Comunicato Stampa del "Coordinamento contro l'inceneritore di Albano"
Il NO INC denuncia il magnate della monnezza
Il monopolista dei rifiuti della Regione Lazio chiede al commissario straordinario per la chiusura di Malagrotta, ex prefetto Goffredo Sottile, di intercedere presso il governo Monti per ottenere i soldi pubblici necessari a costruire l'inceneritore di Albano (e ad ultimare quello di Malagrotta).
“… a questo punto,
assicurato il trattamento industriale di tutti i rifiuti, resta per Roma la
chiusura del ciclo dei rifiuti … che consiste nel:
- Completamento delle due linee industriali del gassificatore di Malagrotta;
- Realizzazione del gassificatore di Albano Laziale;
- Va tenuto nella massima ed urgente considerazione il sostegno del Governo per gli investimenti necessari (da mutuare attraverso Cassa Depositi e Prestiti o altri Istituti Finanziari) … ”.
Con queste parole, contenute in una nota riservata inviata al Commissario Goffredo Sottile il 12 Giugno 2012, l’Avvocato Manlio Cerroni gioca la sua ultima carta sul tema incenerimento dei rifiuti nella Regione Lazio e tenta il colpo gobbo. Senza mezzi termini, come sua consuetudine, chiede a Sottile – appena nominato commissario straordinario per la chiusura della discarica di Malagrotta e per la realizzazione d’un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti - di intercedere presso il Governo Monti al fine di ottenere i soldi/fondi pubblici necessari a costruire l’inceneritore dei Castelli Romani (da localizzare nella discarica di Roncigliano, Cecchina di Albano Laziale) e, come se non bastasse, anche per completare la costruzione dell’inceneritore di Malagrotta.
Il magnate della monnezza
indifferenziata della Regione Lazio, Manlio Cerroni, alza il tiro e cerca
di avere, in questo modo, dal Governo Monti, i soldi pubblici che il Consiglio di
Stato gli ha recentemente negato. La contestatissima “Sentenza Politica” (n. 1640/2012) della V° sez. del Consiglio di
Stato, difatti, pur concedendo il via libera amministrativo alla costruzione
dell’impianto brucia-rifiuti dei Castelli Romani, negò, contestualmente, la
contribuzione Cip-6/92 per la costruzione dell’inceneritore di Albano. Nella
lettera inviata al Commissario Sottile, quindi, il monopolista cita in modo
esplicito la Cassa depositi e prestiti: ovvero un ente pubblico finanziario
controllato al 70% (del capitale sociale) dal Ministero dell’Economia e delle
Finanze.
L’ex Prefetto Goffredo Sottile – attualmente in pensione – ma
nominato Commissario per la chiusura della discarica di Malagrotta dal Prof. Monti
- in sostituzione del dimissionario Prefetto Pecoraro - con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 Maggio 2012 - ha, però, competenze
e poteri straordinari relativi esclusivamente a: “sostituzione del Commissario delegato
per l’emergenza ambientale nel territorio della Provincia di Roma in relazione
all’imminente chiusura della discarica di Malagrotta ed alla conseguente
necessità di realizzare un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti.”
Il Commissario Sottile ha, certo, esperienza in materia di “emergenze rifiuti”. E’ stato, dal
Febbraio 2008, commissario per la
liquidazione della gestione dell’emergenza rifiuti in Campania e, dal
Luglio 2008, commissario per l’emergenza
ambientale in Calabria, dove ha affrontato la questione dell’inceneritore a
Scala Coeli. In passato, certo. Ma non ora.
In che
modo, quindi, il Commissario Goffredo Sottile potrebbe essere utile a Cerroni nella “disperata ricerca” dei fondi pubblici
necessari a costruire l’impianto di incenerimento dei Castelli Romani (“Realizzazione del gassificatore di Albano
Laziale”) nonché dei fondi pubblici necessari ad ultimare quello di
Malagrotta (“completamento delle due
linee industriali del gassificatore di Malagrotta”) visto che non ha, in
questo caso, competenze commissariali specifiche? In quale modo, allora, il Commissario
Goffredo Sottile potrebbe intercedere presso il Governo Monti - o uno dei suoi Ministri - a tal fine? Come
potrebbe il Commissario Goffredo Sottile riuscire ad “intercedere” presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e, di
conseguenza, presso la Cassa Depositi e Prestiti? E in cosa dovrebbe consistere, inoltre, precisamente, questo
“sostegno del Governo Monti”? Dopo
aver perso, a seguito della recente Sentenza del Consiglio di Stato (n. 1640
del 22.03.2012), i fondi pubblici Cip 6 per la costruzione dell’impianto di
incenerimento di Albano, di quale “nuovo sostegno
economico” ha ora bisogno il monopolista dei rifiuti della Regione Lazio
avvocato Manlio Cerroni? Un inceneritore, inoltre, in che modo potrebbe essere
considerato un “investimento” per le
casse dello Stato essendo, viceversa, a tutti gli effetti - dal punto di vista
economico/industriale - un impianto a perdere?
