venerdì 16 settembre 2011

La verità sulla situazione catastrofica dell’acqua ai Castelli Romani: ancora una montagna di pietose bugie da parte di ACEA, ASL, ARPA e Sindaci.


Il 25 marzo 2011 l’Unione Europea ha concesso l’ennesima deroga al valore dell’arsenico nell’acqua ad uso potabile dei Castelli Romani. Il valore legale sarà 20 mg/L (anziché 10) fino al 31 dicembre 2012.

Per il terzo triennio consecutivo la stessa UE ha rinnovato la deroga per il fluoro da 1,5 a 2,5 mg/L e per il vanadio a 160 mg/L.

I piani di rientro di Acea Ato2

Dopo aver regolarmente ignorato le scadenze dei precedenti piani, il 13 gennaio scorso Acea ha fissato l’ultimo calendario dei rientri nei limiti di legge per le acque dei Castelli:

Genzano 30 giugno 2011
Albano, Ariccia, Castel Gandolfo 30 settembre 2011
Velletri dicembre 2011
Lariano marzo 2012
Lanuvio dicembre 2012

La propaganda taroccata

Nel frattempo si sono moltiplicati gli avvisi del gestore che celebrano i grandi passi avanti e la risoluzione progressiva dei problemi di inquinamento idrico.

Il sistema delle toppe applicato da Acea alla situazione catastrofica del bilancio, della qualità e dei consumi idrici si basa su due sistemi.

1) L’apporto di acqua esterna: es. collegamento all’acquedotto Marcio, Mola Cavona etc. a Cecchina, Montagnano, Cancelliera, Pavona, in Comune di Albano o Castel Gandolfo e Fontana di Papa, Ginestreto, Campoleone in Comune di Ariccia.

2) La bonifica dei pozzi esistenti o di nuova perforazione con sistemi di rimozione dei metalli e dell’arsenico, in pratica osmosi inversa o filtri assorbenti.

L’apporto esterno è l’unico che abbia abbassato in parte e localmente le concentrazioni di arsenico, fluoro e vanadio. Ma è una goccia nel mare. I Comuni, sicuramente interessati a sbollire la rabbia di migliaia di utenti ed elettori, pubblicano con evidente sollievo i proclami fasulli di Acea.

Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Genzano, Velletri hanno progressivamente annullato precedenti delibere cautelative e dichiarato il “cessato allarme” per ampie zone o per tutto il Comune.

Un esame dei dati reali ci dice che il quadretto idilliaco è falso. Le toppe, per definizione, tengono per poco e poi si rompono.

Le acque delle zone “bonificate” soprattutto quelle dei pozzi trattati con osmosi inversa, dopo qualche mese e senza preavviso possono andare in tilt. In questi casi noi siamo informati dopo settimane o mai.

La conseguenza è che i pezzi di carta tranquillizzanti firmati da Acea, Comune, Ato2, Asl, sempre più spesso restano tali e non hanno riscontri con la realtà.

Il caso emblematico di Genzano.

Genzano, dopo Ciampino, è il Comune ufficialmente rientrato nei limiti dei tre inquinanti fissati dalla legge 31/2001 dal 30 giugno su tutto il territorio.

E’ istruttivo seguire anche i pezzi di carta.

L’avviso del Comune, dettato da Acea (3 gennaio 2011), informando i cittadini sui pozzi e sulle zone fuori limite, forniva l’elenco delle poche fontanelle sicure.

Tra queste la fontanella presso l’impianto di potabilizzazione di via Toscana.

Tre mesi dopo (21 aprile) la stessa fontanella “sicura”, in base ad analisi Acea forniva agli utenti arsenico a 14,5 mg/L.

Come se non bastasse il 21 luglio, ossia 21 giorni dopo la dichiarazione di rientro nei limiti su tutto il territorio, il valore sfiorava il limite di deroga con 19,8 mg/L.

Questo episodio è la fotocopia di quanto avviene in tutti gli impianti di trattamento demetallizante la cui tecnologia delicatissima richiede controlli e manutenzione continua, regolarmente ignorati o posticipati per la semplice ragione che contrastano con le esigenze di profitto degli azionisti del gestore.

Come si vede, nonostante la situazione imponesse tempi rapidissimi, Acea ha ripetuto i controlli dopo 3 mesi, senza per giunta aver risolto il problema!

Un nostro controllo dopo ulteriori 15 giorni (5 agosto) ha trovato nella medesima fontanella 12 g/L di arsenico, prova provata della inconsistenza o falsità dei cosiddetti “piani di rientro” nei limiti di legge.

Il caso di Ariccia e Albano

Non si è sottratto al copione neanche il Sindaco di Ariccia che, dando prova di credere alle panzane di Acea, faceva pubblicare l’avviso dal titolo “A Fontana di Papa, Ginestreto, Campoleone da mercoledì 25 maggio 2011 arsenico zero“…. e in altra parte….. “tale operazione risolverà definitivamente il problema della qualità delle acque erogate dal gestore del S.I.I., in quanto priva di arsenico”.

Fermo restando che nessuno poteva credere che l’acqua di Mola Cavona non sarebbe stata tagliata con quella di pozzi locali, da nostri controlli il 2 agosto a via Nettunense 32A c’erano 6,3 mg/L di arsenico che è sì nei limiti ma sicuramente non proprio zero! Crediamo che ai sindaci sia richiesto come minimo anche di essere chiari e sinceri con i propri cittadini.

Per quanto riguarda Albano, alla fontanella di via Irlanda (Cecchina nord, zona Rufelli) il primo settembre scorso c’erano 9,5 mg/L di arsenico, che non tranquillizzano proprio essendo al limite. Un cartello attaccato alla fontanella recita “acqua conforme al DL31/2001”.

Perché le soluzioni sono illusorie

Nessuno può pensare seriamente che si possano conciliare la qualità dell’acqua e l’equilibrio delle falde con i fabbisogni ed i consumi di una popolazione volutamente in crescita continua.

Le parti in commedia, rappresentate dagli amministratori comunali e da Acea-Ato2, con contorno di comprimari inconcludenti, omissivi o peggio: Asl, Ato2 e Arpa, vogliono farcelo credere e si muovono nei fatti fuori dall’interesse comune e fuori da ogni compatibilità ambientale.

I Comuni, comunque collocati politicamente, hanno ereditato o condividono le linee guida di scelte urbanistiche delinquenziali.

Non ce n’è uno che si sia sottratto negli anni alle logiche cementificatorie che hanno portato in pochi decenni al raddoppio della popolazione castellana. Basta vedere come nascono tuttora interi quartieri. Costa Caselle etc.

Sappiamo da fonti scientifiche che i consumi idrici del territorio sono di gran lunga superiori alla capacità di ricarica delle falde. Malgrado i dati risalgano al decennio scorso sono impressionanti: lo squilibrio annuo stimato nel 1999 era di 18 milioni di metri cubi. Lo stato dei laghi lo certifica.

Acea, gestore falsamente pubblico ma quotato in borsa e di fatto controllato dai privati persegue ovviamente logiche aziendali e ha tutto l’interesse a moltiplicare il numero degli utenti, dei metri cubi distribuiti e dei profitti.

La crescita dei consumi e la contrazione estiva degli afflussi dagli acquedotti (Simbrivio etc.) è risolta da Acea e Comuni secondo un copione collaudato.

