venerdì 16 settembre 2011

La verità sulla situazione catastrofica dell’acqua ai Castelli Romani: ancora una montagna di pietose bugie da parte di ACEA, ASL, ARPA e Sindaci.


Il 25 marzo 2011 l’Unione Europea ha concesso l’ennesima deroga al valore dell’arsenico nell’acqua ad uso potabile dei Castelli Romani. Il valore legale sarà 20 mg/L (anziché 10) fino al 31 dicembre 2012.

Per il terzo triennio consecutivo la stessa UE ha rinnovato la deroga per il fluoro da 1,5 a 2,5 mg/L e per il vanadio a 160 mg/L.

I piani di rientro di Acea Ato2

Dopo aver regolarmente ignorato le scadenze dei precedenti piani, il 13 gennaio scorso Acea ha fissato l’ultimo calendario dei rientri nei limiti di legge per le acque dei Castelli:

Genzano 30 giugno 2011
Albano, Ariccia, Castel Gandolfo 30 settembre 2011
Velletri dicembre 2011
Lariano marzo 2012
Lanuvio dicembre 2012

La propaganda taroccata

Nel frattempo si sono moltiplicati gli avvisi del gestore che celebrano i grandi passi avanti e la risoluzione progressiva dei problemi di inquinamento idrico.

Il sistema delle toppe applicato da Acea alla situazione catastrofica del bilancio, della qualità e dei consumi idrici si basa su due sistemi.

1) L’apporto di acqua esterna: es. collegamento all’acquedotto Marcio, Mola Cavona etc. a Cecchina, Montagnano, Cancelliera, Pavona, in Comune di Albano o Castel Gandolfo e Fontana di Papa, Ginestreto, Campoleone in Comune di Ariccia.

2) La bonifica dei pozzi esistenti o di nuova perforazione con sistemi di rimozione dei metalli e dell’arsenico, in pratica osmosi inversa o filtri assorbenti.

L’apporto esterno è l’unico che abbia abbassato in parte e localmente le concentrazioni di arsenico, fluoro e vanadio. Ma è una goccia nel mare. I Comuni, sicuramente interessati a sbollire la rabbia di migliaia di utenti ed elettori, pubblicano con evidente sollievo i proclami fasulli di Acea.

Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Genzano, Velletri hanno progressivamente annullato precedenti delibere cautelative e dichiarato il “cessato allarme” per ampie zone o per tutto il Comune.

Un esame dei dati reali ci dice che il quadretto idilliaco è falso. Le toppe, per definizione, tengono per poco e poi si rompono.

Le acque delle zone “bonificate” soprattutto quelle dei pozzi trattati con osmosi inversa, dopo qualche mese e senza preavviso possono andare in tilt. In questi casi noi siamo informati dopo settimane o mai.

La conseguenza è che i pezzi di carta tranquillizzanti firmati da Acea, Comune, Ato2, Asl, sempre più spesso restano tali e non hanno riscontri con la realtà.

Il caso emblematico di Genzano.

Genzano, dopo Ciampino, è il Comune ufficialmente rientrato nei limiti dei tre inquinanti fissati dalla legge 31/2001 dal 30 giugno su tutto il territorio.

E’ istruttivo seguire anche i pezzi di carta.

L’avviso del Comune, dettato da Acea (3 gennaio 2011), informando i cittadini sui pozzi e sulle zone fuori limite, forniva l’elenco delle poche fontanelle sicure.

Tra queste la fontanella presso l’impianto di potabilizzazione di via Toscana.

Tre mesi dopo (21 aprile) la stessa fontanella “sicura”, in base ad analisi Acea forniva agli utenti arsenico a 14,5 mg/L.

Come se non bastasse il 21 luglio, ossia 21 giorni dopo la dichiarazione di rientro nei limiti su tutto il territorio, il valore sfiorava il limite di deroga con 19,8 mg/L.

Questo episodio è la fotocopia di quanto avviene in tutti gli impianti di trattamento demetallizante la cui tecnologia delicatissima richiede controlli e manutenzione continua, regolarmente ignorati o posticipati per la semplice ragione che contrastano con le esigenze di profitto degli azionisti del gestore.

Come si vede, nonostante la situazione imponesse tempi rapidissimi, Acea ha ripetuto i controlli dopo 3 mesi, senza per giunta aver risolto il problema!

Un nostro controllo dopo ulteriori 15 giorni (5 agosto) ha trovato nella medesima fontanella 12 g/L di arsenico, prova provata della inconsistenza o falsità dei cosiddetti “piani di rientro” nei limiti di legge.

