giovedì 1 novembre 2012

Acqua e Arsenico, crisi senza fine

Acqua all'arsenico, tempo scaduto: rubinetti chiusi in 50 comuni del Lazio 
Anticipazione da IL SALVAGENTE del 1° novembre 2012

Due anni di emergenza non sono bastati. La terza e ultima deroga concessa a molti comuni del Lazio dall'Unione Europea scade il 31 dicembre. Dal nuovo anno i cittadini non potranno più bere l'acqua di rubinetto con valori di arsenico (un cancerogeno) oltre la norma. Dovranno rifornirsi con autobotti o fontanelle filtrate.
Quando si dice un’azione pubblica tempestiva e previdente: a nove anni dall’entrata in vigore della legge (del 2001 ma operativa dal 2003) e a due anni dall’ultimatum lanciato dall’Unione europea (era l’ottobre 2010) l’emergenza arsenico in Italia è tutt’altro che superata. È quello che denuncia il settimanale il Salvagente nel numero in edicola da giovedì 1 novembre, con un’inchiesta dal titolo: “Acqua e Arsenico, crisi senza fine”. E che si sia lontani dalla soluzione, secondo il settimanale dei consumatori, è innegabile almeno in quei comuni, tutti laziali, in cui il livello di questo metallo nell’acqua resta superiore a 10 microgrammi litro, la soglia massima consentita dalla legge e considerata “sicura”. 



Count-down scaduto. E a questo punto di tempo non ce n’è davvero più. Il 31 dicembre scade la terza e ultima deroga (per valori fino a 20 microgrammi) concessa dalla Commissione europea, dopo­diché non ci saranno più scuse né scappatoie: le acque che sforano dovranno essere dichiarate non potabili e alle popolazioni interessate non resterà che rifornirsi dalle autobotti o dalla fontanelle dotate di impianto di dearsenificazione. Niente di nuovo, purtroppo. Autobotti e fontanelle sono già una realtà per i cittadini di quei comuni che, due anni fa, quando Bruxelles ha detto no a deroghe superiori ai 20 microgrammi/litro, si sono trovati improvvisamente “fuori legge” e che in 24 mesi non sono riusciti a mettersi in regola. Probabilmente ci riusciranno entro fine anno, quando entreranno in funzione gli impianti di dearsenificazione. A quel punto però, come fosse una triste staffetta, scatterà l’emergenza per tutti quelli finora “salvati” dalla deroga. 
I danni alla salute. 
Leggi e deroghe a parte, resta il problema della sicurezza.

Che effetto ha e ha avuto sulla salute l’esposizione prolungata a valori elevati di arsenico, un metallo pericoloso classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come cancerogeno di classe 1 (ossia certo per l’uomo)? A denunciare da anni i rischi derivanti dall’esposizione a un tale veleno è Antonella Litta, referente per Viterbo dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, per niente rassicurata dalle deroghe e dalle politiche adottate fino ad ora: “Ricordo che non esiste una soglia di sicurezza per l’arsenico. La cosa migliore sarebbe non entrarci mai in contatto. Non a caso l’Organizzazione mondiale della sanità indica come obiettivo un valore compreso tra 0 e 5 microgrammi. Dunque non c’è da stare tranquilli neanche in presenza di limiti accettati dall’Unione europea”. 


A confermare i timori della Litta adesso c’è uno studio scientifico, la prima indagine epidemiologica condotta sulla popolazione dei 91 comuni laziali (60 della provincia di Viterbo, 22 della provincia di Roma e 9 della provincia di Latina) dove maggiore è stata l’esposizione all’arsenico. A realizzarlo, il dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio su committenza dell’assessorato all’Ambiente della Pisana. Commenta la Litta al Salvagente: “La ricerca mette finalmente nero su bianco quello che denunciamo da anni, ossia che l’arsenico è legato a un aumento delle morti e delle malattie correlate”. 

Si tratta di alcune patologie tumorali come il tumore al polmone, alla cute e alla vescica negli uomini, patologie cardiovascolari come l’ipertensione arteriosa, l’infarto del miocardio, l’ictus e malattie come il diabete mellito. Ed ecco cosa si legge nel rapporto: “Nei comuni del viterbese con livelli di esposizione oltre i 20 microgrammi si osserva un eccesso di mortalità, pari al 10%, per tutte le cause e per le malattie del sistema circolatorio (+10%). Nei comuni di Latina si osserva un eccesso significativo, pari al 12%, della mortalità per tumori”. Situazione meno problematica nei comuni romani dove “la mortalità e i casi di tumori sono pari o inferiori all’atteso”. 

Tutto tace. 
È di fronte a questi numeri che la Litta denuncia l’inerzia delle amministrazioni locali: “La situazione è sconfortante: a parte qualche soluzione tampone come le fontanelle non mi risulta che nella provincia di Viterbo sia stato fatto granché. I valori imposti dalla legge sono ormai disattesi da 10 anni e prima della norma le concentrazioni erano intorno ai 50 microgrammi, dunque è chiaro che per certe popolazioni l’esposizione all’arsenico nelle acque non è stata occasionale, ma prolungata e cronica e dunque altamente rischiosa”..
 
APPROFONDIMENTI

Arsenico nell’acqua, ecco i comuni inadempienti

Il Salvagente, nel numero in edicola da giovedì 1 novembre, rilancia l’allarme arsenico con un’inchiesta che dimostra come in molti comuni del Lazio la situazione non sia affatto migliorata, quando mancano due mesi dal termine dell’ennesima deroga concessa dall’Unione Europea. Questo, per esempio, l’elenco dei comuni con valori superiori ai limiti di legge (10 microgrammi/litro), stilati dal settimanale dei consumatori. 


Provincia di Viterbo. Bagnoregio, Blera, Bolsena, Calcata, Canino, Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel Sant’Elia, Castiglione in Teverina, Celleno, Civita Castellana, Civitella d’Agliano, Corchiano, Fabrica di Roma, Farnese, Gallese, Gradoli, Grotte di Castro, Lubrian, Montalto di Castro, Monte Romano, Montefiascone, Ronciglione, San Lorenzo Nuovo, Soriano nel Cimino, Sutri, Tarquinia, Tuscania, Vallerano, Vetralla, Vignanello, Villa San Giovanni in Tuscia, Viterbo. 

Provincia di Roma. Anguillara Sabazia, Anzio, Ardea, Bracciano, Campagnano di Roma, Civitavecchia, Formello, Genzano di Roma, Lanuvio, Lariano, Magliano Romano, Mazzano Romano, Nettuno, Sacrofano, Santa Marinella, Tolfa, Trevignano, Velletri. 

Provincia di Latina. Aprilia, Cisterna di Latina, Cori.


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