Il sindaco recepisce le richieste pressanti di Acea e per “venire incontro ai cittadini”, sentita la Asl che approva, autorizza prelievi maggiori dai pozzi, ordina la riapertura di pozzi in precedenza chiusi perché altamente inquinanti, tutto in nome della quantità garantita, fregandosene altamente del peggioramento certo della qualità.

In queste condizioni, salvo isole fortunate, non c’è una zona dei Castelli la cui acqua possa avere costantemente i requisiti di qualità necessari. Saremo sempre in balia dei deficit stagionali e delle azioni del gestore, o di chi per lui, che per mantenere o meno in efficienza un numero sempre più grande di impianti di trattamento dell’acqua guarda prima i propri conti e poi il resto. La storia ci dice come vanno le cose.

Un esempio per tutti: Velletri 

Il sindaco di Velletri dopo aver firmato in primavera ordinanze che chiudevano tre pozzi (I Marmi e Le Corti) perché eccessivamente inquinanti (valore medio di arsenico 16 mg/L) ne autorizzava la riapertura su richiesta di Acea a inizio estate (30 giugno 2011). Questa decisione è analoga a quelle prese da molti altri amministratori. Conseguenza ovvia è stata e continua ad essere che migliaia di persone volenti o nolenti hanno in questo momento nell’acqua di casa arsenico (e spesso fluoro) sopra i limiti. Da nostri controlli del 24 agosto:
Velletri, via Appia vecchia 80 arsenico 11,7 mg/L
Velletri, via Troncavia (zona pozzo Le Corti) arsenico 13,1 mg/L.
I pozzi privati nella rete pubblica

Questi pozzi di proprietà privata cedono acqua ad Acea e sono vincolati dal contratto si servizio al rispetto della legge 31/2001. Ma la musica non cambia. I 3 pozzi Marrucco in Comune di Velletri trattati con osmosi inversa, perché pieni di fluoro, vanadio e arsenico, sono andati in tilt 5 volte negli ultimi due anni, l’ultima il 24 agosto con 14,5 mg/L. Le precedenti in ordine di tempo sono state certificate dalla stessa Acea: 16 maggio 11,4 mg/L; 20 giugno 11,3 mg/L.

In questo disastro che tutti cercano di nascondere o minimizzare spicca per la sua assenza l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa Lazio).

E’ il complesso di laboratori regionali che dovrebbe tutelare mediante controlli analitici le nostre acque, la nostra aria, e che dovrebbe monitorare l’impatto di discariche e inceneritori e quant’altro.

Per alcuni Comuni dei Castelli i loro controlli sono stati uno l’anno su un massimo di tre fontanelle! Siamo in buone mani.

Scheda sui trattamenti demetallizzanti

L’osmosi inversa è in grado di trattenere al 90% l’arsenico (V), ma lascia passare completamente l’arsenico (III). Con questo processo a membrana bisogna fare una completa ossidazione dell’arsenico (III) ad arsenico (V). L’acqua va quindi pretrattata con forti ossidanti quali ozono etc.

Questa tecnica ha un alto costo energetico e comporta uno spreco elevatissimo di acqua. Infatti dal 20 al 50 % (media 25-30) della portata di acqua da trattare in ingresso finisce nei fossi fortemente carica di arsenico (quattro volte quella di ingresso). Le membrane filtranti tendono facilmente alla saturazione il che richiede normalmente un’acidificazione e condizionamento dell´acqua da trattare.

Il contenuto di sali minerali nell´acqua viene ridotto a livelli cosi bassi che un uso diretto come acqua per il consumo umano non è consentito perché molto simile a quella distillata. Pertanto l’acqua deve essere rimescolata parzialmente con quella non trattata.

Scheda su Acea

L’ACEA ATO2, società controllata di ACEA, gestisce il servizio idrico integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale n.2 Lazio Centrale – Roma (11.239 km di rete idrica, 5.867 di rete fognaria, 176 depuratori, 75 comuni) e che si occupa di tutte le fasi del ciclo tecnologico dell’acqua (captazione, trasporto, distribuzione, raccolta e depurazione) e dello sviluppo di reti e servizi.

E’ una società mista pubblico-privato i cui azionisti sono: Comune di Roma (51%), GDF Suez (10%), Caltagirone (13%), mercato (26%).

Nel 2010 gli utili della società hanno raggiunto 58 milioni 960mila euro.

E’ interessante seguire la loro destinazione decisa dall’assemblea degli azionisti; ci aiuterà a capire meglio la differenza, se esiste, tra azionista pubblico e privato.

Le cronache ci raccontano che l’assessore ai LLPP della giunta Alemanno ha imposto che tutti gli utili andassero a dividendi.

Pertanto il Comune di Roma ha avuto 30 milioni, GDF Suez 5.9, Caltagirone 7.7 e gli azionisti minori 15.3 milioni.

Dovendo scegliere tra dividendi e potenziamento dei servizi erogati o risoluzione degli infiniti problemi idrici del territorio di competenza, come si vede, è emersa un’ottica rigorosamente mercantile e quindi privatistica che accomuna di fatto il Comune di Roma e gli azionisti privati.

Le conseguenze degli esiti referendari

Uno dei due referendum sull’acqua del 12-13 giugno ha abrogato la parte di normativa che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini il 7% a remunerazione del capitale investito.

L’altro ha abrogato l’affidamento al mercato dei servizi pubblici locali previsti dal Decreto Ronchi e connessi alla gestione del sistema idrico.

Al momento sulle bollette emesse da Acea non si vedono conseguenze rispetto alla quota di profitto. Restano intatti i problemi di migliaia di utenti che hanno ricevuto acqua con arsenico oltre il limite nel periodo di assenza di deroghe.

Un punto di dibattito è come impedire efficacemente che l’acqua sia considerata merce come tuttora è e come impedire che rimanga tale. E’ infatti realistico immaginare e temere che con la falsa illusione di gestioni “pubbliche” continui ad operare la logica di mercato.

Il 14 dicembre 2010 la Conferenza dei Sindaci dei Comuni appartenenti all’Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Roma (Ato2), ha introdotto la tariffa unica per tutti gli utenti dei servizi idrici dell’Ato2. La nuova tariffa unica è stata calcolata sulla base dei consumi e degli incassi del 2009, tenendo fermo il ricavo per il gestore ACEA Ato2.

mercoledì 17 agosto 2011

Ecco come sotterrano la nostra salute (e l’immondizia): Vivere nella Discarica di Roncigliano (Albano laziale)

Articolo 32 della Costituzione Italiana ”La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”

Le buche di questa discarica già strapiena e mai bonificata sono 6; invece di chiudere questa bomba che inquina da 30 anni, hanno scavato, come se qui non abitasse nessuno.

Vivo di fronte a questa vergogna da quando ero bambina, dalle mie finestre vedo l’immondizia.

L’estate non posso far giocare i miei figli in giardino, l’aria è irrespirabile, la puzza ti entra dentro e non ti liberi. La notte con 40 gradi dormiamo con le finestre chiuse, tappati dentro come carcerati, non abbiamo l’acqua potabile e quella del pozzo è inquinata dal percolato che filtra dalla discarica.

D’estate le mosche invadono ogni cosa, come fossimo nell’ultimo dei peggiori paesi dimenticati.

Chi ha deciso che la vita dei nostri figli e la nostra vale così poco?

