mercoledì 29 luglio 2009

Disastro ambientale: brucia la discarica di amianto a Valle Gaia

Il 28 luglio 2009 è scoppiato un incendio nella discarica di amianto di Valle Gaia.
Sul gravissimo episodio, un vero e proprio disastro ambientale, nulla è trapelato sui mezzi di informazione.

Riportiamo la segnalazione di Simone e denunciamo la grave colpevolezza delle istituzioni competenti che nascondono la verità su questo tragico incedente ambientale.

Quali sono i danni per la popolazione???

Oltre alla discarica di aminato anche l'inceneritore di Roncigliano?

"Sono preoccupato e incazzato perchè chi dovrebbe tutelarci, ancora unavolta "occulta" informazioni.....
Comunque le notizie che ho per ora sono queste: ieri verso le 18.15 è andato a fuoco il sito della discarica di amianto a Valle Caia.
La nube era densa e nera, sono intervenuti pompieri (penso di nuclei speciali perchè le camionette erano bianche con le scritte blu) e gli elicotteri.
Stefano R. che lavora li ha perso i sensi ed è stato "salvato" dai pompieri che lo hanno portato all'ospedale.
E' ancora ricoverato e fà 2 sedute da 3 ore di camera iperbarica al giorno.
Per ora di più non sò, come arrivano news ti informo".
Simone

"Ciao Danilo, so che Simone ti ha già avvertito dell'incendio di ieri.
Io sto cercando notizie in rete, ovviamente non c'è nulla, intanto visto che passavo di lì proprio quando arrivavano i mezzi di soccorso e d'intervento posso indicare l'ora, erano le 18:15 di ieri 28 Luglio.
L'ennesimo disastro che vorrebbero occultare.
Devono almeno fare controlli ambientali per la rilevazione di polveri d'amianto come è documentato da questi articoli:"
http://www.ladige.it/news/2008_lay_notizia_01.php?page=2&&id_cat=4&id_news=31064
http://eireannslan.altervista.org/wordpress/?p=333
http://www.tuttorvieto.it/leggi_new.asp?idcont=2599

Patrizia

"Senza parole. In rete per ora non c'è niente. Bastardi.
Ecco cos'era ieri pomeriggio quella nube impressionante che ho visto verso Pomezia dalla veranda di casa mia".
Luca

domenica 26 luglio 2009

Perucci: con quei fumi popolazione a rischio tumore









“Dovremmo sentirci tutti molto più onorati e a posto con la nostra coscienza sociale e professionale a fare epidemiologia con una regione che ha gli inceneritori” (Perucci).

Il Dott. Carlo Perucci, epidemiologo della ASL Roma E, ha redatto il documento di Valutazione di impatto ambientale sull’inceneritore di Albano minimizzando i futuri danni dell’inceneritore di Cerroni-AMA-ACEA sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. La sottostima di tumori è pari a 1.000 volte dai nostri calcoli (leggi tutto l’articolo su http://sotto-terra-il-treno.blogspot.com/2009/07/inceneritore-di-albano-tumori.html).

Sempre il Dott. Carlo Perucci, anche lui epidemiologo della ASL Roma E, ha rilasciato dichiarazioni inquietanti sui possibili danni causati dall’inceneritore di Colleferro. In proposito va ricordato che nel caso dell’inceneritore di Colleferro è in corso un’indagine della magistratura che ha portato all'emissione di 13 provvedimenti di custodia cautelare, in quanto nell'impianto avrebbero bruciato anche «pneumatici, materassi e residui metallici».

Di seguito riportiamo l’intervista del Dott. Carlo Perucci pubblicata dal giornale L’Unità in data 9 marzo 2009 (http://www.unita.it/news/73281/a_rischio_non_solo_i_lavoratori_ma_anche_i_cittadini).
Il medico: con quei fumi popolazione a rischio tumore
Da L’Unità
di Gioia Salvatori

I danni derivanti dalla combustione di Cdr sporco? Difficili da individuare e facili da ottenere. Per inquinare il Cdr basta poco, così come poco basta per danneggiare irreversibilmente l’ambiente circostante i termovalorizzatori e i luoghi in cui finiscono le scorie del Cdr. Non è detto, poi, che indagini ad ampio spettro sull’uomo evidenzino i danni alla salute. Carlo Perucci, epidemiologo della Asl Roma E, a lavoro sugli effetti sull’uomo del ciclo dei rifiuti, ci spiega perché. Sottolineando l’importanza di studi ambientali a largo raggio in un territorio già molto inquinato come quello di Colleferro nella Valle del fiume Sacco (basso Lazio).

