domenica 28 novembre 2010

Cerroni, il re di Leonia

Nel 1972 Italo Calvino, nelle "Città invisibili", tratteggiava il profilo di Leonia, città che consumava più di quello di cui aveva bisogno, profetizzando (è il caso di dirlo) una guerra tra città vicine per respingere i reciproci immondezzai.

Riprendere quelle parole e contestualizzarle all'oggi è impressionante.

Basta sostituire il nome della città di Leonia con Roma o con Napoli e il testo scritto da Italo Calvino diventa di grandissima attualità.

Basta vedere il Sindaco di Roma Alemanno che spinge per portare i rifiuti fuori Roma, nella discarica di Bracciano o nell'inceneritore di Albano.

Basta vedere la neo Presidente della Regione Lazio Polverini che, per non saper nè leggere nè scrivere, ha riproposto di fatto il Piano Marrazzo: stesse discariche e stessi inceneritori.

Il vero eroe in questa vicenda è il signor Cerroni che ha sicuramente letto il testo di Italo Calvino.

Cerroni è il re di Leonia e sa che Malagrotta un giorno dovrà chiudere, che non potrà alzare all'infinito le sue discariche.

Ma Cerroni, il re di Leonia, ha già acquistato i terreni per la nuova discarica di Roma in località Solforate a confine con il comune di Pomezia.

Così, con l'inceneritore di Albano sarà tutto casa e bottega.

Tanto ACEA già inquina gli abitanti dei Castelli Romani con l'acqua all'arsenico, cosa saranno mai un pò di nanoparticelle dell'inceneritore.

E ci sarà sempre un portaborse di un ex Assessore alla Sanità pronto a dichiarare che l'alta mortalità è solo effetto della deprivazione sociale.



LEONIA - Da "Le Città invisibili" di ITALO CALVINO

La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall'involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche che dall'ultimo modello d'apparecchio.

Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti di Leonia d'ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo i tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d'imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose di ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato d'un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.

Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori dalla città, certo; ma ogni anno la città s'espande, e gli immondezzai devono arretrare più ontano; l'imponenza del gettito aumenta e le cataste s'inalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermantazioni e combustioni. E' una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.

Il risutlato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d'ieri che s'ammucchiano sulle spazzature dell'altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.

Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai d'altre città, che anch'esse respingono lontano da sé le montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.

Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d'anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle altre città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.

mercoledì 24 novembre 2010

Il punto sul disastro idrico ai Castelli e sull’avvelenamento da arsenico e fluoro

ACEA ci sta fornendo l'acqua avvelenata con arsenico e fluoro.
ACEA ci vuole avvelenare l'aria con l'inceneritore più grande del mondo.
E pensare che, il 13 ottobre 2010, l'Amministratore Delegato di ACEA Marco Staderini ha dichiarato in un convegno pubblico che ACEA vuole sviluppare attività che possano aiutare il successo del territorio (?!?!?!?).
Veramente un bel successo per il territorio dei Castelli Romani: acqua all'arsenico e al fluoro, il cancrovalorizzatore di Albano.
Tutto questo grazie a Marco Staderini, che è riuscito anche a portare in perdita ACEA nel 2009 per 52 milioni di euro.
Veramente un bel manager pubblico, in quota all'UDC.
E come sappiamo l'UDC pensa alla famiglia, soprattutto ai bambini.
Centinaia di ricerche, infatti, dimostrano che il fluoro oltre la soglia di 1,5 mg/L ha effetti destabilizzanti sui denti e sulle ossa di tutti ma specialmente dei bambini. In particolare può indurre l’insorgenza di un raro tipo di cancro delle ossa di solito mortale che colpisce i bambini di 5-10 anni.

Di seguito pubblichiamo il documento "Il punto sul disastro idrico ai Castelli e sull'avvelenamento da arsenico e fluoro" inviatoci da Aldo.

L’Italia ha usufruito ed esaurito dal 2003 al 2009 la possibilità di concedere per decreto ministeriale (DM Salute - Ambiente) le due deroghe triennali al superamento dei limiti di alcuni elementi previste dalla legge 31/2001 in casi eccezionali. Viceversa i casi sono diventati abitudine ordinaria, sapientemente utilizzata dal gestore ACEA per investire al minimo e ricavare profitti al massimo. Un’eventuale terza deroga passava obbligatoriamente per l’autorizzazione della CE. La bocciatura decretata il 28 ottobre dalla Commissione Europea riguarda la deroga sull’arsenico per valori sopra i 20 mg/L (nello specifico erano richiesti i 50 microgrammi/Litro) ma non il fluoro per il quale essa è stata rinnovata (da 1.5 mg/L a 2.5 mg/L) in tutti i comuni dei Castelli Romani.

Con effetto retroattivo dal primo gennaio 2010 viene sancito dalla CE, nero su bianco, che in molte Regioni e provincie d’Italia e in particolare ai Castelli Romani la Regione, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Ambiente hanno autorizzato la distribuzione di acqua non potabile a centinaia di migliaia di cittadini e che lo stato d’illegalità, ovvero la fornitura di acqua più o meno avvelenata da arsenico e fluoro, permane tuttora.

Il quadro che esce dalla deliberazione è duplice: fermo restando che la norma comunitaria e la legge 31/2001 prevedono l’assurdità della deroga, che sancisce la sospensione “legale” della tutela della nostra salute, si autorizza, secondo stime ACEA (sicuramente per difetto) relative alla popolazione esposta in zona Castelli, che 87.000 persone siano costrette per altri tre anni (fino al 2012) a bere acqua con fluoro potenzialmente molto dannoso.
Centinaia di ricerche dimostrano che il fluoro oltre la soglia di 1,5 mg/L ha effetti destabilizzanti sui denti e sulle ossa di tutti ma specialmente dei bambini. In particolare può indurre l’insorgenza di un raro tipo di cancro delle ossa di solito mortale che colpisce i bambini di 5-10 anni.

