Nell’ultimo anno abbiamo denunciato (da soli) i gravissimi episodi
sanitari che stanno verificandosi intorno alla discarica di Albano.
Nei primi mesi del
2012 due coppie di giovani che abitano a Roncigliano, vicino la discarica,
hanno dovuto interrompere la gravidanza entro il sesto mese a seguito di
diagnosi prenatale di gravi malformazioni congenite.
Purtroppo dobbiamo dare una bruttissima notizia: all’inizio del 2013 si è verificato il
terzo caso di interruzione di gravidanza entro il sesto mese per gravi malformazioni congenite.
Qualificati esperti di onco-ematologia ci hanno assicurato
che è possibile dedurre dal tipo di malformazione congenita il tipo di rifiuto
tossico e nocivo presente nella discarica.
Costringere 2.381 persone (uomini e donne, anziani e … 313
bambini) a vivere entro il raggio di un chilometro dalla discarica di Albano è
una decisione criminale, soprattutto perché la legge regionale del 2002 prevede
per le discariche una distanza minima di 1.000 metri dalle abitazioni.
Le donne subiscono in modo particolare questa pesante
violenza!!!
Infatti, dallo studio epidemiologico sugli effetti della
discarica di Albano, predisposto dalla USL RM-E, emerge che la discarica di
Albano provoca anche un aumento della mortalità femminile del 20%.
Cosa fare di fronte a questi gravissimi problemi sanitari?
Quali iniziative intende prendere il Sindaco di Albano,
Nicola Marini, massima autorità sanitaria del Comune a difesa degli abitanti
del territorio, dopo che ha nascosto per mesi ai cittadini e ai comitati le
autorizzazioni regionali del VII invaso della discarica, facendo scadere i
tempi per il ricorso al TAR?
Quali iniziative intende prendere l'ex Assessore Regionale
all'Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile, Marco Mattei, che come ex-Sindaco del
Comune di Albano Laziale si è qualificato per la sua richiesta alla Regione
Lazio “dell’inceneritore più grande del mondo”, come ama definirlo il signor
Cerroni?
Di fronte a questi episodi sanitari gravissimi è doveroso
richiedere la chiusura immediata della discarica di Albano e la predisposizione
di un serio e completo studio epidemiologico, coinvolgendo l'Istituto Superiore
di Sanità, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Consiglio Nazionale
delle Ricerche.
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