Chi ha deciso che per l’incapacità di alcuni dobbiamo pagare noi?

Questa buca che stanno scavando è a 150 metri dalle nostre abitazioni, a 500 metri dalla scuola elementare in cui mandiamo i nostri figli.

Questo è inaccettabile, improponibile; l’incapacità di mettere in piedi un servizio decente è pagata sempre dai cittadini, ad ogni elezione ci raccontano della bonifica della discarica, della copertura con alberi, del bosco che sorgerà sopra la discarica, ed invece, ecco che spunta una nuova buca gigantesca, che si vede dall’Ardeatina, una buca in cui verranno buttati per anni rifiuti di tutti i tipi, inquinanti, puzzolenti.

C’è qualche amministratore pronto a fare quello che è stato chiamato a fare veramente?

Tutelare i cittadini e allo stesso tempo offrire il servizio per cui è pagato.

Le soluzioni esistono, perché non vengono prese in considerazione?

La differenziata non viene fatta partire eppure è ormai dimostrato che se attuata è un guadagno per il comune e non un costo; allora che cosa o chi la impedisce?

Noi non siamo fantasmi, le tante case che sono intorno alla discarica sono abitate da famiglie vere, con bambini, anziani, gente che lavora, che paga le tasse; siamo stanchi di sopportare questa prepotenza, siamo stanchi di non essere considerati.

Non è nostro dovere trovare la soluzione al problema rifiuti, ci sono persone pagate per fare questo e lo devono fare tenendo in considerazione la tutela delle persone, è obbligo degli amministratori gestire il servizio della raccolta rifiuti utilizzando le uniche soluzioni possibili, raccolta differenziata, riciclo, riutilizzo, riduzione rifiuti alla fonte e tutte quelle alternative che non prevedono l’aggravarsi di situazioni ambientali già compromesse da inquinamento di diverso tipo.

Anche chi abita in campagna ha diritto di vivere, anche chi abita in campagna ha diritto alla salute.

Un fantasma del Villaggio Ardeatino

Lettera firmata

venerdì 12 agosto 2011

Basta con gli sperperi della casta! Basta con i finanziamenti agli inceneritori!

L’Italia è in un momento di gravissima crisi economica e finanziaria.

Il Governo, le opposizioni e la Confindustria, tutta la classe dirigente del Paese (meglio nota come la casta) è in confusione totale e non riesce a spiegarsi i motivi della situazione di disastro in cui hanno ridotto il Paese.

Grazie alla casta, l’Italia è l’unico Paese al mondo che “brucia” ingenti risorse pubbliche negli inceneritori tramite i CIP6.

Questo gigantesco sperpero di risorse pubbliche viene mascherato da finanziamento alle fonti energetiche rinnovabili.

Vista la clamorosa falsità, la Commissione europea ha già avviato una procedura di infrazione contro l'Italia per gli incentivi dati dal governo italiano per produrre energia bruciando rifiuti inorganici considerandoli "fonte rinnovabile".

Grazie alla casta, chi gestisce l'inceneritore (in primis la Mercegaglia, Presidente di Confindustria) può vendere al GSE (la società cui è affidato il compito di assicurare la fornitura di energia elettrica italiana) la propria produzione elettrica a un costo circa triplo rispetto a quanto può fare chi produce elettricità usando metano, petrolio o carbone.

Ma chi paga le scelte scellerate della casta in tema di inceneritori???


I costi di tali incentivi ricadono sulle bollette degli utenti.

I prezzi dell’energia elettrica in Italia sono i più alti d’Europa.

A pagare sono le famiglie (che vedono contrarsi i propri consumi) e le imprese (che sono sempre più deboli e meno competitive).

Bruciare ingenti risorse negli inceneritori è un errore disastroso, in quanto determina la contrazione dei consumi delle nostre famiglie e rende meno competitive le nostre imprese.

Il risultato delle scelte scellerate della casta in tema di inceneritori sono gravissime sul piano economico:
  • un freno allo sviluppo del Paese;
  • un regalo alle lobby degli inceneritori.

Un’intera classe dirigente (il Governo, l’opposizione, la Confindustria) ha fallito e ha portato il Paese nel baratro.

Vanno affrontati, con estrema urgenza, i nodi che hanno bloccato lo sviluppo economico del Paese e che hanno determinato uno sperpero di immense risorse pubbliche, a cominciare dagli inceneritori.

Basta con gli sperperi della casta!
Basta con i finanziamenti (CIP6) agli inceneritori!

mercoledì 8 giugno 2011

I Castelli Romani trasformati in terra di Gomorra???

Quando il 22 marzo 2009 alla manifestazione del Coordinamento contro l’inceneritore di Albano arrivò Fabio con il suo spettacolare trattore a guidare il corteo, tutti ebbero la sensazione che la battaglia contro l’inceneritore si sarebbe allargata dagli agricoltori a tutta la popolazione.

La foto del mitico trattore divenne il simbolo di quella manifestazione e della lotta degli agricoltori dei Castelli Romani contro l’ecomostro targato Cerroni-Ama-Acea.

Oggi quel trattore non c’è più, lo scorso 20 aprile una mano ignota, ma forse perfettamente riconoscibile, ha dato alle fiamme il trattore di Fabio, un trattore da 70 mila euro parcheggiato nei pressi della casa paterna: un vero attentato !!!!

Pensavamo di vivere nella Capitale d’Italia invece ci siamo risvegliati nella peggiore zona della Gomorra descritta da Saviano!!!

Le forze dell’ordine, la magistratura, il Ministro dell’Interno hanno il dovere di chiarire questo indecente episodio di violenza e di intimidazione.

Tutta la storia della discarica di Roncigliano è una storia di violenza (sul territorio e sulla popolazione) e di violazione delle norme (è aperta un’indagine della Procura di Velletri). Neanche una regola semplice ma fondamentale, come la distanza minima dalle abitazioni e dalle scuole, è stata mai rispettata.

Nessuna parola è stata spesa dal Sindaco di Albano, dalla sua corte di assessori (molti dediti a memorabili pranzi con il signor Cerroni) e di inutili consiglieri comunali.

Altro che trasparenza: siamo solo ad una squallida omertà.

Su un punto chiediamo la massima vigilanza democratica: questo attentato è forse connesso con problemi di compravendite di terreni intorno alla discarica?

Questo attentato rafforza l’esigenza di una forte partecipazione di tutta la popolazione alla manifestazione del 18 giugno 2011, con un corteo che partirà alle ore 15,30 da Piazza Mazzini ad Albano per raggiungere Piazza di Corte ad Ariccia.

Contro l’inceneritore più grande del mondo, per la chiusura della discarica, per il ritorno alla legalità nella gestione dei rifiuti.

sabato 28 maggio 2011

Domenica ai ballottaggi verrà sconfitta la lobby degli inceneritori


Un nervosissima campagna elettorale si è chiusa e domenica importanti comuni andranno al ballottaggio per eleggere i propri Sindaci.


Il filo conduttore dei prossimi ballottaggi è rappresentato dalle politiche sugli inceneritori.


E’ bene ricordare l’inchiesta di Woodcock in merito alla nuova P2, oggi un “comitato d’affari” dedito a succhiare soldi e influenzare la pubblica amministrazione, elargendo tangenti, investendo nei porti delle più grandi città di mare, nell'acqua, nel gas, puntando a piazzare impianti nell'industria energetica (i mitici inceneritori).


