sabato 5 giugno 2010

Carta e plastica nel traffico di rifiuti con la Cina e negli inceneritori

Le audizioni della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti” aprono una panoramica incredibile sulla gestione dei rifiuti in Italia e, soprattutto, nel Lazio.

Un vero peccato che quando l’audizione si fa interessante, la seduta diventa segreta.

Due sono i temi più importanti esaminati dalla Commissione: le illegalità commesse con gli inceneritori di Colleferro, di proprietà pubblica di 48 sindaci “inceneritoristi”, e l’illegalità del traffico dei rifiuti con la Cina, denunciate dal Questore di Roma nell’audizione del 25 maggio 2010.

Con riferimento agli inceneritori, nelle audizioni è emerso che nel Lazio non c’è il CDR (il Combustibile da Rifiuti): “Allo stato non esistono impianti di CDR tali da supportare l'alimentazione «Lazio su Lazio» di tutte queste linee”.

Allora, perché costruire nel Lazio 12 linee di incenerimento (tre a Malagrotta, due a Colleferro, tre a San Vittore e due o tre ad Albano).

A Colleferro l’AMA, altra società pubblica del Sindaco di Roma Alemanno, conferiva copertoni, coltelli da cucina, forchette, panni, umido e altro anziché CDR.

Il CDR è la parte secca dei rifiuti ed è costituita in prevalenza da carta e plastica.

Ma quale sarà mai il senso di bruciare la carta e la plastica in un inceneritore?

Per comprendere bene questa stranezza, è illuminante l’audizione del Dott. Giuseppe Peleggi, Direttore dell’Agenzia delle Dogane.

Dalla sua relazione è emerso che le esportazioni di merci catalogate come avanzi, ritagli e scarti sono per il 48% carta e per il 5% plastica; le parti di auto sono solo il 28%, il ferro e l’acciaio il 5%, il rame il 4%.

Nell’immaginario collettivo, la Cina viene vista come il Paese che cerca di accaparrarsi tutte le “Materie Prime Secondarie” per garantire la sua crescita economica.

Invece, dai dati pubblicizzati dall’Agenzia delle Dogane emerge che la Cina è particolarmente interessata alla nostra carta e alla nostra plastica?

La risposta al quesito emerge con chiarezza dall’audizione del Direttore dell’Agenzia delle Dogane:

“… Non abbiamo mai trovato la mondezza «vera» dentro ai container in uscita”.

“… L’ampiezza del flusso di carta comporta complesse attività di analisi poiché il rischio di violazione ambientale legato alla carta è che essa venga esportata mescolata ad altri materiali, costituendo quindi un rifiuto. In alcuni casi, per esempio, è stato accertato l’utilizzo di avanzi di carta come materiale assorbente per l’eliminazione fraudolenta di scarti di lavorazione chimici in forma liquida”.

“ … non si trattava di cascami o avanzi di lavorazione, direttamente impiegabili in un processo industriale per la fabbricazione di prodotti con la stessa materia prima, bensì di prodotti misti per la presenza di sostanze e materiali estranei ai processi di riciclaggio della plastica e non adeguatamente trattati”.

“… lavoriamo su casi in cui il PET esce con il materiale plastico inquinato, presumibilmente arriva in un altro Paese, dove questo materiale plastico inquinato (i teloni agricoli e il PET raccolto dalla differenziata) viene fuso tutto assieme e trasformato in bottiglie di plastica, che tornano nel nostro frigorifero”.

“… I controlli effettuati hanno consentito di intercettare e sottoporre a sequestro più di 2.400 tonnellate di rifiuti stipati in 100 container, composti per più del 95 per cento da carta da macero e per la restante parte da plastica, supporti magnetici, apparati elettronici fuori uso e alluminio incenerito, e identificando tredici aziende i cui legali rappresentanti sono stati denunciati alle competenti autorità giudiziarie”.

“… Nella maggioranza dei sequestri effettuati dagli uffici delle dogane, i controlli fisici e le analisi di laboratorio condotte dalle ARPA e dai laboratori chimici dell’Agenzia delle dogane, hanno accertato la presenza di sostanze chimiche non ammesse, facendo ipotizzare i delitti di traffico illecito di rifiuti, poiché le spedizioni non avevano subito il trattamento o la bonifica dichiarata”.

Questo è il CDR (carta e plastica inquinate) che alimenterà le 12 linee di incenerimento del Lazio (tre a Malagrotta, due a Colleferro, tre a San Vittore e due o tre ad Albano)?

Parole sante quelle della senatrice Daniela Mazzucconi in merito agli inceneritori: “Si tratta di un modello che genera spaventevoli costi per l'amministratore comunale e per i cittadini e che innesca una serie di reati a catena”.

Speriamo, infine, che Marrazzo dica finalmente la verità: perché le autorizzazioni per l’inceneritore di Albano è stata data in tutta fretta il 13 agosto 2009 e per l’inceneritore di Malagrotta il 18 agosto 2009, mentre l’ex Governatore era sotto ricatto per le famose foto?
Quando finirà questa scia di sangue?

Leggi con attenzione tutta l’audizione e scaricala sul tuo pc: audizione del Dott. Giuseppe Peleggi, Direttore dell’Agenzia delle Dogane.

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