A seguito della ennesima relazione di ACEA e della ennesima richiesta di deroga sul cosiddetto “piano di rientro” in violazione della norma comunitaria le autorità italiane, a cominciare dal presidente della Regione Lazio Polverini, hanno adottato il principio arbitrario del differimento sine die dei tempi di deroga in attesa di un decreto ministeriale* che non poteva essere emesso se non in subordine al consenso obbligatorio della CE.

*In proposito ACEA riportava sul suo sito: …in data 30/12/2009, è pervenuta alla Società la notifica del decreto del presidente della Regione Lazio del 30/12/2009 in cui, tra l’altro, viene concesso il differimento dei termini di deroga sopra elencati fissati nei decreti emanati dalla stessa Regione Lazio. Il suddetto differimento sarà valido sino all’acquisizione del decreto del Ministero della Salute e del ministero dell’Ambiente di proroga (in corso di emanazione) per l’anno 2010 ...

Il secondo aspetto riguarda l’arsenico. Sappiamo che l’arsenico assunto con l’acqua accresce il rischio di provocare almeno quattro tipi di tumori (pelle, fegato, polmoni, vescica) anche a partire da concentrazioni intorno ai 10 mg/L e tale rischio è particolarmente significativo nella prima infanzia e nei soggetti predisposti. Una serie di ricerche pubblicate su “International Journal of Cancer”* dimostrano che l’arsenico si accumula costantemente nel nostro corpo, non viene metabolizzato e interferisce con l’attività di un complesso di geni auto-riparatori dei danni al DNA. Nel corso dell’esistenza si verificano nelle nostre cellule migliaia di casi di errata replicazione del DNA. I geni riparatori correggono gli errori e ciò è essenziale per evitare più a lungo possibile di ammalarci di tumore. L’arsenico riduce o blocca l’attività di questi geni e quindi è oltremodo pericoloso per tutti i soggetti esposti a lungo, particolarmente le persone i cui geni riparatori son già meno efficienti di altri.

*DECREASED DNA REPAIR GENE EXPRESSION AMONG INDIVIDUALS EXPOSED TO ARSENIC IN UNITED STATES DRINKING WATER. Angeline S. ANDREW, Margaret R. KARAGAS and Joshua W. HAMILTON - Int. J. Cancer: 104, 263–268 (2003).

A voler essere per forza ottimisti dovremmo sentirci contenti che l’incubo dell’avvelenamento lento da arsenico abbia un termine. In realtà il no Comunitario sulla deroga è già chiaramente un NI e la situazione degli acquedotti è drammatica.

Avevamo già notato nei mesi scorsi il pericolo insito nella relazione presentata il 16 aprile 2010 alla CE da un comitato tecnico scientifico incaricato di pronunciarsi sulla pericolosità delle deroghe per arsenico, fluoro e boro. Il comitato, minimizzando come trascurabili gli effetti cancerogeni dell’arsenico tra 10 e 50 μg/L, ha aperto la strada al compromesso ovvero alla disponibilità CE ad accettare deroghe fino a 20 μg/L. già operative per comuni della provincia di Arezzo e per quelli di tre provincie lombarde. Conoscendo gli interessi in gioco ci aspettiamo perciò nelle prossime settimane richieste della Regione Lazio in tal senso.

Anche in assenza di questa probabile eventualità lo scenario è nero perché non vediamo come il gestore ACEA riuscirà a fare subito quello che non ha fatto in sei anni. Si apre la necessità di agire presto e in modo coordinato perché non è tollerabile che ci si possa costringere a comprare e usare acqua minerale. La lotta e l’impegno contro l’inceneritore che avvelena l’aria non può che saldarsi con la lotta contro tutti coloro che hanno permesso in passato e oggi di avvelenarci l’acqua e il territorio.
Il piano legale non è secondario.
La bocciatura CE, oltre a quanto già specificato sull’illegalità della deroga dal primo gennaio 2010, chiarisce in modo netto (art.2) che le autorità preposte e il gestore ACEA avevano ed hanno l’obbligo di attenersi alla direttiva 98/83/CE, ovvero dovevano informare dettagliatamente e costantemente i cittadini sui rischi specie in relazione ai neonati e bambini. Tutto questo non è stato fatto, i risultati delle analisi del gestore e dell’ARPA ancora oggi, salvo rarissime eccezioni, non sono accessibili e ACEA, che ha mandato avvisi con ritardo di anni, continua a minimizzare e parlare di rischi “trascurabili”.

La situazione sul campo è talmente seria che in molte zone tutt’ora l’arsenico supera i 20 microgrammi. I dati sono di pochi giorni fa e riguardano la zona di Velletri.

Località di prelievo data arsenico mg/L
Fontanella p.zza Mazzini Velletri 15/11/10 20.8
Via Appia vecchia, fontanile rotatoria Velletri 14/11/10 26.0
Via Rioli, pizzeria Anfiteatro Velletri 14/11/10 4.1
Via S. Biagio, zona 167 Velletri 15/11/10 0
Via B. Buozzi 164 Velletri 15/11/10 15.0
Fontanella via Colle Zioni Velletri 17/11/10 21.2

Prelievo a cura del Comitato Acqua Pubblica Velletri