In particolare, a Napoli c’è una guerra tra bande, come ha affermato il Ministro alle Pari Opportunità Mara Carfagna: la posta in palio della guerra tra bande è la realizzazione dei tre inceneritori di Napoli e Salerno, un affare da un miliardo di euro.


Per combattere questo comitato d’affari, che punta a creare le emergenze sui rifiuti per piazzare a nostre spese gli inutili e costosissimi inceneritori (vedi il clamoroso fallimento dell’inceneritore di Acerra, voluto sia da Prodi sia da Berlusconi), la città di Napoli sceglierà come proprio Sindaco un magistrato, De Magistris.


A Milano, invece, hanno dato prova di grande inefficienza acquistando il mitico inceneritore di Brescia. Non è stato un grande affare per i milanesi, in quanto per ammodernare l’inceneritore di Brescia la spesa prevista è di circa 100 milioni di euro e il Comune di Brescia, visto il conto salato, ha pensato bene di vendere il tutto all’A2A di Milano.


Per finanziare questo sperpero di denaro pubblico con gli inceneritori, il Sindaco di Milano ha pensato bene di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, spremendoli in modo indecente con una quantità disumana di multe e sanzioni che hanno chiamato “Ecopass”. Multe e sanzioni per centinaia di milioni di euro che hanno aumentato in modo sensibile la pressione fiscale sui cittadini milanesi (vera ironia della sorte nella culla del berlusconismo).


Il limite di decenza è stato abbondantemente superato e nonostante la promessa di sanatoria per le multe, la Moratti verrà sonoramente mandata a casa, con tutte le sue multe e i suoi inceneritori.


Anche ai Castelli Romani assisteremo domenica al ballottaggio nei comuni di Genzano e di Ariccia.


I due Sindaci uscenti (Ercolani a Genzano e Cianfanelli ad Ariccia) hanno subito una pesante sconfitta al primo turno e andranno al ballottaggio.


I cittadini non dimenticano che Ercolani e Cianfanelli, insieme a Mattei, hanno firmato la richiesta da cui si è attivato l’iter per l’inceneritore di Albano, il tutto contro la popolazione e a favore del signor Cerroni.


I cittadini dei Castelli Romani non possono dimenticare questa porcata.


Migliaia di cittadini dei Castelli Romani, di Ariccia e di Genzano sono scesi in piazza per protestare contro l’inceneritore di Albano e sapranno cacciare Cerroni e i suoi boys (Ercolani e Cianfanelli, insieme a Mattei).


In questo contesto la Marcegaglia, il Presidente della Confindustria, ha affermato che "L'Italia ha perso dieci anni: per la crescita serve una politica autorevole".


Si, la stagione della spesa facile e dei CIP6 deve essere considerata chiusa per sempre.


Finchè il Paese continuerà a sostenere con i CIP6 la lobby parassitaria degli inceneritori, l’Italia continuerà a restare un Paese senza crescita e senza prospettive.


Per la crescita del Paese serve una classe imprenditoriale autorevole e una nuova classe politica.

domenica 13 febbraio 2011

Parte la vendetta del signor Cerroni: traballa il Sindaco di Albano

Una manifestazione mai vista ai Castelli Romani, oltre 5.000 persone hanno protestato contro il sistema Cerroni, il TAR del Lazio ha bocciato l’inceneritore di Albano e la Procura della Repubblica di Velletri sta indagando sugli illeciti nella gestione dei rifiuti nella discarica di Albano.

Troppi affronti per per il signor Cerroni, l’ottavo re di Roma.

Lui che è abituato a calpestare tutte le leggi e tutte le regole (regionali, nazionali e comunitarie), lui che detta legge a tutte le istituzioni (Comune e Provincia di Roma, Regione Lazio), lui non può subire tutti questi affronti.

Il signor Cerroni ha, quindi, ordinato ai suoi boys di sfiduciare il Sindaco di Albano, reo di aver appoggiato i cittadini e i comitati nel ricorso al TAR contro l’inceneritore di Albano.

Si sono, quindi, attivati molti dei Cerroni Boys (Mattei, Ciocchetti, Esposito, Sannibale e tanti altri), che hanno tentato di arrivare alla sfiducia della Giunta di Albano guidata da Nicola Marini.

Il tentativo di sfiducia è per ora fallito: i congiurati non sono riusciti a raccogliere 16 firme (si sono fermati a quota 15), ma iniziano ad arrivare le dimissioni e il ritiro delle deleghe.

Il primo è stato l’assessore al Bilancio ed esponente della Federazione di Centro, Raffaele Esposito, che ha rassegnato di persona le sue dimissioni.

Poi, dopo una riunione di maggioranza, il sindaco Marini ha ritirato la delega al vice-sindaco e assessore all’urbanistica Maurizio Sannibale, esponente dell'UDC, uno dei principali autori della congiura.

L’impressione è che la congiura sia stato solo un primo tentativo, una prova generale di crisi politica.

La vecchia classe politica di Albano è “profondamente” legata al signor Cerroni.

Si narra di rapporti strettissimi con il signor Cerroni, cementati in indimenticabili pranzi (nulla da invidiare alle mitiche cene di Arcore).

Vedremo nei prossimi giorni quali altri personaggi politici di Albano si uniranno ai Cerroni Boys.

domenica 6 febbraio 2011

Insabbiati i risultati degli studi epidemiologici per difendere gli interessi di pochi

Due anni fa, l’8 febbraio 2009 la Regione Lazio iniziava un progetto molto importante: la “Valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione esposta a processi di raccolta, trasformazione e smaltimento dei rifiuti urbani nella regione Lazio”.

L’8 febbraio 2009 è stato predisposto il “Progetto esecutivo ai sensi della DGR n. 929/08 e Legge finanziaria regionale n.31/2008 art 34”.

Il progetto prevedeva:
• La sintesi delle conoscenze scientifiche sul tema;
• Il censimento dei siti presenti nella regione Lazio;
• La stima delle emissioni relative a ciascun impianto esistente o di futura realizzazione;
L’analisi degli effetti sulla salute della popolazione esposta ad impianti già esistenti;
La Valutazione epidemiologica dello stato di salute dei lavoratori esposti, con lo studio sulla mortalità dei lavoratori che hanno prestato servizio nei diversi impianti della regione;
• La valutazione dello stato di salute ex-ante delle popolazioni interessate dai nuovi insediamenti;
• La progettazione e coordinamento di indagini speciali in situazioni di emergenza;
• La formazione, la comunicazione e la pubblicizzazione dei risultati;
• La realizzazione di un sito Internet dedicato al progetto che costituirà il veicolo fondamentale della comunicazione ai decisori, ai cittadini, ai tecnici, ai media.

Gli attori del progetto:
• La Direzione regionale Energia e Rifiuti, Dipartimento Territorio della Regione Lazio;
• L’ARPA Lazio;
• Il Dipartimento dei Epidemiologia della ASL Roma E.

A due anni, nessun sito Internet è stato aperto, nessuna comunicazione è stata data ai decisori, ai cittadini, ai tecnici, ai media.

Di questo imponente progetto è trapelato solo lo studio epidemiologico sulla discarica di Albano, da cui emerge il clamoroso dato sulla mortalità femminile (+20%) entro un chilometro dalla discarica. Parlare di studio epidemiologico è ridicolo: 20 paginette inviate via fax ai Comuni, nessuna nota metodologica. Ma i dati parlano chiaro: gli effetti sulla popolazione che vive entro un chilometro dalla discarica sono allarmanti.

