sabato 2 marzo 2013

Un altro bel regalo dalla Provincia di Roma


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

IN ATTESA DI AUTORIZZAZIONE UNICA POTREBBE SORGERE UNA  CENTRALE ELETTRICA ALIMENTATA A BIOMASSA NEL CUORE COMMERCIALE DEL TERRITORIO ARICCINO SULLA NETTUNENSE (EX-PORK'S HOUSE)

 di Elena Taglieri

Non c'è pace tra gli ulivi recita un vecchio detto popolare. Dopo l'autorizzazione concessa dalla Provincia di Roma (Determina Dirigenziale n.3698 del 4 giugno 2012) alla soc. Power Oil di Albano di costruire una centrale elettrica alimentata ad olio vegetale e diesel in via di Cancelliera 14/B, si affaccia in zona un altro impianto che smaltirà la F.O.R.S.U. (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) in un fabbricato in disuso già esistente (quello della UNICOOP Tirreno SC) a pochissimi metri da un grande noto supermercato e da numerosi altri esercizi merceologici di vendita al pubblico, proprio nel 'cuore' del Centro Commerciale 'Pork's House' sulla via Nettunense, frequentato ogni giorno e ad ogni ora da tante persone che trovano concentrate in questo quadrante tutte le opportunità di acquisto alimentare e non solo.
Il soggetto proponente l'impianto è la Biovis S.r.l., che a nome del proprio legale rappresentante sig. Tonino Sette, ha presentato in data 17 dicembre 2012 l'istanza di verifica di assoggettamento a V.I.A (Valutazione di Impatto Ambientale) al Dipartimento Ambiente e territorio della Regione Lazio. A tale istanza è stata allegato il documento di Sintesi dello studio preliminare ambientale' , depositato a firma dello studio di Architettura Buzi e Associati, firmato il 18 dicembre 2012 ed inoltrato in copia anche al Comune di Ariccia ed alla Provincia di Roma. Sappiamo tutti che la V.I.A.si rende necessaria per verificare la compatibilità di un progetto che, come questo, è finalizzata all'individuazione e quantificazione degli effetti che un'opera simile potrebbe avere sull'ambiente, soprattutto in modo preventivo, poiché la migliore strategia (e buonsenso civico) consiste nell'evitare fin dall'inizio l'inquinamento ed altre conseguenze, anziché combatterne successivamente gli effetti deleteri.
Già, perchè come si legge nel progetto della Biovis, “all’interno di questo impianto saranno due le attività di recupero e smaltimento rifiuti: la lavorazione di rifiuti urbani per la produzione di energia da biogas ottenuto durante la fermentazione e trasformato in energia attraverso un cogeneratore (elettricità e calore)e la “lavorazione di rifiuti urbani per la produzione di compost ottenuto mediante triturazione e fermentazione”.
Peccato però che nel documento si parli di alcuni elementi poco rassicuranti, come ad esempio di “percolato anaerobico/aerobico” che se “in eccesso subisce un processo di depurazione adeguato (osmosi inversa) e poi immesso nel circuito fognario, che a sua volta termina in un depuratore a fanghi attivi, prima di immettersi nel collettore pubblico”.
Da non sottovalutare neppure la presenza di “canne fumarie dei cogeneratori, della fiaccola d’emergenza del biogas (che permette di garantire la combustione del biogas eccedente impedendone l’accumulo in maniera eccessiva) e del biofiltro”.
Il motivo di questo progetto, come si legge nella Sintesi dello studio preliminare ambientale dell'Arch. Buzi, è che “nell’area a sud di Roma ed, in particolare, nell’area dei Colli Albani e dei Castelli Romani, si è avviato un circuito virtuoso nello sviluppo della raccolta differenziata. Molti comuni la attuano con successo ed altri la stanno avviando (Ardea, Ariccia, Ciampino, Genzano di Roma, Pomezia, Albano Laziale) “, e che risulterebbe innovativo dal momento che “Non vi sono progetti simili nell’ ambito comunale dell’area dei Castelli Romani; risulta altresì in corso di progettazione ed autorizzazione l’impianto della Volsca Ambiente e Servizi S.p.a., per “impianto per digestione anaerobica dei rifiuti frazione organica da raccolta differenziata in loc. Lazzaria” , nel comune di Velletri (RM)”.