Quando il Cdr è inquinato?
«Basta che ci finiscano dentro batterie di automobile, pile elettriche o plastiche che non siano Pet. A sporcare il Cdr ci vuole poco: è sufficiente un errore negli impianti di trattamento e preselezione».

Quali gli effetti?
«Se è sporco il Cdr sono inquinati anche i fumi del termovalorizzatore e le scorie dell’incenerimento: parti che o finiscono in discariche o nei cementifici che poi li usano per produrre materiali edilizi. Non si tratta di residui da poco: il loro peso è pari al 30-60 per cento di ciò che entra nel termovalorizzatore. A rischio non è solo chi lavora con questi materiali ma soprattutto la popolazione locale e, in misura minore, chi si ritrova nel muro di casa cemento fatto con i residui inquinati».
Si rischia il tumore?
«In genere fumi e scorie di Cdr inquinato contengono tracce di metalli pesanti come cadmio, mercurio, piombo, diossina. Sostanze che possono causare tumori come linfomi, sarcomi e anche mesoteliomi se viene bruciato amianto».

Ma questi sono effetti evidenti.
«Non esiste solo Seveso ma anche i bassi tassi di inquinamento ed effetti sulla salute rilevabili solo con studi di anni sull’uomo. Per esempio: se per il sarcoma dei tessuti molli, ci aspettiamo un’incidenza dello 0,1 per 10mila abitanti e l’incidenza sale allo 0,6 a causa dell’inquinamento, siamo comunque sotto l’uno e rilevare il danno è pressoché impossibile. Ma ciò non significa che non ci sia. A complicare i rilievi c’è la lontananza dei termovalorizzatori dai centri abitati e i tempi lunghi degli effetti dell’inquinamento».

Come si esce da questo empasse?
«Bisogna esaminare tutto il ciclo dei rifiuti prima che le malattie di chi abita vicino a un inceneritore. Serve analizzare il Cdr che entra nel termovalorizzatore e i fumi che escono dalla ciminiera. Vedere cosa entra nelle discariche e cosa ne esce. Monitorare il rischio prima che studiare il danno».

Prima la terra, poi il latte e le mucche. Ora, dunque, gli esseri umani che uno studio della Asl Rm E dice essere contaminati da beta-esaclorocicloesano: un derivato del lindano. La dannazione della Valle del Sacco è l’inquinamento. Un’inquinamento che dal fiume passa alla terra, entra nella catena alimentare e finisce nell’uomo. Inquinamento che non passa: il beta-esaclorocicloesano resta nel grasso, va nel latte materno. Chi c’è l’ha dentro è più esposto a diabete, malattie del sistema riproduttivo e del sistema nervoso (parkinson). Nella Valle del Sacco su 246 persone sottoposte a screening 135, il 55%, sono risultate contaminate in maniera cronica. Abitano lungo le rive del fiume, per lo più nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano. Lo screening andrà avanti: altre 700 persone verranno sottoposte ad esami.

Albano deve fare la fine di Colleferro? NO, Grazie.


venerdì 24 luglio 2009

Catricalà bacchetta Marrazzo sui rifiuti


Marrazzo scivola sui rifiuti.


Il Governatore della Regione Lazio, infatti, almeno secondo quanto afferma l’Autorità garante della concorrenza e del mercato non sarebbe immune da gravi pecche gestionali.

L'Autorità bacchetta il commissario straordinario per l'emergenza ambientale nella Regione Lazio in materia di gestione dei rifiuti, il Presidente dei Cerroni Boys Piero Marrazzo, a seguito dell’esame di ''alcune segnalazioni nelle quali si prospettavano distorsioni della concorrenza attribuibili ad alcune determinazioni della Regione Lazio''.

Distorsioni il cui effetto è, da un lato, il peggioramento del servizio offerto e, dall'altro, un maggior costo del servizio stesso.

“In particolare - si legge nel bollettino dell'Autorità – le doglianze fanno riferimento a quelle previsioni attraverso le quali il commissario straordinario è intervenuto a definire la capacità di trattamento di rifiuti da riconoscere ad alcuni soggetti attivi nel mercato del recupero dei rifiuti nella Regione”.

