venerdì 11 giugno 2010

I 48 Sindaci soci di Gaia possono essere condannati dalla Corte dei Conti

La società pubblica GAIA, fiore all’occhiello di 48 Sindaci “inceneritoristi” del Lazio, è riuscita a farsi incriminare per ipotesi di truffa, frode e corruzione, emissione di fatture false, truffa ai danni dello stato e bancarotta fraudolenta.

In particolare, la storia della truffa di 30 milioni di euro per la discarica inesistente di Colleferro, con tanto di esibizione di “fatture false” dei lavori non eseguiti e di dichiarazioni bollate che era stata costruita a regola d’arte, fa impallidire anche Totò con la famosa vendita della Fontana di Trevi.

Di tutta la vicenda non si capisce perché la Commissione parlamentare e in particolare l’On. Antonio Rugghia, autorevole senatore dei Castelli Romani, abbiamo cercato di minimizzare (o meglio assolvere) le gravissime responsabilità dei 48 (quarantotto) Sindaci della zona?

Abbiamo chiesto un autorevole parere giuridico sul tema della responsabilità dei Sindaci, che di seguito pubblichiamo.

“Un orientamento giurisprudenziale, maturato rispetto ad eventi occorsi nel regime dei rapporti pubblici istituzionali/societari, ci avverte che il fatto stesso di ignorare volutamente i segnali di una possibile dissesto della gestione sociale di una partecipata del Comune è condotta suscettibile di dare luogo ad un comportamento negligente caratterizzato da colpa grave.

Tutto ciò è conseguenza del fatto che all’Ente locale compete l’onere di svolgere al meglio le proprie funzioni istituzionali – agendo con tutte le opportune cautele del caso – non solo nella gestione diretta della res publica, ma anche nell’esercizio dei poteri di indirizzo e di controllo delle società partecipate.

A conferma di quanto sopra, resta insuperata per eloquenza e chiarezza la sentenza della Corte dei Conti, sez. Lazio, del 10 settembre 1999, con la quale il Sindaco del Comune di Tivoli socio unico di "Acque Albule SpA", viene condannato per mancato esercizio di azione sociale di responsabilità nei confronti di amministratori della società resisi responsabili di comportamenti illegittimi ed illeciti, nonché della violazione delle regole di gestione (efficienza, economicità ed efficacia) cui deve uniformarsi l'azione di qualsiasi amministrazione pubblica o privata.

L'obiettivo della Corte in tale occasione era quello di affermare la responsabilità del Sindaco del Comune socio, che avrebbe dovuto verificare l'andamento della gestione della società, esercitando, ove necessario, i propri poteri dell'azionista di controllo.

In altre parole ciò significa che, in presenza di segnali gravi e certi che indichino pressanti difficoltà economico – finanziarie, pregiudizievoli al regolare funzionamento di una società partecipata, il funzionario e l'amministratore pubblico hanno il dovere di vigilare sull'andamento della relativa gestione, nonché l’onere di intraprendere tutte le iniziative in loro potere, utili per agevolare al meglio il ripristino della normale e corretta gestione societaria, con la messa in atto degli idonei rimedi correttivi”.

Morale della favola, i 48 Sindaci dei Comuni soci di GAIA avrebbero dovuto controllare l’andamento della gestione della società.

Anche la Corte dei Conti dovrà indagare su questa gravissima vicenda.

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