Il caso di Ariccia e Albano

Non si è sottratto al copione neanche il Sindaco di Ariccia che, dando prova di credere alle panzane di Acea, faceva pubblicare l’avviso dal titolo “A Fontana di Papa, Ginestreto, Campoleone da mercoledì 25 maggio 2011 arsenico zero“…. e in altra parte….. “tale operazione risolverà definitivamente il problema della qualità delle acque erogate dal gestore del S.I.I., in quanto priva di arsenico”.

Fermo restando che nessuno poteva credere che l’acqua di Mola Cavona non sarebbe stata tagliata con quella di pozzi locali, da nostri controlli il 2 agosto a via Nettunense 32A c’erano 6,3 mg/L di arsenico che è sì nei limiti ma sicuramente non proprio zero! Crediamo che ai sindaci sia richiesto come minimo anche di essere chiari e sinceri con i propri cittadini.

Per quanto riguarda Albano, alla fontanella di via Irlanda (Cecchina nord, zona Rufelli) il primo settembre scorso c’erano 9,5 mg/L di arsenico, che non tranquillizzano proprio essendo al limite. Un cartello attaccato alla fontanella recita “acqua conforme al DL31/2001”.

Perché le soluzioni sono illusorie

Nessuno può pensare seriamente che si possano conciliare la qualità dell’acqua e l’equilibrio delle falde con i fabbisogni ed i consumi di una popolazione volutamente in crescita continua.

Le parti in commedia, rappresentate dagli amministratori comunali e da Acea-Ato2, con contorno di comprimari inconcludenti, omissivi o peggio: Asl, Ato2 e Arpa, vogliono farcelo credere e si muovono nei fatti fuori dall’interesse comune e fuori da ogni compatibilità ambientale.

I Comuni, comunque collocati politicamente, hanno ereditato o condividono le linee guida di scelte urbanistiche delinquenziali.

Non ce n’è uno che si sia sottratto negli anni alle logiche cementificatorie che hanno portato in pochi decenni al raddoppio della popolazione castellana. Basta vedere come nascono tuttora interi quartieri. Costa Caselle etc.

Sappiamo da fonti scientifiche che i consumi idrici del territorio sono di gran lunga superiori alla capacità di ricarica delle falde. Malgrado i dati risalgano al decennio scorso sono impressionanti: lo squilibrio annuo stimato nel 1999 era di 18 milioni di metri cubi. Lo stato dei laghi lo certifica.

Acea, gestore falsamente pubblico ma quotato in borsa e di fatto controllato dai privati persegue ovviamente logiche aziendali e ha tutto l’interesse a moltiplicare il numero degli utenti, dei metri cubi distribuiti e dei profitti.

La crescita dei consumi e la contrazione estiva degli afflussi dagli acquedotti (Simbrivio etc.) è risolta da Acea e Comuni secondo un copione collaudato.

Il sindaco recepisce le richieste pressanti di Acea e per “venire incontro ai cittadini”, sentita la Asl che approva, autorizza prelievi maggiori dai pozzi, ordina la riapertura di pozzi in precedenza chiusi perché altamente inquinanti, tutto in nome della quantità garantita, fregandosene altamente del peggioramento certo della qualità.

In queste condizioni, salvo isole fortunate, non c’è una zona dei Castelli la cui acqua possa avere costantemente i requisiti di qualità necessari. Saremo sempre in balia dei deficit stagionali e delle azioni del gestore, o di chi per lui, che per mantenere o meno in efficienza un numero sempre più grande di impianti di trattamento dell’acqua guarda prima i propri conti e poi il resto. La storia ci dice come vanno le cose.

Un esempio per tutti: Velletri 

Il sindaco di Velletri dopo aver firmato in primavera ordinanze che chiudevano tre pozzi (I Marmi e Le Corti) perché eccessivamente inquinanti (valore medio di arsenico 16 mg/L) ne autorizzava la riapertura su richiesta di Acea a inizio estate (30 giugno 2011). Questa decisione è analoga a quelle prese da molti altri amministratori. Conseguenza ovvia è stata e continua ad essere che migliaia di persone volenti o nolenti hanno in questo momento nell’acqua di casa arsenico (e spesso fluoro) sopra i limiti. Da nostri controlli del 24 agosto:
Velletri, via Appia vecchia 80 arsenico 11,7 mg/L
Velletri, via Troncavia (zona pozzo Le Corti) arsenico 13,1 mg/L.
I pozzi privati nella rete pubblica

Questi pozzi di proprietà privata cedono acqua ad Acea e sono vincolati dal contratto si servizio al rispetto della legge 31/2001. Ma la musica non cambia. I 3 pozzi Marrucco in Comune di Velletri trattati con osmosi inversa, perché pieni di fluoro, vanadio e arsenico, sono andati in tilt 5 volte negli ultimi due anni, l’ultima il 24 agosto con 14,5 mg/L. Le precedenti in ordine di tempo sono state certificate dalla stessa Acea: 16 maggio 11,4 mg/L; 20 giugno 11,3 mg/L.

