venerdì 25 maggio 2012

La discarica di Albano è la causa di gravi malformazioni congenite?


VIVERE NELLA DISCARICA (seconda puntata)

Gravissimi stanno diventando gli effetti sanitari della discarica di Albano sulla vita delle persone.

Per decenni migliaia di persone hanno vissuto a pochi metri dalla discarica.

A Roncigliano 2.381 persone (uomini e donne, anziani e … 313 bambini) vivono entro il raggio di un chilometro dalla discarica.

La legge regionale del 2002 prevede per le discariche una distanza minima di 1.000 metri dalle abitazioni.

Prima gli invasi I, II e III autorizzati dal Consiglio Comunale di Albano Laziale, poi gli invasi IV, V, VI, VII autorizzati dalla Regione Lazio.

Va evidenziato che molti consiglieri comunali che hanno autorizzato gli invasi I, II e III siedono ancora nel Consiglio o nella Giunta del Comune di Albano e sono alla sesta, settima, ottava, nona, decima legislatura (questo argomento sarà oggetto di un prossimo articolo sul blog).

In questi giorni, siamo venuti a conoscenza di episodi sanitari gravissimi.

Nei primi mesi dell'anno due coppie di giovani che abitano a Roncigliano, vicino la discarica, hanno dovuto interrompere la gravidanza entro il sesto mese a seguito di diagnosi prenatale di gravi malformazioni congenite.

Lo studio epidemiologico sugli effetti delle discariche in Campania (“Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana. Messa a punto di indicatori sintetici di pericolosità e di esposizione ai rifiuti”), predisposto dall'Istituto Superiore di Sanità, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, sono stati analizzati sia i dati di mortalità sia le incidenze delle malformazioni congenite.

Nello studio epidemiologico sugli effetti delle discariche in Campania, i casi di malformazioni congenite sono stati rilevati tra:
·        - le interruzioni volontarie di gravidanza a seguito di diagnosi prenatale di malformazioni congenite fino alla 24° settimana di età gestionale;
      - le morti fetali dalla 20° settimana di gestazione (nati morti);
·        - i nati vivi in cui le malformazioni congenite vengono accertate alla nascita o in periodo post-natale. 

Invece, lo studio epidemiologico sugli effetti della discarica di Albano, predisposto dalla USL RM-E, analizza solo i dati della mortalità (da cui emerge che la discarica di Albano provoca un aumento della mortalità femminile del 20%), mentre manca invece completamente l’analisi delle malformazioni congenite.

Perchè questa gravissima omissione nello studio epidemiologico sulla discarica di Albano predisposto dalla USL RM-E (la stessa USL che ha dato parere favorevole sia per l’inceneritore sia per il VII invaso della discarica di Albano)?

Cosa si vuole nascondere?

Quali iniziative intende prendere il Sindaco di Albano, Nicola Marini, massima autorità sanitaria del Comune a difesa degli abitanti del territorio, dopo che ha nascosto per mesi ai cittadini e ai comitati le autorizzazioni regionali del VII invaso della discarica, facendo scadere i tempi per il ricorso al TAR?

Quali iniziative intende prendere l'Assessore Regionale all'Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile, Marco Mattei, che come ex-Sindaco del Comune di Albano Laziale si è qualificato per la sua richiesta alla Regione Lazio “dell’inceneritore più grande del mondo”, come ama definirlo il signor Cerroni?

Quali iniziative intende prendere il Ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che in televisione afferma con convinzione che le discariche sono sicure?

Di fronte a questi episodi sanitari gravissimi è doveroso richiedere la chiusura immediata della discarica di Albano e la predisposizione di un serio e completo studio epidemiologico, coinvolgendo l'Istituto Superiore di Sanità, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

martedì 22 maggio 2012

Risultati allarmanti dello studio epidemiologico sulla discarica di Albano: il rischio di mortalità per le donne è più alto del 20%

VIVERE NELLA DISCARICA DI ALBANO (Prima puntata)

Il 29 gennaio 2010 il Dipartimento Territorio della Regione Lazio ha trasmesso alla Provincia di Roma, ai Sindaci di Albano Laziale e di Ardea, al COEMA e all’ARPA, la “Valutazione Epidemiologica dello stato di salute della popolazione residente nelle vicinanze della discarica sita in Albano”.

La discarica è situata a Roncigliano, una località del comune di Albano Laziale, ed è in funzione dagli inizi degli anni ’80.

Lo studio epidemiologico inizia con la seguente considerazione: “Le conoscenze epidemiologiche ad oggi disponibili, ancorchè non conclusive, fanno ritenere che il conferimento in discariche controllate, costruite e condotte in accordo alla normativa nazionale e comunitaria, non comporti un rischio per l’ambiente e per la salute delle popolazioni insediate nelle vicinanze dello stabilimento”.

La premessa è rassicurante, ma non si adatta assolutamente alla discarica di Cerroni a Roncigliano, che è illegale in quanto non rispetta la legge regionale in tema di distanza dalle abitazioni.

La legge regionale del 2002, infatti, prevede per le discariche una distanza minima di 1.000 metri dalle abitazioni.

A Roncigliano, invece, 2.381 persone (uomini e donne, anziani e … 313 bambini) vivono entro il raggio di un chilometro dalla discarica.

Avete capito bene: 2.381 persone vivono nel raggio di un chilometro dalla discarica.

E’ come se tutti gli abitanti del comune di Nemi vivessero in un raggio di un chilometro dalla discarica: praticamente tutti gli abitanti di un piccolo comune vivono dentro una discarica.

Ma cosa comporta vivere dentro una discarica????

Nello studio epidemiologico, predisposto dalla famosa ASL RM-E, sono stati georeferenziate tutte le famiglie dei Comuni di Albano, Aprilia, Ardea, Ariccia e Pomezia.

L’imponente studio epidemiologico ha analizzato i dati di 309.413 persone, classificate a seconda della distanza dalla discarica (0-1, 1-2, 2-3, 3-5 km).

E’ stato analizzato un indicatore socio-economico (SES) in modo da rappresentare le diverse dimensioni dello svantaggio sociale.

Lo studio epidemiologico ha fotografato un livello socio-economico molto basso nelle immediate vicinanze della discarica (entro il famoso chilometro).