Perché il progetto è stato insabbiato?

Quali sono le verità che devono essere nascoste per tutelare gli interessi di pochi?

Leggi il Progetto Esecutivo della Regione Lazio.

giovedì 27 gennaio 2011

Discarica, qui le donne muoiono di più


Lo afferma lo studio epidemiologico della Asl sulla discarica di Albano, che ha mappato pure le famiglie di Aprilia, Ardea, Ariccia e Pomezia

20% l’aumento di mortalità tra le donne che vivono entro i mille metri dalla discarica di Albano

Marazzo e Polverini l’hanno fatta ampliare contro il parere della ASL e nonostante gravi irregolarità

Leggi tutto l'articolo pubblicato dal giornale "Il caffè"

L'acqua all'arsenico: la gente si ribella, class action in vista

Sull’acqua all’arsenico si temporeggia in attesa di nuova deroga, ma la verità è che questo veleno non dovrebbe proprio esserci

L’arsenico è un veleno, ora devono risolvere

LE REAZIONI I cittadini pronti a fare causa ai gestori

La gente si ribella, class action in vista

“Vogliamo promuovere una class action, ossia una causa legale collettiva, per chiedere che sia riconosciuta una assistenza specifica (non un semplice rimborso economico) alle persone che hanno eventualmente subìto danni alla salute, in particolare proprio ammalandosi di Parkinson e Alzheimer, bevendo, senza esserne informati, acqua all'arsenico in tutti questi anni» spiega Danilo Ballanti, residente di Pavona (Albano) e Presidente del Comitato "Sotto terra il treno, non i cittadini", che sta preparando le carte per questa azione legale contro le istituzioni e Acea Ato2.

Leggi tutto l'articolo pubblicato dal giornale "Il caffè"

sabato 22 gennaio 2011

Risultati allarmanti dello studio epidemiologico sulla discarica di Albano: il rischio di mortalità per le donne è più alto del 20%

Il 29 gennaio 2010 il Dipartimento Territorio della Regione Lazio ha trasmesso alla Provincia di Roma, ai Sindaci di Albano Laziale e di Ardea, al COEMA e all’ARPA, la “Valutazione Epidemiologica dello stato di salute della popolazione residente nelle vicinanze della discarica sita in Albano”.

La discarica è situata a Roncigliano, una località del comune di Albano Laziale, ed è in funzione dagli inizi degli anni ’80.

Lo studio epidemiologico inizia con la seguente considerazione: “Le conoscenze epidemiologiche ad oggi disponibili, ancorchè non conclusive, fanno ritenere che il conferimento in discariche controllate, costruite e condotte in accordo alla normativa nazionale e comunitaria, non comporti un rischio per l’ambiente e per la salute delle popolazioni insediate nelle vicinanze dello stabilimento”.

La premessa è sicuramente condivisibile, ma non si adatta assolutamente alla discarica di Cerroni a Roncigliano, che è illegale in quanto non rispetta la legge regionale in tema di distanza dalle abitazioni.

La legge regionale del 2002, infatti, prevede per le discariche una distanza minima di 1.000 metri dalle abitazioni.

A Roncigliano, invece, 2.381 persone (uomini e donne, anziani e … 313 bambini) vivono entro il raggio di un chilometro dalla discarica.

Avete capito bene: 2.381 persone vivono nel raggio di un chilometro dalla discarica.

E’ come se tutti gli abitanti del comune di Nemi vivessero in un raggio di un chilometro dalla discarica: praticamente tutti gli abitanti di un piccolo comune vivono dentro una discarica.

Ma cosa comporta vivere dentro una discarica????

Nello studio epidemiologico, predisposto dalla famosa ASL RM-E, sono stati georeferenziate tutte le famiglie dei Comuni di Albano, Aprilia, Ardea, Ariccia e Pomezia.

L’imponente studio epidemiologico ha analizzato i dati di 309.413 persone, classificate a seconda della distanza dalla discarica (0-1, 1-2, 2-3, 3-5 km).

E’ stato analizzato un indicatore socio-economico (SES) in modo da rappresentare le diverse dimensioni dello svantaggio sociale.

Lo studio epidemiologico ha fotografato un livello socio-economico molto basso nelle immediate vicinanze della discarica (entro il famoso chilometro).

Per i soggetti deceduti è stata recuperata l’informazione sulla causa di morte facendo uso del Registro Nominativo delle Cause di Morte della Regione Lazio.

Lo studio epidemiologico afferma che “non ha evidenziato la presenza di una associazione tra la distanza dell’impianto e la mortalità totale e causa specifica”.

Nel caso degli uomini, “per la mortalità generale non si evidenziano sostanziali differenze legate alla distanza dalla discarica. A parità di età e di condizione socio-economica, il gruppo di residenti nelle immediate vicinanze della discarica (0-1 km) mostra una mortalità che non si discosta (Rischi Relativi=0,99) da quella del gruppo di riferimento (3-5 km)”.

Nel caso delle donne, invece, nonostante le formali rassicurazioni dello studio epidemiologico, emerge dalle tabelle pubblicate un problema molto grave: a parità di età e di condizione socio-economica, il gruppo delle residenti nelle immediate vicinanze della discarica (0-1 km) mostra una mortalità superiore del 20% (Rischi Relativi =1,20) rispetto a quella del gruppo di riferimento (3-5 km).

In sintesi, vivere dentro una discarica provoca un incremento della mortalità femminile del 20%.

Sono le donne che vivono maggiormente la famiglia, la casa e il territorio.

Le donne sono le vittime della illegalità della discarica di Roncigliano, che opera dal lontano 1980 a ridosso delle abitazioni.

Le donne sono le vittime delle decisioni del Consiglio Comunale di Albano Laziale, che negli anni ’80 ha autorizzato per tre volte gli invasi della discarica di Roncigliano (invaso I, II, III).

Le donne sono le vittime delle decisioni della Regione Lazio, che nell’ultimo decennio ha autorizzato per ulteriori tre volte gli invasi della discarica di Roncigliano (invaso IV, V, VI).

Le donne sono le vittime delle decisioni della Polverini, Presidente della Regione Lazio, che nell’ultimo anno ha autorizzato l’aumento delle quote degli invasi IV e V della discarica di Roncigliano.

Alcune domane sorgono spontanee:

Le autorità competenti hanno per caso letto lo studio epidemiologico?

Perché la legge regionale sulla distanza delle distanze non viene applicata?

Perché gli interessi del signor Cerroni hanno la precedenza rispetto alle condizioni di vita di migliaia di persone?

Prima Marrazzo, Di Carlo e Zaratti, poi la Polverini, Alemanno e Zingaretti, Mattei e Marini stanno offrendo al mondo uno spettacolo indecoroso, quello del Lazio come la Regione del Bunga Bunga, la Regione dove gli interessi del signor Cerroni hanno la precedenza sulle condizioni di vita di migliaia di persone (quanti assessori e consiglieri hanno cenato con lui????), la Regione dove le leggi sono sistematicamente calpestate (come dimostra la sentenza del TAR sull’inceneritore di Albano), la Regione dove lo sperpero di denaro pubblico (le parentopoli di destra e di sinistra) è stato superato dalle operazioni di truffa aggravata ai danni dello Stato (vedi il caso del Consorzio GAIA di Colleferro).

