domenica 14 dicembre 2008

Il patto scellerato tra Di Carlo e Cerroni

Sabato 13 dicembre 2008 si è tenuto nella sede della Provincia di Roma un convegno organizzato dalla campagna pubblica “Non bruciamoci il futuro” cui ha partecipato la signora Poli, responsabile dell’impianto di riciclo di Vedelago.


Il convegno ha avuto il pregio di demolire le tesi dei Cerroni Boys (Marrazzo, Di Carlo, Fontana, Robilotta, ecc.), strenui sostenitori degli inceneritori e degli enormi affari del signor Cerroni.

Uno degli elementi di maggiore interesse emersi dal convegno è stata la valutazione economica delle diverse modalità di smaltimento dei rifiuti.
L’impianto di Vedelago prevede un basso investimento inziale (solo 5 milioni di euro), tre tipologie di entrate (i Ricavi da conferimento, i Contributi CONAI per il riciclo degli imballaggi, i Ricavi da vendita dei materiali riciclati) e una sola voce di uscita, i costi di lavorazione dei materiali.
Per una discarica, invece, le entrate si limitano ai Ricavi da conferimento, mentre nelle voci di uscita vanno considerati i Costi di allestimento, i Costi di gestione, i Costi di post-esercizio, i Costi di bonifica e, infine, i Costi ambientali e sociali. Va anche segnalato che, conferendo i rifiuti ad una discarica, i comuni perdono i contributi CONAI sul riciclo degli imballaggi.
Gli inceneritori, infine, richiedono un elevato investimento iniziale (circa 200 milioni di euro), le entrate sono costituite dai Ricavi da conferimento e dai Contributi CIP6, nei costi vanno ricompresi i Costi di gestione, i Costi di discarica per le ceneri, i Costi di bonifica, i Costi ambientali e sociali. Va segnalato che, conferendo i rifiuti ad un inceneritore, i comuni perdono i contributi CONAI sul riciclo degli imballaggi.

Il confronto tra le diverse soluzioni mostra che per i comuni (quindi, per noi cittadini) la soluzione più vantaggiosa sul piano economico è rappresentata dall’impianto tipo Vedelago, sia per il basso investimento iniziale (5 milioni di euro), sia perché possono ridursi i costi del conferimento (cioè le imposte sui rifiuti) grazie ai contributi CONAI e ai ricavi derivanti dalla vendita dei materiali riciclati.

Un inceneritore, invece, richiede un forte investimento iniziale (circa 200 milioni di euro), una discarica speciale per smaltire le ceneri ed alti costi sociali e ambientali.
Perché Di Carlo, Marrazzo, Robilotta e Fontana hanno scelto la soluzione più costosa per i cittadini del Lazio, anteponendo gli interessi di Cerroni a quelli della collettività che rappresentano?
I cittadini di Roma e del Lazio si sono già accorti che la costruzione dell’inceneritore di Malagrotta ha comportato in questi anni il raddoppio delle imposte pagate per lo smaltimento dei rifiuti.

Quanto ci costerà inoltre la costruzione dell’inceneritore di Albano?

Va anche considerato che, dato l’elevato investimento iniziale, i piani di ammortamento degli inceneritori sono di almeno 30 anni.

Questo significa che il patto scellerato tra Di Carlo e Cerroni costituisce una pesante ipoteca sui Castelli Romani per i prossimi decenni!!!


Ancora bloccato l’impianto di riciclo di Colleferro, tipo Vedelago
Di Carlo ha affermato che a Roma c’è solo Cerroni perché gli altri imprenditori non fanno proposte.

E’ falso. A Colleferro è stato costruito ed è pronto per entrare in funzione un impianto, tipo Vedelago, in grado di trattare 50.000 tonnellate di rifiuti differenziati l’anno. Le autorizzazioni per l’inizio delle attività sono insabbiate da mesi alla Provincia di Roma.

Morale: per Cerroni si fanno carte false, mentre per gli altri imprenditori si bloccano le autorizzazioni!!!

Il punto della situazione sugli inceritori nel Lazio
Sul Piano Regionale presentato da Marrazzo il 24 giugno 2008 non c’è l’impianto di riciclo di Colleferro, ma solo inceneritori (San Vittore, Colleferro, Malagrotta e Albano).

Facciamo il punto della situazione degli inceneritori.

Il famoso inceneritore di Malagrotta è ancora sotto sequestro da parte della magistratura.
Il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano ha presentato un ricorso al TAR contro la Valutazione di Impatto Ambientale “alla vaccinara” (prima era negativa, poi con l’incarico a Di Carlo è stata taroccata ed è diventata positiva).

Proseguono, inoltre, le indagini della Guardia di Finanza sull’inceneritore di Colleferro.
In merito, dal giornale “Il caffè” riprendiamo le seguenti notizie:

“I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Roma stanno lavorando sulla gravissima ipotesi per cui il Combustibile da Rifiuti (CDR) era in realtà solo spazzatura impacchettata.
Sullo sfondo, una fitta rete di complicità di funzionari e amministratori pubblici, locali e regionali. Uno scenario simile a quello che portò all’emergenza rifiuti in Campania.
I due inceneritori di Colleferro targati Gaia che dovrebbero bruciare combustibile da rifiuti (CDR) avrebbero la patente scaduta. Oltre ai dubbi su cosa effettivamente bruciassero, la Regione Lazio non avrebbe ancora rinnovato le autorizzazioni.
Il Nucleo Ecologico di Roma ha trovato inoltre almeno altre due irregolarità: l’assenza di un sistema elettronico di rilevamento dei fumi, che permette di intervenire in caso di emissione di rifiuti tossici, e la presenza di un filtro industriale proveniente dalla Campania, pronto per essere bruciato”.

…e pensare che Marrazzo ci ha messo anche la faccia
Questa è la fotografia della situazione indecente della gestione dei rifiuti nella Regione Lazio.

La raccolta differenziata viene appositamente insabbiata per dare spazio a Cerroni e agli inceneritori, mentre Marrazzo sperpera quasi un miliardo di euro per mettere il suo faccione da presentatore televisivo su tutti i muri della regione.

Ci vuole proprio una bella faccia tosta!!!!

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