Per i soggetti deceduti è stata recuperata l’informazione sulla causa di morte facendo uso del Registro Nominativo delle Cause di Morte della Regione Lazio.

Lo studio epidemiologico afferma che “non ha evidenziato la presenza di una associazione tra la distanza dell’impianto e la mortalità totale e causa specifica”.

Nel caso degli uomini, “per la mortalità generale non si evidenziano sostanziali differenze legate alla distanza dalla discarica. A parità di età e di condizione socio-economica, il gruppo di residenti nelle immediate vicinanze della discarica (0-1 km) mostra una mortalità che non si discosta (Rischi Relativi=0,99) da quella del gruppo di riferimento (3-5 km)”.

Nel caso delle donne, invece, nonostante le formali rassicurazioni dello studio epidemiologico, emerge dalle tabelle pubblicate un problema molto grave: a parità di età e di condizione socio-economica, il gruppo delle residenti nelle immediate vicinanze della discarica (0-1 km) mostra una mortalità superiore del 20% (Rischi Relativi =1,20) rispetto a quella del gruppo di riferimento (3-5 km).

In sintesi, vivere dentro una discarica provoca un incremento della mortalità femminile del 20%.

Sono le donne che vivono maggiormente la famiglia, la casa e il territorio.

Le donne sono le vittime della illegalità della discarica di Roncigliano, che opera dal lontano 1980 a ridosso delle abitazioni.

Le donne sono le vittime delle decisioni del Consiglio Comunale di Albano Laziale, che negli anni ’80 ha autorizzato per tre volte gli invasi della discarica di Roncigliano (invaso I, II, III).

Le donne sono le vittime delle decisioni della Regione Lazio, che nell’ultimo decennio ha autorizzato per ulteriori tre volte gli invasi della discarica di Roncigliano (invaso IV, V, VI).

Le donne sono le vittime delle decisioni della Polverini, Presidente della Regione Lazio, che nell’ultimo anno ha autorizzato l’aumento delle quote degli invasi IV e V della discarica di Roncigliano.

Alcune domane sorgono spontanee:
- Le autorità competenti hanno per caso letto lo studio epidemiologico?
- Perché la legge regionale sulla distanza delle discariche non viene applicata?
- Perché gli interessi del signor Cerroni hanno la precedenza rispetto alle condizioni di vita di migliaia di persone?

Appuntamento alla seconda puntata.

domenica 20 maggio 2012

La nostra denuncia dei CIP6 alla Commissione UE crea ansia alla lobby degli inceneritori

Gli articoli pubblicati sub blog del comitato "Sotto terra il treno" per denunciare il finanziamento degli inceneritori tramite i CIP6 stanno creando l'ansia tra la lobby degli inceneritori.

40 miliardi di euro sperperati dall'Italia con il silenzio di Mario Monti e della Commissione UE.

Tra i numerosi accessi al blog, va evidenziato quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri (martedì alle ore 13.44).

Mario Monti e la Commissione Europea devono infatti spiegare agli italiani perche' le regole della concorrenza devono valere solo per i tassisti e per le farmacie, mentre miliardi e miliardi di euro di soldi pubblici sono bruciati illegalmente negli inceneritori.

La notizia della nostra denuncia alla Commissione Europea della illegalita' dei Cip6 ha messo in ansia la lobby degli inceneritori.

In particolare, L'AMA, che con il signor Cerroni e con ACEA vuole costruire l'inceneritore di Albano, mercoledi e' risultato il piu' assiduo lettore del nostro blog con ben quattro accessi da diverse postazioni della societa' (ore 7.53, poi alle ore 9.39, poi di nuovo alle ore 9.44, infine alle ore 10.36).

ACEA, l'altro socio pubblico nell'affare di Cerroni, accede al nostro blog quotidianamente verso le ore 9. E' una presenza quotidiana che ci accompagna da anni e che merita un nostro articolo sulla svendita di questo importante patrimonio pubblico ai privati.

Cerroni, AMA e ACEA vogliono costruire l'inceneritore piu' grande del mondo ad Albano senza una regolare gara pubblica.
Su questo importantissimo punto, nulla dice la sentenza del Consiglio di Stato.
La sentenza il Consiglio di Stato si e' invece soffermata sulle modifiche tecniche al sistema di raffreddamento, ricordardoci che l'inceneritore piu' grande del mondo (dice Cerroni che) funzionera' con un sistema di raffreddamento ad aria che utilizza solo acque piovane (???).

In ogni caso, l'inceneritore di Albano e' un affare per Cerroni, AMA e ACEA solo se il finanziamento dei CIP6 viene confermato anche per i prossimi 30 anni.

Ma l'Italia puo' ancora permettersi questi scandalosi livelli di sperpero delle risorse pubbliche?

giovedì 17 maggio 2012

L’inceneritore di Albano ha bisogno del treno


Il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso dei comitati contro l’inceneritore di Albano.

Leggendo attentamente la sentenza del Consiglio di Stato emerge un dettaglio inquietante: “Fondata è l’eccezione di tardività degli interventi dei comuni in primo grado”.

In sostanza, l’intervento dei Comuni (Albano Laziale, Rocca di Papa, Castel Gandolfo, Lanuvio, Ariccia, Ardea, Genzano di Roma, Pomezia) è stato tardivo e, quindi, assolutamente inutile.

Abbiamo, di fatto, assistito ad una grande sceneggiata (una burlesque) dei Sindaci dei Comuni dei Castelli Romani che, a parole di giorno, si dicono contro l’inceneritore ma, nei fatti di notte, stanno lavorando per preparare tutte le infrastrutture utili al funzionamento dell’inceneritore.

L’inceneritore di Albano ha bisogno di una discarica!!!
Infatti, i rifiuti dei Castelli Romani vanno separati tra il cdr (combustibile da rifiuti per l’inceneritore) e gli altri rifiuti (da portare nella discarica).

Il Sindaco Marini e la Giunta di Albano hanno permesso al signor Cerroni di realizzare tranquillamente il settimo invaso della discarica di Roncigliano, nascondendo ai cittadini e ai comitati le autorizzazioni regionali. In questo modo, hanno fatto scadere i tempi (questa è una loro grande capacità) ed i comitati non hanno potuto presentare un ricorso al TAR entro i termini previsti dalla legge. Il sindaco Marini e la Giunta di Albano hanno dimostrato in questa vicenda una grande disonestà morale.

