Marrazzo scivola sui rifiuti.
Il Governatore della Regione Lazio, infatti, almeno secondo quanto afferma l’Autorità garante della concorrenza e del mercato non sarebbe immune da gravi pecche gestionali.
L'Autorità bacchetta il commissario straordinario per l'emergenza ambientale nella Regione Lazio in materia di gestione dei rifiuti, il Presidente dei Cerroni Boys Piero Marrazzo, a seguito dell’esame di ''alcune segnalazioni nelle quali si prospettavano distorsioni della concorrenza attribuibili ad alcune determinazioni della Regione Lazio''.
Distorsioni il cui effetto è, da un lato, il peggioramento del servizio offerto e, dall'altro, un maggior costo del servizio stesso.
“In particolare - si legge nel bollettino dell'Autorità – le doglianze fanno riferimento a quelle previsioni attraverso le quali il commissario straordinario è intervenuto a definire la capacità di trattamento di rifiuti da riconoscere ad alcuni soggetti attivi nel mercato del recupero dei rifiuti nella Regione”.
Pertanto l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nelle more dell'emanazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti, coglie l'occasione per evidenziare la necessità di superare gli effetti restrittivi della concorrenza prodotti dalle determinazioni commissariali in base alle quali non solo veniva individuato il numero di impianti di recupero presenti sul territorio, ma anche stabiliti i quantitativi di RSU da conferire agli impianti stessi. Tali variabili devono essere affidate al confronto competitivo tra gli operatori liberamente e legittimamente presenti sul mercato.
L'autorità, infine, auspica che i “principi concorrenziali possano essere tenuti in considerazione in occasione dell'elaborazione del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, in modo che lo stesso non risulti ingiustificatamente discriminatorio nei confronti di operatori interessati a operare nel mercato del recupero dei rifiuti''.
L'autorità, infine, auspica che i “principi concorrenziali possano essere tenuti in considerazione in occasione dell'elaborazione del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, in modo che lo stesso non risulti ingiustificatamente discriminatorio nei confronti di operatori interessati a operare nel mercato del recupero dei rifiuti''.
«Anche qui Marrazzo ha fallito», ha commentato il consigliere regionale PdL Donato Robilotta, altro pezzo da novanta dei Cerroni Boys.
La sentenza di Catricalà ci consegna, finalmente, un indirizzo chiaro e incontrovertibile su chi opera nell'interesse generale e nel rispetto delle leggi.
Ma, come abbiamo avuto modo di documentare, Marrazzo le leggi ama calpestarle.
Dal canto suo, in una nota ufficiale, Marrazzo precisa che in merito «al recupero dei rifiuti non ci sono atti limitativi da parte dell’amministrazione regionale della libera attività imprenditoriale né della concorrenza. Neanche durante la fase più acuta della c.d. “emergenza rifiuti” sono stati presi provvedimenti, dispositivi, atti autorizzativi che hanno limitato nella sostanza un panorama di società, piccole e grandi in libera concorrenza tra di loro».
In effetti, il ragionamento di Marrazzo è assolutamente trasparente: le 51 società del signor Cerroni (il re della mondezza della Regione Lazio) sono un panorama di società, piccole e grandi liberamente in concorrenza tra di loro.
In proposito è bene ricordare l’inchiesta dell’Espresso del 25 luglio 2008, dove è riportato che “Cerroni ha messo su un impero a ragnatela, con decine di società che fatturano almeno 800 milioni l'anno, ma poi lo trovi socio di riferimento solo della metà di Malagrotta e di poco altro. Per il resto, preferisce operare in consorzi locali dove compaiono le varie municipalizzate dei rifiuti e dell'energia, dove è complicatissimo capire chi comanda a termine di codici, ma dove a mezza bocca tutti dicono che comanda sempre lui. E dove non c'è lui ci sono le figlie (a Perugia e a Brescia) o collaboratori legati da rapporti ultratrentennali. Secondo stime ufficiose che circolano in ambienti bancari, l'impero di Cerroni varrebbe oltre due miliardi”.
Il signor Cerroni è "il monopolista assoluto dello smaltimento rifiuti" nei comuni di Roma, Ciampino, Fiumicino e della Città del Vaticano (come ha scritto nel 2004 la Commissione Parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti).
Il signor Cerroni possiede le discariche di Malagrotta (con i suoi 250 ettari, la più grande d'Europa) e di Albano.
Per garantire la libera concorrenza, Marrazzo ha affidato al signor Cerroni a trattativa privata (???) anche l’inceneritore di Malagrotta.
In merito la Corte dei Conti ha denunciato che “suscita notevoli perplessità e preoccupazione, per la palese violazione delle direttive comunitarie e nazionali sulla concorrenza”.
Anche il Dipartimento della Protezione Civile ha evidenziato che "per l’impianto di gassificazione di Malagrotta sarebbero intervenuti atti amministrativi di assegnazione dei lavori di costruzione e di esercizio nell’ambito di una non meglio chiarita procedura di affidamento diretto".
Di fronte a tale scandalosa situazione, il settimanale L’Espresso ha titolato: "Il Lazio è la nuova Gomorra!".
Di fronte a tale scandalosa situazione, il settimanale L’Espresso ha titolato: "Il Lazio è la nuova Gomorra!".
Marrazzo ha gravissime responsabilità politiche.
Il 29 ottobre 2008 Marrazzo, accompagnato dal suo assessore Di Carlo, dichiarava alla Commissione Ambiente della Regione Lazio: “Il Lazio presenta da oltre 10 anni una situazione di mercato stabile con società ed imprenditori facilmente individuabili, sia pubblici che privati, che hanno dato garanzia di affidabilità sia per il servizio reso che per le azioni poste in essere per garantire la salvaguardia dell’ambiente”.
Dopo queste dichiarazioni “irresponsabili”, è successo di tutto:
- l’inceneritore di Malagrotta è stato sequestrato dalla magistratura,
- il responsabile della discarica di Malagrotta è stato condannato ad un anno di carcere per aver smaltito in discarica rifiuti pericolosi come i fanghi di depurazione provenienti dall’ACEA,
- 13 persone, tra cui dirigenti dell’AMA, sono state arrestate per le gravi irregolarità verificatesi nell’inceneritore di Colleferro.
A queste società ed imprenditori “molto affidabili per garantire la salvaguardia dell’ambiente” (Cerroni, AMA, ACEA) Marrazzo vuole affidare, sempre a trattativa privata, l’inceneritore di Albano.
Oltre che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, è tempo ormai che intervenga la magistratura.
Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.
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