domenica 3 febbraio 2008

La città protesta contro l’inceneritore



A palazzo Savelli di Albano
Emanuele Romaggioli

L’inceneritore condannerà a morte i Castelli Romani”. Parole dure quelle proferite dal popolo anti-inceneritore, riunito ieri ad Albano. I cittadini hanno invaso Palazzo Savelli con argomenti affilati come rasoi. Tantissima la carne al fuoco, a cominciare dal fabbisogno idrico del paventato ecomostro, destinato a sovraccaricare, come se non bastasse, la falda idrica “colabrodo” dei Castelli.
“Il progetto prevede un megaimpianto di 52 megawatt – spiega Andrea Mollica, tra i fondatori del coordinamento anti-inceneritore di Albano – su un’area di 27mila e 500 metri quadrati. Un eco-mostro che andrà ad emungere 42 metri cubi di acqua al giorno per sei giorni, in regime ordinario. Con la crisi idrica che vive il bacino dei Castelli sarà praticamente la fine. L’impianto, inoltre, sarà destinato a bruciare immondizia del centro sud, dato che si presta a bruciare 227mila tonnellate di Cdr l’anno quando nel bacino dei Castelli se ne producono 80mila”.
Di alto tasso tecnico l’intervento del Wwf. “A Colli Aniene la raccolta differenziata porta a porta – spiega Fabio Papa, responsabile Wwf castelli – ha condotto a una percentuale di differenziata del 63%”.
I comitati di Pavona lanciano l’iniziativa del compostaggio domestico. “Sarà un’operazione in sinergia con le associazioni ambientaliste – spiega Danilo Ballanti – se gli amministratori non sono capaci di avviare tali politiche dobbiamo per forza fare le cose da soli”.
03/02/2008

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