L’inceneritore di Albano ha bisogno di una linea ferroviaria!!!
I rifiuti dei Castelli Romani non sono assolutamente sufficienti per alimentare l’inceneritore di Albano.
Per questo motivo, il signor Cerroni ha chiesto da anni di utilizzare la linea ferroviaria Roma-Velletri e di poter disporre di una stazione merci privata a Cancelliera.

C’è un solo problema: sulla linea Roma-Cancelliera dovranno transitare centinaia di treni merci carichi di monnezza e, quindi, vanno eliminati tutti i passaggi a livello presenti sulla linea ferroviaria (Casabianca, Santa Maria delle Mole, Pavona e Cancelliera).

Il progetto presentato da RFI di sottopasso stradale a Cancelliera è già stato approvato dai Comuni di Albano Laziale e di Ariccia. Anche il sottopasso stradale di Casabianca è stato già approvato dal Comune di Ciampino.

L’unico problema al progetto dell’inceneritore più grande del mondo, come ama definirlo il signor Cerroni, è rappresentato dal passaggio a livello al centro di Pavona. Di fronte ad un progetto devastante, i cittadini hanno organizzato da anni una forte protesta che ha indotto il Consiglio Comunale di Albano a bocciare l’indecente progetto di RFI.

Bisongerà attivare la massima vigilanza democratica perché nei prossimi giorni il sindaco Marini di Albano oppure l’assessore provinciale Amalia Colaceci oppure qualche altro Cerroni Boy potrebbero riproporre progetti devastanti di sottopassi stradali su Pavona con l’obiettivo di garantire all’inceneritore più grande del mondo l’arrivo indisturbato dei rifiuti su rotaia.

In sintesi, i Sindaci e i rappresentanti delle istituzioni di giorno si dicono contro l’inceneritore, ma stanno preparando di notte e con omertà tutte le infrastrutture (discarica e ferrovia) a supporto dell’inceneritore più grande del mondo, come ama definirlo il signor Cerroni.

La cosa grave è che questi pessimi e omertosi rappresentanti delle istituzioni partecipano impunemente ai cortei contro l’inceneritore, che a causa della presenza di questi personaggi rischiano di diventare delle inutili passerelle.

martedì 15 maggio 2012

Fermiamo i CIP6 per evitare il default del Paese Italia

La borsa perde quotidianamente valore, Moody's declassa 26 banche italiane, lo spread è a quota 430, la benzina è a livelli record, l'inflazione è al 3,3% e i beni di acquisto di maggiore frequenza sono saliti del 4,7%.

Siamo di fronte alla più pesante crisi economica dal dopoguerra. 

Bankitalia certifica un sensibile calo delle entrate fiscali nel primo trimestre del 2012: nel solo mese di marzo gli incassi presentano una riduzione del 3,61% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.

Vola il debito publico che a marzo raggiunge il record storico di 1.946 miliardi di euro.

Tra pochi giorni pagheremo una salatissima IMU, anche sulla prima casa, e ad ottobre subiremo l'aumento di due punti dell'IVA.

In questo quadro disastroso, l'Italia è l'unico paese al mondo che sperpera ingenti risorse pubbliche per finanziare gli inceneritori con i CIP6. 

Con i CIP6 abbiamo addirittura superato la Grecia nello sperpero del denaro pubblico. 

Mentre in Grecia avevano istituito il vitalizio per le figlie zitelle dei dipendenti pubblici, in Italia i governi di centrodestra e di centrosinistra hanno bruciato, ad oggi, 40 miliardi di euro negli inceneritori.

Di fronte a questi sperperi di cui ha goduto la classe imprenditoriale (in primis la Mercegaglia), sperperi che Napolitano, Monti, Giarda e Bondi fanno finta di non vedere, è purtroppo facile prevedere la fine fallimentare che farà l'Italia.

Fermiamo i CIP6, fermiamo gli inceneritori, fermiamo il default del Paese Italia.

lunedì 14 maggio 2012

Lo sperpero dei CIP6 nel silenzio di Mario Monti e della Commissione UE


Il CIP6 ci è costato, nel silenzio della Commissione UE, 40 miliardi di euro (Massimo Lucchetti, il Corriere della Sera, 21-12-2011).

Il 22 novembre 2008 abbiamo presentato una denuncia alla Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea. La denuncia è sempre aperta presso la Commissione Europea con il seguente numero di pratica, “SA.32048 - CIP 6 support scheme for energies assimilated to renewables”, ma si trascina nel silenzio della Commissione stessa.

Ironia della sorte, il Presidente del Consiglio Mario Monti nel 1999 è stato Commissario Europeo con delega alla Concorrenza.

Mario Monti sa bene che l’Italia è l’unico Paese europeo che finanzia con ingenti fondi pubblici il settore dei “termovalorizzatori” attraverso i fondi cosiddetti “CIP6”.

Mario Monti sa bene che il finanziamento degli inceneritori con i CIP6 costituisce una violazione delle direttive europee in materia. In conseguenza di detta violazione la Commissione Europea si è già espressa, in data 20 novembre 2003, in merito alla distorsione della normativa comunitaria in Italia in riferimento all'inclusione della parte non biodegradabile dei rifiuti quale fonte di energia rinnovabile.

Mario Monti sa bene che il finanziamento pubblico italiano al settore dei “termovalorizzatori” rappresenta una palese distorsione della concorrenza all’interno dell’Unione Europea, che rende inefficienti i mercati e lede alla competitività dell’economia italiana ed europea.

Questa è purtroppo l’indecente politica del Governo Monti:
·        - per i cittadini: un aumento disumano di tasse ed imposte;
·        - per il Paese: una fase pesantissima di recessione e forti tensioni sociali;
·        - per gli inceneritori: il mantenimento dello sperpero di risorse pubbliche con i CIP6.

Quanti miliardi di euro ci costerà, nel silenzio di Mario Monti e della Commissione UE, la lobby degli inceneritori ????                                                        

venerdì 16 settembre 2011

La verità sulla situazione catastrofica dell’acqua ai Castelli Romani: ancora una montagna di pietose bugie da parte di ACEA, ASL, ARPA e Sindaci.