Il Governo Monti, tra l’altro, era già stato coinvolto recentemente
nell’affaire inceneritore dei Castelli
Romani. Il Ministro all’Ambiente
Corrado Clini, difatti, ben una settimana prima della pubblicazione
della “sentenza politica” del
Consiglio di Stato (n. 1640/2012) che diede il via libera alla costruzione dell’impianto
brucia-rifiuti di Albano, annunciò, nei dettagli - in commissione bicamerale
sul ciclo dei rifiuti e, subito dopo, alla stampa - l’esito del relativo (e
ancora assolutamente segreto!!) dispositivo
giuridico. Seguì un’immediata denuncia penale dei No Inc nei suoi confronti
per violazione del segreto istruttorio, violazione del segreto della camera di
consiglio, abuso d’ufficio e di potere. Le indagini sono ancora in corso.
La lettera dell’Avv. Manlio Cerroni al Commissario Goffredo Sottile,
ora, costituisce una nuova “pressione indebita” esercitata, del
tutto impropriamente, nei confronti d’una Istituzione e Funzione Pubblica. Ciò integra
ed implica, a nostro avviso, diverse ipotesi di reato che sottoponiamo
all’attenzione degli Organi Giudiziari competenti.
Per tale ragione il Comitato No inc ha
depositato una nuova denuncia penale nei confronti dell’avvocato Manlio Cerroni
. L’atto di denuncia è stato inviato, tra gli altri, alla Commissione Parlamentare sulle Attività Illecite connesse al Ciclo dei
Rifiuti, alla D.I.A. (Direzione Investigativa
Antimafia), alla Procura di Roma,
alla Procura di Velletri, al Comando della Guardia di Finanza, alla Corte dei Conti, alla Presidenza della
Repubblica ed alla Presidenza del Consiglio.
Copia dell’atto di denuncia, infine, è stata inviata al
Consiglio d’Amministrazione ed all’A.D. della Co.La.Ri., Ing. Francesco Rando,
nella speranza venga emesso, quanto prima, un comunicato stampa ufficiale di
smentita delle parole del Presidente Co.La.Ri. Manlio Cerroni.
No agli inceneritori ed
alle discariche. Sì alla raccolta differenziata porta a porta, alla riduzione,
al riciclo ed al riuso dei rifiuti solidi urbani.
Nota Storica:
Poco più di tre mesi fa, come ricorderete, con la sentenza
n. 1640 del 22.03.2012, i giudici della V° Sez. del Consiglio di Stato avevano
dato il via libera, almeno dal punto di vista amministrativo, alla costruzione
dell’inceneritore dei Castelli Romani ma, contestualmente – questa la sostanza
della decisione – avevano negato al Co.E.Ma. (Pontina Ambiente srl di Cerroni,
Acea ed Ama) la contribuzione pubblica Cip 6/92 (ovvero il 7% della bolletta
dell’energia elettrica). Il
Consiglio di Stato, difatti, bocciò definitivamente
l’ordinanza del Presidente della Regione Lazio Marrazzo n. Z-0003 del
22.10.2008. Questa ordinanza, infatti, pretendeva di garantire i Cip 6/92
(ovvero, per l’appunto, i fondi pubblici) per la costruzione dell’impianto l’impianto
di Albano nonostante i termini di legge non lo permettessero. L’Unione
Europea, difatti, nel bel mezzo della procedura d’approvazione amministrativa
dell’inceneritore di Albano (che si concluse solo il 13 Agosto 2009 con
L’Autorizzazione Integrata Ambientale n. B-3694), vietò, a partire dal 1
Gennaio 2009, l’uso di contribuzioni pubbliche per la costruzione degli impianti
d’incenerimento: unica eccezione gli impianti che entro e non oltre il 31
Dicembre 2008 si trovassero in fase di cantierizzazione o definitivamente
approvati a livello amministrativo. L’ordinanza di Marrazzo permise così al Co.E.Ma.
di mettere in posa il 29 Dicembre 2008 una rete metallica per la recinzione del
terreno su cui dovrebbe sorgere il contestatissimo impianto industriale
brucia-rifiuti spacciandola per una cantierizzazione utile a percepire, costi
quel che costi, i fondi pubblici. Difatti proprio sulla base di questa
cantierizzazione “fittizia”, il Co.E.Ma. ha inoltrato al GSE (Gestore del
Servizio Elettrico Nazionale) la richiesta dei Fondi Cip 6/92 e dei certificati
verdi. L’annullamento dell’ordinanza da parte del Consiglio di Stato, però, ha
provocato sia l’annullamento della cantierizzazione sia, quindi, di
conseguenza, la relativa perdita dei
fondi pubblici Cip 6/92.
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