Nella Regione Lazio l’intervento della magistratura è ormai assolutamente improcrastinabile (sia ad Albano, sia a Colleferro, sia a Malagrotta).

giovedì 20 gennaio 2011

I conti di Cerroni sulla discarica di Albano non tornano; parte l’inchiesta della Procura di Velletri

Sotto inchiesta la discarica di Cerroni ad Albano.

La Procura di Velletri ha acceso i riflettori sulla "contabilità" dell'invaso. I magistrati vogliono verificare se l'immondizia scaricata coincide coi soldi pagati dai Comuni per la quantità di rifiuti che producono e portano in discarica. Gli accertamenti sono affidati ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma. Richieste di documentazione sono state inviate ai Comuni di Albano, Ardea, Ariccia, Castel Gandolfo, Genzano, Lanuvio, Marino, Nemi, Pomezia e Rocca di Papa. I militari vogliono avere le fatture emesse dalla società che gestisce la discarica - la Pontina Ambiente - dal 1° gennaio 2005 a oggi, «avendo cura di precisare quali di queste sono state liquidate».

Le curiosità dei magistrati vanno oltre. Riguardano anche le condizioni ambientali della discarica. I pm hanno chiesto «i verbali di ispezione di sopralluogo dell'Arpa, dal 1° gennaio 2008 a oggi. E i rapporti di prova relativi ai controlli effettuati sulle diverse matrici ambientali», sempre nello stesso arco di tempo. Non vengono tralasciate neppure le carte regionali. Cioè: «Elaborati progettuali dell'impianto di discarica per rifiuti non pericolosi, con particolare riferimento a 4°, 5° e 6° livello dell'invaso. Relazioni tecniche e descrittive delle indagini geologiche e idrogeologiche e di quelle riferite agli impianti tecnologici (antincendio, di captazione biogas, raccolta percolato e altri)».

A fine 2010, la presidente del Lazio Renata Polverini ha firmato un'ordinanza che alza i limiti della discarica. Le quote degli invasi IV° e V° possono essere aumentate “al fine di dare continuità morfologica con il VI° invaso che presenta quote di riferimento più alte”. Già, la Presidente della Regione Lazio Polverini non ci dorme la notte per il grave problema morfologico: il IV° e V° invaso presentano quote di riferimento più basse rispetto al VI° invaso.

Finalmente una iniziativa seria da parte della Procura di Velletri, che rimarrà a bocca aperta quando vedrà i verbali dell’ispezione dei NOE e dell’ARPA del 23/09/2010, che alleghiamo all’articolo.

Dalla lettura del verbale dei NOE del 23/09/2010 emerge che:
• NOE e ARPA hanno effettuato il controllo senza avere a disposizione alcuna documentazione (nessun elaborato, nessuna autorizzazione, nessuna fatturazione, niente di niente, neanche un metro);
• Il progettista, nonché direttore della discarica di Cerroni, meglio noto come Ing. Bruno Giudobaldi, era assente ingiustificato, praticamente scomparso;
• Presso la sede della società non è risultata disponibile alcuna documentazione ufficiale di ausilio per la verifica (nessun elaborato, nessuna autorizzazione, nessuna fatturazione, niente di niente, neanche un metro);
• Dalla perizia giurata dell’Ing. Guidobaldi del 26 luglio 2010 risulta che le quote raggiunte dal VI° invaso corrispondono sostanzialmente a quanto autorizzato;
• NOE e ARPA non hanno operato alcun controllo su tale perizia, giurata dall’ingegnere misteriosamente scomparso ;
• NOE e ARPA hanno improvvisato una “valutazione indiretta” e molto spannometrica che “grosso modo” porta a stimare un movimento di 90.000 mc di rifiuti in discarica, di molto superiore a quanto autorizzato.

Questo è il modo con cui si fanno i controlli?

Quanto distano il IV°, V° e VI° invaso della discarica di Albano dalle abitazioni delle famiglie di Roncigliano?

Chi ha autorizzato tali discariche illegali che non rispettano sulle distanze neanche la normativa regionale?

Può la Presidente Polverini autorizzare l’innalzamento degli invasi della discarica di Albano, non rispettando la legge regionale?

Ci aspettiamo dalla Procura della Repubblica di Velletri una serie indagine e non il solito bunga-bunga !!!

Leggi il verbale del NOE.
Leggi il verbale dell'ARPA.

giovedì 13 gennaio 2011

Rifiuti, la Regione si consegna a Cerroni


Spallata finale per dare tutto in mano a uno solo, invece di fare davvero la raccolta differenziata.
Lo scopo è bruciare più rifiuti possibili e la raccolta porta a porta è un impiccio amministrativo.
Aumenteranno le bollette e continueranno a dare sussidi pubblici a chi inquina.

Leggi tutto l'articolo pubblicato dal giornale "Il Caffè".

La gente “brucia” l’inceneritore al Tar

Così i cittadini hanno dimostrato l’assurda pericolosità dell’inceneritore di Albano, vicino Ardea, Pomezia e Aprilia.
Marrazzo e certi funzionari hanno stravolto l’iter... e i politici locali zitti.
"Due anni di caccia ai documenti nascosti e scontri con Sindaci e Assessori complici e omertosi"
Gli esperti: una bomba ecologica e radioattiva: "Bruciando anche il carbon coke, emetterebbe radionuclidi tipo quelli delle centrali nucleari".


Leggi tutto l'articolo pubblicato dal giornale "Il Caffè".

Le pietose bugie di Marrazzo e della Polverini sulla discarica di Albano

Correva l’anno 2009 e il 17 giugno la Regione Lazio di Marrazzo con la Determinazione n. B2576 ordinava a Cerroni di chiudere definitivamente il IV°, il V° e il VI° invaso della discarica di Roncigliano (Albano).
Marrazzo permetteva contestualmente a Cerroni di aumentare la volumetria degli invasi IV° e V° per 40.000 metri cubi. Perché??? La motivazione è assolutamente pietosa: “al fine di dare continuità morfologica tra gli invasi preesistenti e il VI° invaso che presenta quote di riferimento più alte” .

I cittadini che vivono intorno alla discarica si sono accorti di imponenti movimenti nel IV°, V° e VI° invaso della discarica.

Gli invasi crescevano a vista d’occhio, giorno dopo giorno.

Nessuna autorità (Regione, Provincia, Comune, ARPA, ASL) ha mai controllato se il signor Cerroni rispettava le autorizzazioni concesse????

Dopo numerosi esposti da parte dei cittadini e dei comitati, il 23 settembre 2010 sono intervenuti i carabinieri del NOE e hanno appurato, insieme all’ARPA, che:
• Cerroni non ha chiuso nè il IV°, né il V°, né il VI° invaso;
• Cerroni ha aumentato le volumetrie degli invasi non per 40.000 tonnellate di rifiuti, come da autorizzazione, ma per 90.000 tonnellate (più del doppio).

Sulla base delle pesanti irregolarità commesse da Cerroni, certificate dai NOE e dall’ARPA, la nuova Presidente della Regione Lazio Polverini è corsa in soccorso di Cerroni e in data 18/10/2010 ha emesso un’ordinanza per:
• garantire a Cerroni la possibilità di aumentare la volumetria degli invasi IV° e V° per altri sei mesi;
• avviare le procedure di chiusura degli invasi IV°, V° e VI°, in ottemperanza a quanto previsto dalla Determinazione n. B2576 del 2009.