Il 25 marzo 2011 l’Unione Europea ha concesso l’ennesima deroga al valore dell’arsenico nell’acqua ad uso potabile dei Castelli Romani. Il valore legale sarà 20 mg/L (anziché 10) fino al 31 dicembre 2012.

Per il terzo triennio consecutivo la stessa UE ha rinnovato la deroga per il fluoro da 1,5 a 2,5 mg/L e per il vanadio a 160 mg/L.

I piani di rientro di Acea Ato2

Dopo aver regolarmente ignorato le scadenze dei precedenti piani, il 13 gennaio scorso Acea ha fissato l’ultimo calendario dei rientri nei limiti di legge per le acque dei Castelli:

Genzano 30 giugno 2011
Albano, Ariccia, Castel Gandolfo 30 settembre 2011
Velletri dicembre 2011
Lariano marzo 2012
Lanuvio dicembre 2012

La propaganda taroccata

Nel frattempo si sono moltiplicati gli avvisi del gestore che celebrano i grandi passi avanti e la risoluzione progressiva dei problemi di inquinamento idrico.

Il sistema delle toppe applicato da Acea alla situazione catastrofica del bilancio, della qualità e dei consumi idrici si basa su due sistemi.

1) L’apporto di acqua esterna: es. collegamento all’acquedotto Marcio, Mola Cavona etc. a Cecchina, Montagnano, Cancelliera, Pavona, in Comune di Albano o Castel Gandolfo e Fontana di Papa, Ginestreto, Campoleone in Comune di Ariccia.

2) La bonifica dei pozzi esistenti o di nuova perforazione con sistemi di rimozione dei metalli e dell’arsenico, in pratica osmosi inversa o filtri assorbenti.

L’apporto esterno è l’unico che abbia abbassato in parte e localmente le concentrazioni di arsenico, fluoro e vanadio. Ma è una goccia nel mare. I Comuni, sicuramente interessati a sbollire la rabbia di migliaia di utenti ed elettori, pubblicano con evidente sollievo i proclami fasulli di Acea.

Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Genzano, Velletri hanno progressivamente annullato precedenti delibere cautelative e dichiarato il “cessato allarme” per ampie zone o per tutto il Comune.

Un esame dei dati reali ci dice che il quadretto idilliaco è falso. Le toppe, per definizione, tengono per poco e poi si rompono.

Le acque delle zone “bonificate” soprattutto quelle dei pozzi trattati con osmosi inversa, dopo qualche mese e senza preavviso possono andare in tilt. In questi casi noi siamo informati dopo settimane o mai.

La conseguenza è che i pezzi di carta tranquillizzanti firmati da Acea, Comune, Ato2, Asl, sempre più spesso restano tali e non hanno riscontri con la realtà.

Il caso emblematico di Genzano.

Genzano, dopo Ciampino, è il Comune ufficialmente rientrato nei limiti dei tre inquinanti fissati dalla legge 31/2001 dal 30 giugno su tutto il territorio.

E’ istruttivo seguire anche i pezzi di carta.

L’avviso del Comune, dettato da Acea (3 gennaio 2011), informando i cittadini sui pozzi e sulle zone fuori limite, forniva l’elenco delle poche fontanelle sicure.

Tra queste la fontanella presso l’impianto di potabilizzazione di via Toscana.

Tre mesi dopo (21 aprile) la stessa fontanella “sicura”, in base ad analisi Acea forniva agli utenti arsenico a 14,5 mg/L.

Come se non bastasse il 21 luglio, ossia 21 giorni dopo la dichiarazione di rientro nei limiti su tutto il territorio, il valore sfiorava il limite di deroga con 19,8 mg/L.

Questo episodio è la fotocopia di quanto avviene in tutti gli impianti di trattamento demetallizante la cui tecnologia delicatissima richiede controlli e manutenzione continua, regolarmente ignorati o posticipati per la semplice ragione che contrastano con le esigenze di profitto degli azionisti del gestore.

Come si vede, nonostante la situazione imponesse tempi rapidissimi, Acea ha ripetuto i controlli dopo 3 mesi, senza per giunta aver risolto il problema!

Un nostro controllo dopo ulteriori 15 giorni (5 agosto) ha trovato nella medesima fontanella 12 g/L di arsenico, prova provata della inconsistenza o falsità dei cosiddetti “piani di rientro” nei limiti di legge.

Il caso di Ariccia e Albano

Non si è sottratto al copione neanche il Sindaco di Ariccia che, dando prova di credere alle panzane di Acea, faceva pubblicare l’avviso dal titolo “A Fontana di Papa, Ginestreto, Campoleone da mercoledì 25 maggio 2011 arsenico zero“…. e in altra parte….. “tale operazione risolverà definitivamente il problema della qualità delle acque erogate dal gestore del S.I.I., in quanto priva di arsenico”.

Fermo restando che nessuno poteva credere che l’acqua di Mola Cavona non sarebbe stata tagliata con quella di pozzi locali, da nostri controlli il 2 agosto a via Nettunense 32A c’erano 6,3 mg/L di arsenico che è sì nei limiti ma sicuramente non proprio zero! Crediamo che ai sindaci sia richiesto come minimo anche di essere chiari e sinceri con i propri cittadini.

Per quanto riguarda Albano, alla fontanella di via Irlanda (Cecchina nord, zona Rufelli) il primo settembre scorso c’erano 9,5 mg/L di arsenico, che non tranquillizzano proprio essendo al limite. Un cartello attaccato alla fontanella recita “acqua conforme al DL31/2001”.

Perché le soluzioni sono illusorie

Nessuno può pensare seriamente che si possano conciliare la qualità dell’acqua e l’equilibrio delle falde con i fabbisogni ed i consumi di una popolazione volutamente in crescita continua.

Le parti in commedia, rappresentate dagli amministratori comunali e da Acea-Ato2, con contorno di comprimari inconcludenti, omissivi o peggio: Asl, Ato2 e Arpa, vogliono farcelo credere e si muovono nei fatti fuori dall’interesse comune e fuori da ogni compatibilità ambientale.

I Comuni, comunque collocati politicamente, hanno ereditato o condividono le linee guida di scelte urbanistiche delinquenziali.

