Venerdì 6 novembre 2009 si è tenuto nella sede della Protezione Civile un incontro sul tema della gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio. Hanno partecipato all’incontro l’Assessore Regionale ai Rifiuti Giuseppe Parroncini, i tecnici della Protezione Civile, l’assessore capitolino all’Ambiente, Fabio De Lillo, e l’amministratore delegato di Ama Franco Panzironi. Grande assente il sottosegretario Guido Bertolaso.
La Regione Lazio dovrà fornire una serie di dati nella prossima riunione tra 15 giorni.
Prima della riunione, l’Assessore Regionale ai Rifiuti Parroncini (già capogruppo del PD) si è cimentato in una penosa difesa delle scelte scellerate del suo ex Presidente in tema di inceneritori, arrivando a dichiarare “Le linee programmatiche del piano rifiuti del Lazio prevedono quattro impianti di termovalorizzazione, tre dei quali sono già in funzione e uno (quello di Albano) è autorizzato”.
Purtroppo l’ex Presidente Marrazzo non amava ascoltare i cittadini (vedi incontro con il “Coordinamento contro l’inceneritore di Albano” del 23 giugno 2009 e del 16 luglio 2009), ma era solito ascoltare i consigli dalle altre persone che frequentava (vedi incontro del 4 luglio 2009).
Purtroppo il nuovo Assessore regionale Parroncini dimentica di dire gli inceneritori di Colleferro e di Malagrotta sono sotto sequestro da parte della magistratura.
Purtroppo il nuovo Assessore regionale Parroncini non si è accorto che l’autorizzazione per l’impianto di Albano è stata firmata il 13 agosto 2009 e quella per l’inceneritore di Malagrotta il 18 agosto 2009.
La magistratura dovrà indagare sulla “incredibile fretta” con cui sono state concesse nei giorni di ferragosto queste autorizzazioni al signor Cerroni (sia l’impianto di Albano che quello di Malagrotta sono di proprietà del signor Cerroni), visto che il Presidente della Regione Marrazzo era potenzialmente esposto a ricatti e minacce di ogni genere a seguito della diffusione del noto filmato con i trans.
Ieri, l’inceneritore di Albano era il simbolo dell’illegalità (niente gara d’appalto, le distanze dalle abitazioni previste nella Legge Regionale non sono state rispettate) e dell’arroganza (il parere della ASL di Albano è stato cestinato, gli Ordini del giorno votati dai Consigli Comunali dei comuni dei Castelli Romani sono stati disattesi, la volontà dei cittadini è rimasta inascoltata).
Oggi, l’inceneritore di Albano è anche il simbolo del ricatto e delle minacce.
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