.
“Uno dei destinatari è la Remondis, la maggiore compagnia tedesca di smaltimento rifiuti, – scriveva Der Spiegel - il rimedio temporaneo che dura ormai da sette anni avrebbe fatto decidere la Remondis di costruire un nuovo inceneritore dedicato allo smaltimento dei rifiuti campani vicino alla frontiera lussemburghese”.
Gli ambientalisti tedeschi avevano immediatamente protestato.
La grande novità che emerge dall’indagine del settimanale tedesco è rappresentata dal fatto che gran parte dei rifiuti campani non sono stati inceneriti, come si ostinano a ripeterci tutti i giorni tutti i nostri politici e tutti i mezzi di informazione, ma sono stati riciclati dall’impianto per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti di Croebern.
Il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti non è, quindi, una proposta utopica ma, in Sassonia, è una solida realtà.
L’impianto di Croebern ha una capacità di riciclo di 300.000 tonnellate di rifiuti urbani l’anno, è costato circa 75 milioni di euro, si sviluppa su un’area di 36 ettari.
L’impianto per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti di Croebern è da prendere ad esempio, in quanto rapprenta una seria alternativa alla politica degli inceneritori.
L’Italia, un Paese senza materie prime, non può permettersi di incenerire i propri rifiuti.
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