Non ce n’è uno che si sia sottratto negli anni alle logiche cementificatorie che hanno portato in pochi decenni al raddoppio della popolazione castellana. Basta vedere come nascono tuttora interi quartieri. Costa Caselle etc.

Sappiamo da fonti scientifiche che i consumi idrici del territorio sono di gran lunga superiori alla capacità di ricarica delle falde. Malgrado i dati risalgano al decennio scorso sono impressionanti: lo squilibrio annuo stimato nel 1999 era di 18 milioni di metri cubi. Lo stato dei laghi lo certifica.

Acea, gestore falsamente pubblico ma quotato in borsa e di fatto controllato dai privati persegue ovviamente logiche aziendali e ha tutto l’interesse a moltiplicare il numero degli utenti, dei metri cubi distribuiti e dei profitti.

La crescita dei consumi e la contrazione estiva degli afflussi dagli acquedotti (Simbrivio etc.) è risolta da Acea e Comuni secondo un copione collaudato.

Il sindaco recepisce le richieste pressanti di Acea e per “venire incontro ai cittadini”, sentita la Asl che approva, autorizza prelievi maggiori dai pozzi, ordina la riapertura di pozzi in precedenza chiusi perché altamente inquinanti, tutto in nome della quantità garantita, fregandosene altamente del peggioramento certo della qualità.

In queste condizioni, salvo isole fortunate, non c’è una zona dei Castelli la cui acqua possa avere costantemente i requisiti di qualità necessari. Saremo sempre in balia dei deficit stagionali e delle azioni del gestore, o di chi per lui, che per mantenere o meno in efficienza un numero sempre più grande di impianti di trattamento dell’acqua guarda prima i propri conti e poi il resto. La storia ci dice come vanno le cose.

Un esempio per tutti: Velletri 

Il sindaco di Velletri dopo aver firmato in primavera ordinanze che chiudevano tre pozzi (I Marmi e Le Corti) perché eccessivamente inquinanti (valore medio di arsenico 16 mg/L) ne autorizzava la riapertura su richiesta di Acea a inizio estate (30 giugno 2011). Questa decisione è analoga a quelle prese da molti altri amministratori. Conseguenza ovvia è stata e continua ad essere che migliaia di persone volenti o nolenti hanno in questo momento nell’acqua di casa arsenico (e spesso fluoro) sopra i limiti. Da nostri controlli del 24 agosto:
Velletri, via Appia vecchia 80 arsenico 11,7 mg/L
Velletri, via Troncavia (zona pozzo Le Corti) arsenico 13,1 mg/L.
I pozzi privati nella rete pubblica

Questi pozzi di proprietà privata cedono acqua ad Acea e sono vincolati dal contratto si servizio al rispetto della legge 31/2001. Ma la musica non cambia. I 3 pozzi Marrucco in Comune di Velletri trattati con osmosi inversa, perché pieni di fluoro, vanadio e arsenico, sono andati in tilt 5 volte negli ultimi due anni, l’ultima il 24 agosto con 14,5 mg/L. Le precedenti in ordine di tempo sono state certificate dalla stessa Acea: 16 maggio 11,4 mg/L; 20 giugno 11,3 mg/L.

In questo disastro che tutti cercano di nascondere o minimizzare spicca per la sua assenza l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa Lazio).

E’ il complesso di laboratori regionali che dovrebbe tutelare mediante controlli analitici le nostre acque, la nostra aria, e che dovrebbe monitorare l’impatto di discariche e inceneritori e quant’altro.

Per alcuni Comuni dei Castelli i loro controlli sono stati uno l’anno su un massimo di tre fontanelle! Siamo in buone mani.

Scheda sui trattamenti demetallizzanti

L’osmosi inversa è in grado di trattenere al 90% l’arsenico (V), ma lascia passare completamente l’arsenico (III). Con questo processo a membrana bisogna fare una completa ossidazione dell’arsenico (III) ad arsenico (V). L’acqua va quindi pretrattata con forti ossidanti quali ozono etc.

Questa tecnica ha un alto costo energetico e comporta uno spreco elevatissimo di acqua. Infatti dal 20 al 50 % (media 25-30) della portata di acqua da trattare in ingresso finisce nei fossi fortemente carica di arsenico (quattro volte quella di ingresso). Le membrane filtranti tendono facilmente alla saturazione il che richiede normalmente un’acidificazione e condizionamento dell´acqua da trattare.

Il contenuto di sali minerali nell´acqua viene ridotto a livelli cosi bassi che un uso diretto come acqua per il consumo umano non è consentito perché molto simile a quella distillata. Pertanto l’acqua deve essere rimescolata parzialmente con quella non trattata.

Scheda su Acea

L’ACEA ATO2, società controllata di ACEA, gestisce il servizio idrico integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale n.2 Lazio Centrale – Roma (11.239 km di rete idrica, 5.867 di rete fognaria, 176 depuratori, 75 comuni) e che si occupa di tutte le fasi del ciclo tecnologico dell’acqua (captazione, trasporto, distribuzione, raccolta e depurazione) e dello sviluppo di reti e servizi.

E’ una società mista pubblico-privato i cui azionisti sono: Comune di Roma (51%), GDF Suez (10%), Caltagirone (13%), mercato (26%).

Nel 2010 gli utili della società hanno raggiunto 58 milioni 960mila euro.

E’ interessante seguire la loro destinazione decisa dall’assemblea degli azionisti; ci aiuterà a capire meglio la differenza, se esiste, tra azionista pubblico e privato.

Le cronache ci raccontano che l’assessore ai LLPP della giunta Alemanno ha imposto che tutti gli utili andassero a dividendi.

Pertanto il Comune di Roma ha avuto 30 milioni, GDF Suez 5.9, Caltagirone 7.7 e gli azionisti minori 15.3 milioni.

Dovendo scegliere tra dividendi e potenziamento dei servizi erogati o risoluzione degli infiniti problemi idrici del territorio di competenza, come si vede, è emersa un’ottica rigorosamente mercantile e quindi privatistica che accomuna di fatto il Comune di Roma e gli azionisti privati.

Le conseguenze degli esiti referendari

Uno dei due referendum sull’acqua del 12-13 giugno ha abrogato la parte di normativa che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini il 7% a remunerazione del capitale investito.