In questo disastro che tutti cercano di nascondere o minimizzare spicca per la sua assenza l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa Lazio).

E’ il complesso di laboratori regionali che dovrebbe tutelare mediante controlli analitici le nostre acque, la nostra aria, e che dovrebbe monitorare l’impatto di discariche e inceneritori e quant’altro.

Per alcuni Comuni dei Castelli i loro controlli sono stati uno l’anno su un massimo di tre fontanelle! Siamo in buone mani.

Scheda sui trattamenti demetallizzanti

L’osmosi inversa è in grado di trattenere al 90% l’arsenico (V), ma lascia passare completamente l’arsenico (III). Con questo processo a membrana bisogna fare una completa ossidazione dell’arsenico (III) ad arsenico (V). L’acqua va quindi pretrattata con forti ossidanti quali ozono etc.

Questa tecnica ha un alto costo energetico e comporta uno spreco elevatissimo di acqua. Infatti dal 20 al 50 % (media 25-30) della portata di acqua da trattare in ingresso finisce nei fossi fortemente carica di arsenico (quattro volte quella di ingresso). Le membrane filtranti tendono facilmente alla saturazione il che richiede normalmente un’acidificazione e condizionamento dell´acqua da trattare.

Il contenuto di sali minerali nell´acqua viene ridotto a livelli cosi bassi che un uso diretto come acqua per il consumo umano non è consentito perché molto simile a quella distillata. Pertanto l’acqua deve essere rimescolata parzialmente con quella non trattata.

Scheda su Acea

L’ACEA ATO2, società controllata di ACEA, gestisce il servizio idrico integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale n.2 Lazio Centrale – Roma (11.239 km di rete idrica, 5.867 di rete fognaria, 176 depuratori, 75 comuni) e che si occupa di tutte le fasi del ciclo tecnologico dell’acqua (captazione, trasporto, distribuzione, raccolta e depurazione) e dello sviluppo di reti e servizi.

E’ una società mista pubblico-privato i cui azionisti sono: Comune di Roma (51%), GDF Suez (10%), Caltagirone (13%), mercato (26%).

Nel 2010 gli utili della società hanno raggiunto 58 milioni 960mila euro.

E’ interessante seguire la loro destinazione decisa dall’assemblea degli azionisti; ci aiuterà a capire meglio la differenza, se esiste, tra azionista pubblico e privato.

Le cronache ci raccontano che l’assessore ai LLPP della giunta Alemanno ha imposto che tutti gli utili andassero a dividendi.

Pertanto il Comune di Roma ha avuto 30 milioni, GDF Suez 5.9, Caltagirone 7.7 e gli azionisti minori 15.3 milioni.

Dovendo scegliere tra dividendi e potenziamento dei servizi erogati o risoluzione degli infiniti problemi idrici del territorio di competenza, come si vede, è emersa un’ottica rigorosamente mercantile e quindi privatistica che accomuna di fatto il Comune di Roma e gli azionisti privati.

Le conseguenze degli esiti referendari

Uno dei due referendum sull’acqua del 12-13 giugno ha abrogato la parte di normativa che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini il 7% a remunerazione del capitale investito.

L’altro ha abrogato l’affidamento al mercato dei servizi pubblici locali previsti dal Decreto Ronchi e connessi alla gestione del sistema idrico.

Al momento sulle bollette emesse da Acea non si vedono conseguenze rispetto alla quota di profitto. Restano intatti i problemi di migliaia di utenti che hanno ricevuto acqua con arsenico oltre il limite nel periodo di assenza di deroghe.

Un punto di dibattito è come impedire efficacemente che l’acqua sia considerata merce come tuttora è e come impedire che rimanga tale. E’ infatti realistico immaginare e temere che con la falsa illusione di gestioni “pubbliche” continui ad operare la logica di mercato.

Il 14 dicembre 2010 la Conferenza dei Sindaci dei Comuni appartenenti all’Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Roma (Ato2), ha introdotto la tariffa unica per tutti gli utenti dei servizi idrici dell’Ato2. La nuova tariffa unica è stata calcolata sulla base dei consumi e degli incassi del 2009, tenendo fermo il ricavo per il gestore ACEA Ato2.