di Emanuele Romaggioli
Dopo l’assemblea pubblica di Pavona, domenica mattina il coordinamento ambientalista è tornato in piazza per sensibilizzare la popolazione contro l’ecomostro.
Quattro le città coinvolte: Albano, Ariccia, Genzano e Lanuvio. Una protesta senza distinzioni di
"La mobilitazione sta continuando su ogni fronte – spiega Claudio Fiorani, dirigente della sinistra Arcobaleno – e siamo tornati in piazza per sensibilizzare la cittadinanza dei Castelli. L’assemblea di Pavona è stata un successo di partecipazione, ed ora ci prepariamo al grande corteo di sabato 15 marzo ad Albano".
Danilo Ballanti, coordinatore dei comitati di Pavona, pone l’accento sui rischi del progetto.
"L’impianto è destinato a bruciare 227mila tonnellate di Cdr quando ai Castelli se ne producono circa 80mila – spiega Ballanti - Le altre arriveranno da Roma o da Napoli, probabilmente attraverso la linea ferroviaria di Santa Palomba. Non troviamo giusto che Mattei e Marrazzo decidano il nostro futuro. Non vogliamo diventare la discarica del centro-sud".
La protesta, dunque, promette scintille. E fra due settimane il popolo
"Il gassificatore di Albano- si legge in una nota diffusa dal coordinamento contro l’inceneritore – oltre a magiare i rifiuti Cdr avrà bisogno (lo dice il progetto) di almeno 10mila tonnellate di carbon coke l’anno. Saranno emessi nell’aria circostante, oltre alle nanoparticelle, 740 metri cubi di ossidi di carbonio, 1270 metri cubi di anidride solforosa, 4500 metri cubi di ossidi di azoto, 112 milligrammi di diossine l’anno. Le diossine degradano dopo decenni, quindi per forza di cose si accumuleranno nel territorio circostante, sull’erba, sulle olive, sulle viti delle zone Doc dei Colli Albani, arrivando fino a noi".
Il coordinamento contro l’inceneritore è anche sul web all’indirizzo: www.noinceneritorealbano.it Tweet
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