L’altro ha abrogato l’affidamento al mercato dei servizi pubblici locali previsti dal Decreto Ronchi e connessi alla gestione del sistema idrico.

Al momento sulle bollette emesse da Acea non si vedono conseguenze rispetto alla quota di profitto. Restano intatti i problemi di migliaia di utenti che hanno ricevuto acqua con arsenico oltre il limite nel periodo di assenza di deroghe.

Un punto di dibattito è come impedire efficacemente che l’acqua sia considerata merce come tuttora è e come impedire che rimanga tale. E’ infatti realistico immaginare e temere che con la falsa illusione di gestioni “pubbliche” continui ad operare la logica di mercato.

Il 14 dicembre 2010 la Conferenza dei Sindaci dei Comuni appartenenti all’Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Roma (Ato2), ha introdotto la tariffa unica per tutti gli utenti dei servizi idrici dell’Ato2. La nuova tariffa unica è stata calcolata sulla base dei consumi e degli incassi del 2009, tenendo fermo il ricavo per il gestore ACEA Ato2.

mercoledì 17 agosto 2011

Ecco come sotterrano la nostra salute (e l’immondizia): Vivere nella Discarica di Roncigliano (Albano laziale)

Articolo 32 della Costituzione Italiana ”La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”

Le buche di questa discarica già strapiena e mai bonificata sono 6; invece di chiudere questa bomba che inquina da 30 anni, hanno scavato, come se qui non abitasse nessuno.

Vivo di fronte a questa vergogna da quando ero bambina, dalle mie finestre vedo l’immondizia.

L’estate non posso far giocare i miei figli in giardino, l’aria è irrespirabile, la puzza ti entra dentro e non ti liberi. La notte con 40 gradi dormiamo con le finestre chiuse, tappati dentro come carcerati, non abbiamo l’acqua potabile e quella del pozzo è inquinata dal percolato che filtra dalla discarica.

D’estate le mosche invadono ogni cosa, come fossimo nell’ultimo dei peggiori paesi dimenticati.

Chi ha deciso che la vita dei nostri figli e la nostra vale così poco?

Chi ha deciso che per l’incapacità di alcuni dobbiamo pagare noi?

Questa buca che stanno scavando è a 150 metri dalle nostre abitazioni, a 500 metri dalla scuola elementare in cui mandiamo i nostri figli.

Questo è inaccettabile, improponibile; l’incapacità di mettere in piedi un servizio decente è pagata sempre dai cittadini, ad ogni elezione ci raccontano della bonifica della discarica, della copertura con alberi, del bosco che sorgerà sopra la discarica, ed invece, ecco che spunta una nuova buca gigantesca, che si vede dall’Ardeatina, una buca in cui verranno buttati per anni rifiuti di tutti i tipi, inquinanti, puzzolenti.

C’è qualche amministratore pronto a fare quello che è stato chiamato a fare veramente?

Tutelare i cittadini e allo stesso tempo offrire il servizio per cui è pagato.

Le soluzioni esistono, perché non vengono prese in considerazione?

La differenziata non viene fatta partire eppure è ormai dimostrato che se attuata è un guadagno per il comune e non un costo; allora che cosa o chi la impedisce?

Noi non siamo fantasmi, le tante case che sono intorno alla discarica sono abitate da famiglie vere, con bambini, anziani, gente che lavora, che paga le tasse; siamo stanchi di sopportare questa prepotenza, siamo stanchi di non essere considerati.

Non è nostro dovere trovare la soluzione al problema rifiuti, ci sono persone pagate per fare questo e lo devono fare tenendo in considerazione la tutela delle persone, è obbligo degli amministratori gestire il servizio della raccolta rifiuti utilizzando le uniche soluzioni possibili, raccolta differenziata, riciclo, riutilizzo, riduzione rifiuti alla fonte e tutte quelle alternative che non prevedono l’aggravarsi di situazioni ambientali già compromesse da inquinamento di diverso tipo.

Anche chi abita in campagna ha diritto di vivere, anche chi abita in campagna ha diritto alla salute.

Un fantasma del Villaggio Ardeatino

Lettera firmata

venerdì 12 agosto 2011

Basta con gli sperperi della casta! Basta con i finanziamenti agli inceneritori!

L’Italia è in un momento di gravissima crisi economica e finanziaria.

Il Governo, le opposizioni e la Confindustria, tutta la classe dirigente del Paese (meglio nota come la casta) è in confusione totale e non riesce a spiegarsi i motivi della situazione di disastro in cui hanno ridotto il Paese.

Grazie alla casta, l’Italia è l’unico Paese al mondo che “brucia” ingenti risorse pubbliche negli inceneritori tramite i CIP6.

Questo gigantesco sperpero di risorse pubbliche viene mascherato da finanziamento alle fonti energetiche rinnovabili.

Vista la clamorosa falsità, la Commissione europea ha già avviato una procedura di infrazione contro l'Italia per gli incentivi dati dal governo italiano per produrre energia bruciando rifiuti inorganici considerandoli "fonte rinnovabile".

Grazie alla casta, chi gestisce l'inceneritore (in primis la Mercegaglia, Presidente di Confindustria) può vendere al GSE (la società cui è affidato il compito di assicurare la fornitura di energia elettrica italiana) la propria produzione elettrica a un costo circa triplo rispetto a quanto può fare chi produce elettricità usando metano, petrolio o carbone.

Ma chi paga le scelte scellerate della casta in tema di inceneritori???


I costi di tali incentivi ricadono sulle bollette degli utenti.

I prezzi dell’energia elettrica in Italia sono i più alti d’Europa.

A pagare sono le famiglie (che vedono contrarsi i propri consumi) e le imprese (che sono sempre più deboli e meno competitive).

Bruciare ingenti risorse negli inceneritori è un errore disastroso, in quanto determina la contrazione dei consumi delle nostre famiglie e rende meno competitive le nostre imprese.

Il risultato delle scelte scellerate della casta in tema di inceneritori sono gravissime sul piano economico:
  • un freno allo sviluppo del Paese;
  • un regalo alle lobby degli inceneritori.

Un’intera classe dirigente (il Governo, l’opposizione, la Confindustria) ha fallito e ha portato il Paese nel baratro.

