Da "Il Tempo"
Emanuele Romaggioli
Dopo le assemblee di Pavona e Cecchina, ieri pomeriggio il coordinamento anti-inceneritore ha chiamato all'appello tutte le forze democratiche dei Castelli Romani. Un vero e proprio «woodstock» di comitati ambientalisti che hanno sfilato lungo le vie di Albano insieme ai cittadini.
Tanti i j'accuse lanciati contro «l'ecomostro», che ha comunque il merito di aver finalmente coalizzato i Castelli Romani, azzerando le distinzioni di «campanile».«Quella che stiamo conducendo è una battaglia di civiltà - spiega Marcello Scarponi, tra i fondatori del coordinamento contro l'inceneritore - chiediamo politiche di riciclo dei rifiuti, le uniche davvero sostenibili e rispettose della salute e dell'ambiente».
L'area destinata ad ospitare l'inceneritore è quella di Roncigliano, già vessata da una discarica ormai quasi trentennale. Secondo le stime del coordinamento, l'inceneritore dei Castelli è progettato per «bruciare 227mila tonnellate di Cdr quando ai Castelli se ne producono circa 80mila. La rimanenza arriverà da Roma e da tutto il centrosud».
Dopo la partenza da Piazza Mazzini, il corteo si è snodato lungo via Cavour, scandendo slogan emblematici: «mondezza bruciata, aria avvelenata». Invettive dure come pietre accompagnate da musica e bandiere al vento.
Secondo gli organizzatori, i partecipanti erano circa mille. Secondo le forze dell'ordine seicento.
«Un grande successo di partecipazione - spiega Claudio Fiorani, dirigente della sinistra Arcobaleno - chiediamo ora a tutte le forze politiche di prendere una posizione chiara sull'inceneritore, smettendola di dar vita a dichiarazioni neutre ed interlocutorie».
Molti i comitati intervenuti al corteo, tra cui quelli di Aprilia e Ciampino. «La grande affluenza - spiega Fabio Papa, responsabile del Wwf Castelli - dimostra che i cittadini chiedono una gestione del territorio puntata al riciclo e non sugli inceneritori».C'era anche la senatrice De Pretis, tra le promotrici della legge contro i famosi finanziamenti Cip-6. Il progetto dell'inceneritore di Albano attende ora la valutazione di impatto ambientale, prorogata di 60 giorni per vagliare le accurate osservazioni presentate contro il progetto.
«La massiccia partecipazione - commenta Danilo Ballanti, coordinatore dei comitati di Pavona - dimostra che la popolazione non è disposta a svendere il territorio alle lobby degli inceneritori e del cemento».
Secondo gli organizzatori, il gassificatore «condannerà a morte» i Castelli anche da punto di vista idrogeologico. «Il progetto prevede un megaimpianto di 52 megawatt - spiega Andrea Mollica, membro del coordinamento - su un'area di 27mila e 500 metri quadrati.Un ecomostro che andrà ad emungere 42 metri cubi di acqua al giorno per 6 giorni. Con la crisi idrica che vive il bacino dei Castelli sarà praticamente la fine».
Il prossimo appuntamento sarà alla Regione, dove i cittadini chiederanno a Marrazzo di assumere una posizione netta».
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