Perché la Polverini vuole aumentare i vecchi invasi?

La Polverini ha copiato la pietosa motivazione di Marrazzo: “al fine di dare continuità morfologica con il VI° invaso che presenta quote di riferimento più alte”.

In sintesi, in tema di gestione dei rifiuti la Polverini è l’esatta fotocopia di Marrazzo.

Anzi, la Polverini ha superato Marrazzo concedendo altri 3 anni di vita alla discarica di Malagrotta.

Ricordiamo le pietose bugie della Polverini durante la campagna elettorale del 2009: «La discarica di Malagrotta è abusiva, perché fuori norma sia in Italia sia in Europa. Deve chiudere!!!».

L’AMA di Alemanno e dei suoi parenti ha deciso di acquistare i debiti, per centinaia di milioni di euro, del consorzio GAIA di Colleferro.

Spesso mi chiedo: ma quanto ci costa questo sistema di potere???

Il giornale “Il Sole 24 Ore” titola: “A Roma le tasse più alte d’Italia. Battuta Milano”.

Romani tartassati d’Italia. Con il debutto delle super-addizionali decise dal Campidoglio (in questi giorni alle prese con un difficile rimpasto di giunta) e Regione Lazio, per tappare le falle dei propri bilanci, un contribuente capitolino arriverà a pagare nel 2011 anche il triplo di un milanese nelle sue stesse condizioni economiche”.

Per concludere il bel quadro, l’ACEA di Alemanno e dei suoi parenti ci fornisce acqua non potabile con arsenico.

martedì 11 gennaio 2011

Arsenico nell’acqua, Pavona resta sopra i limiti

Da “Il messaggero” dell’11 gennaio 2011
Di Enrico Valentini

Arsenico nell’acqua: Albano è rientrata sotto la soglia dei 10 microgrammi/litro. Con una nota l’Acea Ato2, gestore del servizio idrico, tranquillizza anche la popolazione della frazione di Cecchina mentre a Pavona gli ultimi dati si attestano al di sopra del limite di guardia.

Dunque solo a Pavona continua il divieto di utilizzo a scopi alimentari dell’acqua per i bambini al di sotto dei 3 anni e si prevede, a breve, l’erogazione di acqua potabile con serbatoi mobili a Via Roma, in Piazza Leonardo da Vinci – nel Comune di Castel Gandolfo – e in altri vari siti, scuole e giardini, frequentati da bambini.

La situazione – spiega una nota diffusa dal Comune – è drasticamente migliorata grazie alla messa in rete dell’acqua proveniente dagli impianti idrici della Capitale e al contemporaneo minor utilizzo dei pozzi locali. Nei prossimi mesi anche Pavona beneficerà dell’acqua capitolina proveniente dalla centrale idrica di Santa Palomba riuscendo, così, a far rientrare nei limiti legali degli inquinanti.

Questione di giorni, invece, per l’avvio della campagna informativa dedicata ai cittadini interessati dall’emergenza arsenico, predisposta da Acea ato2, Comune e Asl Roma H.

La buona notizia non ferma però i promotori della class action sugli effetti nefasti potenziali o già provocati negli ultimi anni agli ignari utenti del servizio fornito dagli acquedotti pubblici locali.

“Per anni e anni – spiega Danilo Ballanti presidente del comitato di Pavona “Sotto terra il treno, non i cittadini” – ci hanno fatto bere acqua non potabile contenente arsenico e altri minerali oltre i limiti di legge. Il fatto che i dati reali, solo di recente, siano diventati di dominio pubblico non esclude la responsabilità di quanti – continua Ballanti – con i loro comportamenti colpevoli o reticenti, possono aver causato danni più o meno gravi alla salute dei cittadini, soprattutto tra i più giovani e i più anziani”.

lunedì 10 gennaio 2011

Pronto il ricorso al TAR contro l’autorizzazione per il VII invaso della discarica di Albano

Il 13 agosto 2009 Marrazzo, sotto ricatto per gli squallidi filmini porno con la transessuale, poi morta in circostanze misteriose, ha firmato l’autorizzazione per l’inceneritore di Albano, poi bocciata dal TAR del Lazio in nome del popolo italiano!!!

Nello stesso giorno Marrazzo e la Regione Lazio hanno dato l’autorizzazione per il VII invaso della discarica di Albano.

Il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano e i vari comitati di cittadini stanno predisponendo il ricorso al TAR contro tale autorizzazione.

L’autorizzazione è palesemente illegale, in quanto la discarica è a soli 200 metri dal centro abitato.

La Legge Regionale del 2002 prevede una distanza minima di 1.000 metri dai centri abitati.

Ci sono le case a pochi metri dalla recinzione dell’impianto e, cosa ancora più grave, la scuola elementare, la scuola materna e l’asilo nido di Roncigliano sono ad una distanza inferiore ai 1.000 metri dalla recinzione dell’impianto.

Ci domandiamo: perché tutte queste palesi illegalità nella Regione Lazio?

In quale altra regione italiana o in quale altro Paese del mondo, viene autorizzata una discarica a 200 metri dalle abitazioni e dalle scuole?

In quale altra regione italiana o in quale altro Paese del mondo, viene autorizzata una discarica con il parere contrario dell’Autorità Sanitaria Locale?

In quale altro comune italiano o del mondo, il Sindaco e la sua Giunta spergiurano di non sapere nulla, nonostante i documenti ufficiali dimostrano esattamente il contrario?

Dai documenti ufficiali che abbiamo visionato, la vicenda è molto grave ed ha anche risvolti penali.

Riteniamo che il tutto vada pubblicato su Internet, in quanto la democrazia si difende con la trasparenza.

A partire dai prossimi giorni pubblicheremo la storia del VII invaso della discarica di Roncigliano, sperando che il sito del “Comitato Sotto Terra il Treno” non venga oscurato.

Resistere, resistere, resistere !!!!

venerdì 7 gennaio 2011

GLI INCENERITORI CONDIZIONANO PESANTEMENTE LA VITA POLITICA DEL PAESE

Alla fine del 2010 è emerso in maniera evidente che la politica degli inceneritori condiziona pesantemente la vita politica del Paese.

Tutto è diventato di pubblico dominio quando il Ministro alle Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha minacciato le proprie dimissioni e ha dichiarato: “Nel Pdl c’è una guerra tra bande, dove vige la prepotenza e l'arroganza. E mi impediscono di battermi per la legalità”.

Il gesto plateale di Mara Carfagna è solo la punta dell’iceberg di quella «guerra tra bande», espressione da lei stessa coniata, che ha portato la regione campana al disastro ambientale.

La posta in palio della guerra tra bande è la realizzazione dei tre inceneritori di Napoli e Salerno, un affare da un miliardo di euro.

Sempre nel contesto inceneritori, abbiamo assistito sbigottiti alla visita del segretario Pd, Pierluigi Bersani, a Palazzo Chigi.

Bersani si è recato nella sede del governo per discutere del problema rifiuti in Campania e per illustrare la ricetta del suo partito.

Stupito anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che ha definito "irrituale" la mossa del segretario Pd.