Vanno affrontati, con estrema urgenza, i nodi che hanno bloccato lo sviluppo economico del Paese e che hanno determinato uno sperpero di immense risorse pubbliche, a cominciare dagli inceneritori.

Basta con gli sperperi della casta!
Basta con i finanziamenti (CIP6) agli inceneritori!

mercoledì 8 giugno 2011

I Castelli Romani trasformati in terra di Gomorra???

Quando il 22 marzo 2009 alla manifestazione del Coordinamento contro l’inceneritore di Albano arrivò Fabio con il suo spettacolare trattore a guidare il corteo, tutti ebbero la sensazione che la battaglia contro l’inceneritore si sarebbe allargata dagli agricoltori a tutta la popolazione.

La foto del mitico trattore divenne il simbolo di quella manifestazione e della lotta degli agricoltori dei Castelli Romani contro l’ecomostro targato Cerroni-Ama-Acea.

Oggi quel trattore non c’è più, lo scorso 20 aprile una mano ignota, ma forse perfettamente riconoscibile, ha dato alle fiamme il trattore di Fabio, un trattore da 70 mila euro parcheggiato nei pressi della casa paterna: un vero attentato !!!!

Pensavamo di vivere nella Capitale d’Italia invece ci siamo risvegliati nella peggiore zona della Gomorra descritta da Saviano!!!

Le forze dell’ordine, la magistratura, il Ministro dell’Interno hanno il dovere di chiarire questo indecente episodio di violenza e di intimidazione.

Tutta la storia della discarica di Roncigliano è una storia di violenza (sul territorio e sulla popolazione) e di violazione delle norme (è aperta un’indagine della Procura di Velletri). Neanche una regola semplice ma fondamentale, come la distanza minima dalle abitazioni e dalle scuole, è stata mai rispettata.

Nessuna parola è stata spesa dal Sindaco di Albano, dalla sua corte di assessori (molti dediti a memorabili pranzi con il signor Cerroni) e di inutili consiglieri comunali.

Altro che trasparenza: siamo solo ad una squallida omertà.

Su un punto chiediamo la massima vigilanza democratica: questo attentato è forse connesso con problemi di compravendite di terreni intorno alla discarica?

Questo attentato rafforza l’esigenza di una forte partecipazione di tutta la popolazione alla manifestazione del 18 giugno 2011, con un corteo che partirà alle ore 15,30 da Piazza Mazzini ad Albano per raggiungere Piazza di Corte ad Ariccia.

Contro l’inceneritore più grande del mondo, per la chiusura della discarica, per il ritorno alla legalità nella gestione dei rifiuti.

sabato 28 maggio 2011

Domenica ai ballottaggi verrà sconfitta la lobby degli inceneritori


Un nervosissima campagna elettorale si è chiusa e domenica importanti comuni andranno al ballottaggio per eleggere i propri Sindaci.


Il filo conduttore dei prossimi ballottaggi è rappresentato dalle politiche sugli inceneritori.


E’ bene ricordare l’inchiesta di Woodcock in merito alla nuova P2, oggi un “comitato d’affari” dedito a succhiare soldi e influenzare la pubblica amministrazione, elargendo tangenti, investendo nei porti delle più grandi città di mare, nell'acqua, nel gas, puntando a piazzare impianti nell'industria energetica (i mitici inceneritori).


In particolare, a Napoli c’è una guerra tra bande, come ha affermato il Ministro alle Pari Opportunità Mara Carfagna: la posta in palio della guerra tra bande è la realizzazione dei tre inceneritori di Napoli e Salerno, un affare da un miliardo di euro.


Per combattere questo comitato d’affari, che punta a creare le emergenze sui rifiuti per piazzare a nostre spese gli inutili e costosissimi inceneritori (vedi il clamoroso fallimento dell’inceneritore di Acerra, voluto sia da Prodi sia da Berlusconi), la città di Napoli sceglierà come proprio Sindaco un magistrato, De Magistris.


A Milano, invece, hanno dato prova di grande inefficienza acquistando il mitico inceneritore di Brescia. Non è stato un grande affare per i milanesi, in quanto per ammodernare l’inceneritore di Brescia la spesa prevista è di circa 100 milioni di euro e il Comune di Brescia, visto il conto salato, ha pensato bene di vendere il tutto all’A2A di Milano.


Per finanziare questo sperpero di denaro pubblico con gli inceneritori, il Sindaco di Milano ha pensato bene di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, spremendoli in modo indecente con una quantità disumana di multe e sanzioni che hanno chiamato “Ecopass”. Multe e sanzioni per centinaia di milioni di euro che hanno aumentato in modo sensibile la pressione fiscale sui cittadini milanesi (vera ironia della sorte nella culla del berlusconismo).


Il limite di decenza è stato abbondantemente superato e nonostante la promessa di sanatoria per le multe, la Moratti verrà sonoramente mandata a casa, con tutte le sue multe e i suoi inceneritori.


Anche ai Castelli Romani assisteremo domenica al ballottaggio nei comuni di Genzano e di Ariccia.


I due Sindaci uscenti (Ercolani a Genzano e Cianfanelli ad Ariccia) hanno subito una pesante sconfitta al primo turno e andranno al ballottaggio.


I cittadini non dimenticano che Ercolani e Cianfanelli, insieme a Mattei, hanno firmato la richiesta da cui si è attivato l’iter per l’inceneritore di Albano, il tutto contro la popolazione e a favore del signor Cerroni.


I cittadini dei Castelli Romani non possono dimenticare questa porcata.


Migliaia di cittadini dei Castelli Romani, di Ariccia e di Genzano sono scesi in piazza per protestare contro l’inceneritore di Albano e sapranno cacciare Cerroni e i suoi boys (Ercolani e Cianfanelli, insieme a Mattei).


In questo contesto la Marcegaglia, il Presidente della Confindustria, ha affermato che "L'Italia ha perso dieci anni: per la crescita serve una politica autorevole".


Si, la stagione della spesa facile e dei CIP6 deve essere considerata chiusa per sempre.


Finchè il Paese continuerà a sostenere con i CIP6 la lobby parassitaria degli inceneritori, l’Italia continuerà a restare un Paese senza crescita e senza prospettive.


