domenica 26 luglio 2009

Perucci: con quei fumi popolazione a rischio tumore









“Dovremmo sentirci tutti molto più onorati e a posto con la nostra coscienza sociale e professionale a fare epidemiologia con una regione che ha gli inceneritori” (Perucci).

Il Dott. Carlo Perucci, epidemiologo della ASL Roma E, ha redatto il documento di Valutazione di impatto ambientale sull’inceneritore di Albano minimizzando i futuri danni dell’inceneritore di Cerroni-AMA-ACEA sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. La sottostima di tumori è pari a 1.000 volte dai nostri calcoli (leggi tutto l’articolo su http://sotto-terra-il-treno.blogspot.com/2009/07/inceneritore-di-albano-tumori.html).

Sempre il Dott. Carlo Perucci, anche lui epidemiologo della ASL Roma E, ha rilasciato dichiarazioni inquietanti sui possibili danni causati dall’inceneritore di Colleferro. In proposito va ricordato che nel caso dell’inceneritore di Colleferro è in corso un’indagine della magistratura che ha portato all'emissione di 13 provvedimenti di custodia cautelare, in quanto nell'impianto avrebbero bruciato anche «pneumatici, materassi e residui metallici».

Di seguito riportiamo l’intervista del Dott. Carlo Perucci pubblicata dal giornale L’Unità in data 9 marzo 2009 (http://www.unita.it/news/73281/a_rischio_non_solo_i_lavoratori_ma_anche_i_cittadini).
Il medico: con quei fumi popolazione a rischio tumore
Da L’Unità
di Gioia Salvatori

I danni derivanti dalla combustione di Cdr sporco? Difficili da individuare e facili da ottenere. Per inquinare il Cdr basta poco, così come poco basta per danneggiare irreversibilmente l’ambiente circostante i termovalorizzatori e i luoghi in cui finiscono le scorie del Cdr. Non è detto, poi, che indagini ad ampio spettro sull’uomo evidenzino i danni alla salute. Carlo Perucci, epidemiologo della Asl Roma E, a lavoro sugli effetti sull’uomo del ciclo dei rifiuti, ci spiega perché. Sottolineando l’importanza di studi ambientali a largo raggio in un territorio già molto inquinato come quello di Colleferro nella Valle del fiume Sacco (basso Lazio).

Quando il Cdr è inquinato?
«Basta che ci finiscano dentro batterie di automobile, pile elettriche o plastiche che non siano Pet. A sporcare il Cdr ci vuole poco: è sufficiente un errore negli impianti di trattamento e preselezione».

Quali gli effetti?
«Se è sporco il Cdr sono inquinati anche i fumi del termovalorizzatore e le scorie dell’incenerimento: parti che o finiscono in discariche o nei cementifici che poi li usano per produrre materiali edilizi. Non si tratta di residui da poco: il loro peso è pari al 30-60 per cento di ciò che entra nel termovalorizzatore. A rischio non è solo chi lavora con questi materiali ma soprattutto la popolazione locale e, in misura minore, chi si ritrova nel muro di casa cemento fatto con i residui inquinati».
Si rischia il tumore?
«In genere fumi e scorie di Cdr inquinato contengono tracce di metalli pesanti come cadmio, mercurio, piombo, diossina. Sostanze che possono causare tumori come linfomi, sarcomi e anche mesoteliomi se viene bruciato amianto».

Ma questi sono effetti evidenti.
«Non esiste solo Seveso ma anche i bassi tassi di inquinamento ed effetti sulla salute rilevabili solo con studi di anni sull’uomo. Per esempio: se per il sarcoma dei tessuti molli, ci aspettiamo un’incidenza dello 0,1 per 10mila abitanti e l’incidenza sale allo 0,6 a causa dell’inquinamento, siamo comunque sotto l’uno e rilevare il danno è pressoché impossibile. Ma ciò non significa che non ci sia. A complicare i rilievi c’è la lontananza dei termovalorizzatori dai centri abitati e i tempi lunghi degli effetti dell’inquinamento».

Come si esce da questo empasse?
«Bisogna esaminare tutto il ciclo dei rifiuti prima che le malattie di chi abita vicino a un inceneritore. Serve analizzare il Cdr che entra nel termovalorizzatore e i fumi che escono dalla ciminiera. Vedere cosa entra nelle discariche e cosa ne esce. Monitorare il rischio prima che studiare il danno».

Prima la terra, poi il latte e le mucche. Ora, dunque, gli esseri umani che uno studio della Asl Rm E dice essere contaminati da beta-esaclorocicloesano: un derivato del lindano. La dannazione della Valle del Sacco è l’inquinamento. Un’inquinamento che dal fiume passa alla terra, entra nella catena alimentare e finisce nell’uomo. Inquinamento che non passa: il beta-esaclorocicloesano resta nel grasso, va nel latte materno. Chi c’è l’ha dentro è più esposto a diabete, malattie del sistema riproduttivo e del sistema nervoso (parkinson). Nella Valle del Sacco su 246 persone sottoposte a screening 135, il 55%, sono risultate contaminate in maniera cronica. Abitano lungo le rive del fiume, per lo più nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano. Lo screening andrà avanti: altre 700 persone verranno sottoposte ad esami.

Albano deve fare la fine di Colleferro? NO, Grazie.


1 commento:

Anonimo ha detto...

E' molto interessante,tanto per capire gli interessi e/o le conoscenze del dottor
Perucci,quanto dichiarava nell'assemblea pubblica tenuta nell'aula del consiglio comunale
di Colleferro pochi giorni dopo l'irruzione dei NOE agli inceneritori-
" Il fumo che esce dalle ciminiere è più pulito dell'aria che respiriamo"
Vi lascio immaginare le urla,i fischi e i vaffa che si è beccato, accompagnato dall'imbarazzo
con cui il presidentino colluso marrazzo ha poi tentato di riprendere la paradossale assemblea.
Di questi soggetti non dobbiamo avere più alcuna fiducia, e lo dico da ex sostenitore convinto
del presidentino colluso, ahimè.