Il titolare del Viminale ha anche aggiunto "non so se fosse mai successo qualcosa di simile!!!".

Bersani è salito a Palazzo Chigi (udite, udite!!!) per prendere parte alla guerra tra bande, sostenendo che gli inceneritori campani non vanno affidati alle amministrazioni provinciali.

L’ultimo episodio della politica degli inceneritori riguarda Silvano Moffa, ex Sindaco di Colleferro e grande sponsor del Consorzio Gaia di Colleferro.

Il Consorzio GAIA di Colleferro è un consorzio pubblico formato da 48 comuni dei Castelli Romani e della Provincia di Frosinone.

Per inseguire il sogno degli inceneritori, il Consorzio GAIA si è indebitato per circa 300 milioni di euro e, solo nel 2005, ha presentato una perdita di 122 milioni di euro. La corsa “insensata” agli inceneritori e ai CIP6 ha di fatto provocato un vero, gigantesco disastro economico.

I reati contestati a GAIA: vanno dall’associazione a delinquere a frode al gestore dell’energia per 43,5 milioni di euro, da trasporto illecito di rifiuti a accesso abusivo a sistemi informatici, da violazione dei valori limite delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni a favoreggiamento personale e vessazioni su dipendenti.

Per le gravi irregolarità verificatesi nell’inceneritore di Colleferro sono state arrestate 13 persone, tra cui alcuni dirigenti dell’AMA.
La società pubblica GAIA, fiore all’occhiello di 48 Sindaci del Lazio, è riuscita a farsi incriminare per ipotesi di truffa, frode e corruzione, emissione di fatture false, truffa ai danni dello stato e bancarotta fraudolenta.
In particolare, va segnalata la storia della truffa di 30 milioni di euro per la discarica inesistente di Colleferro, con tanto di esibizione di fatture false dei lavori eseguiti e di dichiarazioni bollate che era costruita a regola d’arte.

E’ semplicemente incredibile: da quando il presidente dell’AMA Panzirotti ha dichiarato che l’AMA, dopo aver ricapitalizzato grazie al contributo del governo Berlusconi, intende comprare il fallimentare Consorzio GAIA (in perdita per centinaia di milioni di euro dopo aver costruito un inceneritore a Colleferro), l’Onorevole Silvano Moffa è diventato il più grande sostenitore di Silvio Berlusconi, abbandonando in tutta fretta sia Fini sia FLI.

Mercato dei voti in Parlamento?


No, è il mercato degli inceneritori in Parlamento. Grazie ai CIP6 !!!!

E’ bene ricordare l’inchiesta di Woodcock in merito alla nuova P2, oggi un “comitato d’affari” dedito a succhiare soldi e influenzare la pubblica amministrazione, elargendo tangenti, investendo nei porti delle più grandi città di mare, nell'acqua, nel gas, puntando a piazzare impianti nell'industria energetica (i mitici inceneritori).

Va, infine, evidenziato che la politica degli inceneritori rappresenta la prima sperimentazione vera del federalismo.

Considerando che gli inceneritori sono concentrati nel Nord del Paese, con i CIP6 si assiste da anni ad un imponente spostamento di risorse dal Sud al Nord del Paese.

Di fatto, i CIP6 hanno sostituito la vecchia Cassa del Mezzogiorno con la nuova Cassa della Padania.

mercoledì 5 gennaio 2011

L’ultimo regalo di Marrazzo: l’autorizzazione per il VII invaso della discarica di Albano


Il 13 agosto 2009 Marrazzo, sotto ricatto per gli squallidi filmini porno con la transessuale, poi morta in circostanze misteriose, ha firmato l’autorizzazione per l’inceneritore di Albano, poi bocciata dal TAR del Lazio in nome del popolo italiano!!!

Nello stesso giorno Marrazzo e la Regione Lazio hanno dato l’autorizzazione per il VII invaso della discarica di Albano.

Tale autorizzazione è stata abilmente nascosta dai Cerroni boys (Marrazzo, Polverini, Di Carlo, Mattei, Robilotta, Zingaretti, Alemanno, Zaratti, Marini, ecc.).

Durata prevista per il settimo invaso della discarica: 8 (otto) anni!!!!

L’autorizzazione è palesemente illegale, in quanto la discarica è a soli 200 metri dal centro abitato.

Il Piano Regionale del 2002 prevede una distanza minima di 1.000 metri dai centri abitati.

Ci sono le case a pochi metri dalla recinzione dell’impianto e, cosa ancora più grave, la scuola elementare, la scuola materna e l’asilo nido di Roncigliano sono ad una distanza inferiore ai 1.000 metri dalla recinzione dell’impianto.

Dobbiamo stare tranquilli in quanto, come ha sottolineato in un atto ufficiale il Direttore del Dipartimento Territorio della Regione Lazio, Cerroni ha stimato che la distanza di ricaduta delle emissioni odorigene è risultata pari a 25 metri e, inoltre, sempre il signor Cerroni si è impegnato ad adottare in fase di costruzione e di esercizio i seguenti accorgimenti operativi:
- innaffiamento di frequente delle superfici carrabili in terra battuta;
- installazione, lungo il perimetro dell’area interessata dal VII invaso, di impianto di spruzzo di deodorante in modo da abbattere eventuali emissioni di cattivi odori non preventivati.

Di fronte a questo schifo il Comune di Albano Laziale dice di non sapere nulla.

Una cosa Marini, l’attuale sindaco di Albano, invece la sa.

Alcuni mesi fa un consigliere comunale gli ha consegnato la delibera dell’ex Sindaco di Roma in merito alla discarica di Malagrotta: l’obbligo per il gestore (che è sempre Cerroni) di coprire tutte le sere la discarica con del terreno, in modo da limitare i cattivi odori.

La cosa era molto semplice: bastava copiare la delibera ed applicare tale obbligo anche per la discarica di Albano.

Invece, dopo diversi mesi il neo-Sindaco Marini e la sua Giunta non hanno fatto NULLA per non disturbare gli affari del Signor Cerroni.

Per questo anche “Marini & la sua Giunta” meritano di essere omaggiati con il famoso titolo di “Cerroni Boys”!!!!
PS - Chiaramente queste notizie non le troverete sul giornalino (la Pravda) del Comune di Albano, un foglio di pura propaganda pagato con i soldi dei cittadini.

domenica 2 gennaio 2011

Continuano i festeggiamenti per la sentenza del TAR del Lazio che boccia l’inceneritore di Cerroni e dei suoi boys




















Simone ha deciso di festeggiare l’arrivo del nuovo anno con un tuffo nelle acque gelide del Tevere la mattina del 1° gennaio 2011.

Con l’occasione Simone ha voluto festeggiare la sentenza del TAR del Lazio che, in nome del popolo italiano, ha bocciato l’inceneritore di Albano.

Per l’impresa storica, Simone ha scelto anche un chiaro massaggio: “Albano 1 - Cerroni 0”.

Cerroni e i suoi boys (Marrazzo, Polverini, Di Carlo, Alemanno, Mattei, Robilotta, ecc.) sono avvisati: i cittadini di Albano sono pronti a tutto pur di fermare l’inceneritore.

A Simone dedichiamo un bellissimo aforisma di George Bernard Shaw:
L'uomo ragionevole si adatta al mondo.
L'uomo irragionevole pretende che il mondo si adatti a lui.
Perciò il progresso è opera di uomini irragionevoli.