Per la crescita del Paese serve una classe imprenditoriale autorevole e una nuova classe politica.

domenica 13 febbraio 2011

Parte la vendetta del signor Cerroni: traballa il Sindaco di Albano

Una manifestazione mai vista ai Castelli Romani, oltre 5.000 persone hanno protestato contro il sistema Cerroni, il TAR del Lazio ha bocciato l’inceneritore di Albano e la Procura della Repubblica di Velletri sta indagando sugli illeciti nella gestione dei rifiuti nella discarica di Albano.

Troppi affronti per per il signor Cerroni, l’ottavo re di Roma.

Lui che è abituato a calpestare tutte le leggi e tutte le regole (regionali, nazionali e comunitarie), lui che detta legge a tutte le istituzioni (Comune e Provincia di Roma, Regione Lazio), lui non può subire tutti questi affronti.

Il signor Cerroni ha, quindi, ordinato ai suoi boys di sfiduciare il Sindaco di Albano, reo di aver appoggiato i cittadini e i comitati nel ricorso al TAR contro l’inceneritore di Albano.

Si sono, quindi, attivati molti dei Cerroni Boys (Mattei, Ciocchetti, Esposito, Sannibale e tanti altri), che hanno tentato di arrivare alla sfiducia della Giunta di Albano guidata da Nicola Marini.

Il tentativo di sfiducia è per ora fallito: i congiurati non sono riusciti a raccogliere 16 firme (si sono fermati a quota 15), ma iniziano ad arrivare le dimissioni e il ritiro delle deleghe.

Il primo è stato l’assessore al Bilancio ed esponente della Federazione di Centro, Raffaele Esposito, che ha rassegnato di persona le sue dimissioni.

Poi, dopo una riunione di maggioranza, il sindaco Marini ha ritirato la delega al vice-sindaco e assessore all’urbanistica Maurizio Sannibale, esponente dell'UDC, uno dei principali autori della congiura.

L’impressione è che la congiura sia stato solo un primo tentativo, una prova generale di crisi politica.

La vecchia classe politica di Albano è “profondamente” legata al signor Cerroni.

Si narra di rapporti strettissimi con il signor Cerroni, cementati in indimenticabili pranzi (nulla da invidiare alle mitiche cene di Arcore).

Vedremo nei prossimi giorni quali altri personaggi politici di Albano si uniranno ai Cerroni Boys.

domenica 6 febbraio 2011

Insabbiati i risultati degli studi epidemiologici per difendere gli interessi di pochi

Due anni fa, l’8 febbraio 2009 la Regione Lazio iniziava un progetto molto importante: la “Valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione esposta a processi di raccolta, trasformazione e smaltimento dei rifiuti urbani nella regione Lazio”.

L’8 febbraio 2009 è stato predisposto il “Progetto esecutivo ai sensi della DGR n. 929/08 e Legge finanziaria regionale n.31/2008 art 34”.

Il progetto prevedeva:
• La sintesi delle conoscenze scientifiche sul tema;
• Il censimento dei siti presenti nella regione Lazio;
• La stima delle emissioni relative a ciascun impianto esistente o di futura realizzazione;
L’analisi degli effetti sulla salute della popolazione esposta ad impianti già esistenti;
La Valutazione epidemiologica dello stato di salute dei lavoratori esposti, con lo studio sulla mortalità dei lavoratori che hanno prestato servizio nei diversi impianti della regione;
• La valutazione dello stato di salute ex-ante delle popolazioni interessate dai nuovi insediamenti;
• La progettazione e coordinamento di indagini speciali in situazioni di emergenza;
• La formazione, la comunicazione e la pubblicizzazione dei risultati;
• La realizzazione di un sito Internet dedicato al progetto che costituirà il veicolo fondamentale della comunicazione ai decisori, ai cittadini, ai tecnici, ai media.

Gli attori del progetto:
• La Direzione regionale Energia e Rifiuti, Dipartimento Territorio della Regione Lazio;
• L’ARPA Lazio;
• Il Dipartimento dei Epidemiologia della ASL Roma E.

A due anni, nessun sito Internet è stato aperto, nessuna comunicazione è stata data ai decisori, ai cittadini, ai tecnici, ai media.

Di questo imponente progetto è trapelato solo lo studio epidemiologico sulla discarica di Albano, da cui emerge il clamoroso dato sulla mortalità femminile (+20%) entro un chilometro dalla discarica. Parlare di studio epidemiologico è ridicolo: 20 paginette inviate via fax ai Comuni, nessuna nota metodologica. Ma i dati parlano chiaro: gli effetti sulla popolazione che vive entro un chilometro dalla discarica sono allarmanti.

Perché il progetto è stato insabbiato?

Quali sono le verità che devono essere nascoste per tutelare gli interessi di pochi?

Leggi il Progetto Esecutivo della Regione Lazio.

giovedì 27 gennaio 2011

Discarica, qui le donne muoiono di più


Lo afferma lo studio epidemiologico della Asl sulla discarica di Albano, che ha mappato pure le famiglie di Aprilia, Ardea, Ariccia e Pomezia

20% l’aumento di mortalità tra le donne che vivono entro i mille metri dalla discarica di Albano

Marazzo e Polverini l’hanno fatta ampliare contro il parere della ASL e nonostante gravi irregolarità

Leggi tutto l'articolo pubblicato dal giornale "Il caffè"

L'acqua all'arsenico: la gente si ribella, class action in vista

Sull’acqua all’arsenico si temporeggia in attesa di nuova deroga, ma la verità è che questo veleno non dovrebbe proprio esserci

L’arsenico è un veleno, ora devono risolvere

LE REAZIONI I cittadini pronti a fare causa ai gestori

La gente si ribella, class action in vista

“Vogliamo promuovere una class action, ossia una causa legale collettiva, per chiedere che sia riconosciuta una assistenza specifica (non un semplice rimborso economico) alle persone che hanno eventualmente subìto danni alla salute, in particolare proprio ammalandosi di Parkinson e Alzheimer, bevendo, senza esserne informati, acqua all'arsenico in tutti questi anni» spiega Danilo Ballanti, residente di Pavona (Albano) e Presidente del Comitato "Sotto terra il treno, non i cittadini", che sta preparando le carte per questa azione legale contro le istituzioni e Acea Ato2.

Leggi tutto l'articolo pubblicato dal giornale "Il caffè"