Insomma una audace panacea in quanto “tutto ciò consentirà, entro breve tempo, di poter disporre nella zona dei Colli Albani di una quantità di FORSU sufficiente a fornire combustibile e giustificativa per la costruzione di un impianto di valorizzazione. Nel tempo l’aumento della FORSU prodotta dalla raccolta differenziata renderà necessaria ed economicamente autosufficiente, la realizzazione di nuovi impianti di trattamento” per una “maggiore tutela ambientale determinata: dalla notevole riduzione dei quantitativi di rifiuti da avviare in discarica; dal recupero di materia dai rifiuti; dalla produzione di energia da fonti rinnovabili.”.
Ma leggendo attentamente si tratta di un impianto che comunque dichiara la sussistenza di alcuni fattori ambientali di rischio (“Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano gas infiammabili e/o comburenti con quantità globali in ciclo superiori a 25 Nm3/h.”) e che prevede comunque degli inquinanti .”quindi i fumi prodotti rispettano le prescrizioni di cui alla parte III dell’All. 1 D.Lgs. 152/06 e comunque dovranno effettuare il controllo annuale previsto per le emissioni. Tali impianti devono comunque rispettare i valori limite di emissione previsti dal Dlgs 152/2006 espressi come concentrazioni massime ammissibili per ciascun inquinante presente nei fumi di combustione, a seconda del tipo di motore e combustibile impiegato.
L’inquinante previsto è il biogas (CH4 55%)”. E così vengono minuziosamente elencate le emissioni in atmosfera dell'impianto nel suo ciclo produttivo: emissioni provenienti da biofiltro, dalla centrale di cogenerazione attraverso il camino di emissione del gruppo di cogenerazione; emissioni da sfiati di sicurezza delle valvole di sovrappressione dei digestori; emissioni da traffico logistico nell’area esterna dovute a emissioni da tubi di scarico dei mezzi di conferimento dei materiali funzionali all’impianto di trattamento. In ultimo, la fonte di inquinamento che potrebbe derivare dai liquidi prodotti dai processi. ma anche da rumore ambientale (Gruppi per la produzione di energia elettrica sussidiaria con motori).
Insomma, una centrale che lavora 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, il cui impatto riguarda la S.S. 207 – Via Nettunense, e la strada locale di accesso al complesso immobiliare ( Via delle Grotte) , ma la cui attività “non può avere effetti sulla salute pubblica” anche se nel documento di Sintesi viene sottolineato che “i tipi di inquinamenti possibili potrebbero derivare dalle emissioni in atmosfera”.
Dopo questo inatteso 'regalo' post-natalizio alle nostre spalle, l'unica cosa che ci resta da fare è iniziare a monitorare costantemente l'eventuale autorizzazione provinciale che verrà rilasciata in modo da poterci attivare per un serio ricorso legale contro l'ennesima imposizione alla cittadinanza di 'bruciatori legalizzati' che stanno ormai imperversando e spuntando come funghi.
                                                   (elena.taglieri@gmail.com)



Questi impianti industriali trattando RIFIUTI debbono essere posizionati in AREE INDUSTRIALI, ed in base al Testo Unico Sanitario (impianti insalubri di classe 1°) debbono essere posizionati a distanza adeguata dai centri abitati (1 km. case sparse, 2 Km nuclei abitati).

La Legge nella Regione Lazio non viene mai rispettata: le discariche e gli inceneritori vengono autorizzati anche a 100 metri dalle abitazioni.




1 commento:

Comitato Sotto terra il treno ha detto...

Per diffusione.

http://www.eur.roma.it/il-quartiere/news/articolo/un-altro-bel-regalo-dalla-provincia-di-roma.html?no_cache=1

Ciao,
Paolo