sabato 21 marzo 2009

I Castelli Romani scendono in piazza contro l’inceneritore di Albano

Otto comuni dei Castelli Romani sono oltre i limiti e continuano l’erogazione solo perché hanno ricevuto una deroga dalla Regione, ma nell’acqua fornita c'è una concentrazione di arsenico, floruri e vanadio superiore alla norma.

Sono Ciampino, Albano, Ariccia, Genzano, Castel Gandolfo, Lariano, Lanuvio e Velletri. E numerosi altri centri dei Castelli Romani sono di poco sotto il limite consentito.

Il provvedimento ha valore di tre anni e non sarà rinnovato, sicché per molti si avvicina la scadenza.

E’ una corsa contro il tempo delle istituzioni per risolvere il problema delle acque all'arsenico ai Castelli: le autorità deputate al controllo della qualità delle acque si riuniscono almeno cinque volte al mese per approvare interventi di bonifica e di potabilizzazione.

«Abbiamo ragioni per pensare che negli anni precedenti la situazione fosse peggiore e potrebbero esserci stati danni alle persone per effetto delle elevate concentrazioni» ha affermato il professor Augusto Messineo, direttore del Dipartimento prevenzione Asl, al giornale “Il Messaggero”.

E’ in questo grave contesto di crisi idrica e di emergenza igienico-sanitaria che Cerroni e i suoi boys (Marrazzo, Di Carlo, Robilotta, Alemanno) vogliono piazzare un inceneritore che consuma 228.000 tonnellate di acqua l’anno.

Eppure la ASL di Albano aveva messo in guardia Marrazzo: “l’inceneritore è incompatibile con il mantenimento di una situazione igienica adeguata al territorio”.

I Consigli Comunali di Albano Laziale, Ariccia, Pomezia e Ardea hanno votato all’unanimità ordini del giorno contro l’inceneritore.

Il 27 marzo sarà la volta del Consiglio Comunale di Castel Gandolfo.

Poi si riunirà il Consiglio Comunale di Lanuvio.

Anche i Presidenti delle Circoscrizioni di Cecchina e di Pavona hanno aderito alla manifestazione del 21 marzo.

La protesta e l’indignazione si allargano di giorno in giorno, anche a seguito dello scandalo dell’inceneritore di Colleferro.

Marrazzo ha gravissime responsabilità politiche.

Il 29 ottobre 2008 Marrazzo, accompagnato dal suo assessore Di Carlo, dichiarava alla Commissione Ambiente della Regione Lazio: “Il Lazio presenta da oltre 10 anni una situazione di mercato stabile con società ed imprenditori facilmente individuabili, sia pubblici che privati, che hanno dato garanzia di affidabilità sia per il servizio reso che per le azioni poste in essere per garantire la salvaguardia dell’ambiente”.

Dopo queste dichiarazioni “irresponsabili”, è successo di tutto:
· l’inceneritore di Malagrotta è stato sequestrato dalla magistratura,
· il responsabile della discarica di Malagrotta è stato condannato ad un anno di carcere per aver smaltito in discarica rifiuti pericolosi come i fanghi di depurazione provenienti dall’ACEA,
· 13 persone, tra cui dirigenti dell’AMA, sono state arrestate per le gravi irregolarità verificatesi nell’inceneritore di Colleferro.

A queste società ed imprenditori “molto affidabili per garantire la salvaguardia dell’ambiente” (Cerroni, AMA, ACEA) Marrazzo ha affidato, a trattativa privata, l’inceneritore di Albano.

E’ il “patto della coda alla vaccinara”, ampiamente documentato dalla trasmissione Report di RaiTre.

Del “patto” fa parte anche il PD di Genzano, che ha dato ordini precisi al suo Sindaco e ai suoi consiglieri comunali di bocciare la mozione contro l’inceneritore di Albano. Una pagina vergognosa della storia di Genzano: svendere il proprio territorio a Cerroni per un “piatto di lenticchie” (qualche tecnico e qualche dittarella per i lavori dell’inceneritore).

Contro questo schifo, la popolazione dei Castelli Romani sarà di nuovo in piazza sabato 21 marzo alle ore 15,30 ad Albano.

Sarà la partecipazione dei cittadini a sconfiggere questo “oscuro” sistema di potere e a riaffermare le regole della democrazia.

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