Pertanto l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nelle more dell'emanazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti, coglie l'occasione per evidenziare la necessità di superare gli effetti restrittivi della concorrenza prodotti dalle determinazioni commissariali in base alle quali non solo veniva individuato il numero di impianti di recupero presenti sul territorio, ma anche stabiliti i quantitativi di RSU da conferire agli impianti stessi. Tali variabili devono essere affidate al confronto competitivo tra gli operatori liberamente e legittimamente presenti sul mercato.
L'autorità, infine, auspica che i “principi concorrenziali possano essere tenuti in considerazione in occasione dell'elaborazione del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, in modo che lo stesso non risulti ingiustificatamente discriminatorio nei confronti di operatori interessati a operare nel mercato del recupero dei rifiuti''.

«Anche qui Marrazzo ha fallito», ha commentato il consigliere regionale PdL Donato Robilotta, altro pezzo da novanta dei Cerroni Boys.

La sentenza di Catricalà ci consegna, finalmente, un indirizzo chiaro e incontrovertibile su chi opera nell'interesse generale e nel rispetto delle leggi.

Ma, come abbiamo avuto modo di documentare, Marrazzo le leggi ama calpestarle.

Dal canto suo, in una nota ufficiale, Marrazzo precisa che in merito «al recupero dei rifiuti non ci sono atti limitativi da parte dell’amministrazione regionale della libera attività imprenditoriale né della concorrenza. Neanche durante la fase più acuta della c.d. “emergenza rifiuti” sono stati presi provvedimenti, dispositivi, atti autorizzativi che hanno limitato nella sostanza un panorama di società, piccole e grandi in libera concorrenza tra di loro».


In effetti, il ragionamento di Marrazzo è assolutamente trasparente: le 51 società del signor Cerroni (il re della mondezza della Regione Lazio) sono un panorama di società, piccole e grandi liberamente in concorrenza tra di loro.

In proposito è bene ricordare l’inchiesta dell’Espresso del 25 luglio 2008, dove è riportato che “Cerroni ha messo su un impero a ragnatela, con decine di società che fatturano almeno 800 milioni l'anno, ma poi lo trovi socio di riferimento solo della metà di Malagrotta e di poco altro. Per il resto, preferisce operare in consorzi locali dove compaiono le varie municipalizzate dei rifiuti e dell'energia, dove è complicatissimo capire chi comanda a termine di codici, ma dove a mezza bocca tutti dicono che comanda sempre lui. E dove non c'è lui ci sono le figlie (a Perugia e a Brescia) o collaboratori legati da rapporti ultratrentennali. Secondo stime ufficiose che circolano in ambienti bancari, l'impero di Cerroni varrebbe oltre due miliardi”.


Il signor Cerroni è "il monopolista assoluto dello smaltimento rifiuti" nei comuni di Roma, Ciampino, Fiumicino e della Città del Vaticano (come ha scritto nel 2004 la Commissione Parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti).


Il signor Cerroni possiede le discariche di Malagrotta (con i suoi 250 ettari, la più grande d'Europa) e di Albano.

Per garantire la libera concorrenza, Marrazzo ha affidato al signor Cerroni a trattativa privata (???) anche l’inceneritore di Malagrotta.

In merito la Corte dei Conti ha denunciato che “suscita notevoli perplessità e preoccupazione, per la palese violazione delle direttive comunitarie e nazionali sulla concorrenza”.

Anche il Dipartimento della Protezione Civile ha evidenziato che "per l’impianto di gassificazione di Malagrotta sarebbero intervenuti atti amministrativi di assegnazione dei lavori di costruzione e di esercizio nell’ambito di una non meglio chiarita procedura di affidamento diretto".

Di fronte a tale scandalosa situazione, il settimanale L’Espresso ha titolato: "Il Lazio è la nuova Gomorra!".

Marrazzo ha gravissime responsabilità politiche.


Il 29 ottobre 2008 Marrazzo, accompagnato dal suo assessore Di Carlo, dichiarava alla Commissione Ambiente della Regione Lazio: “Il Lazio presenta da oltre 10 anni una situazione di mercato stabile con società ed imprenditori facilmente individuabili, sia pubblici che privati, che hanno dato garanzia di affidabilità sia per il servizio reso che per le azioni poste in essere per garantire la salvaguardia dell’ambiente”.


Dopo queste dichiarazioni “irresponsabili”, è successo di tutto:

- l’inceneritore di Malagrotta è stato sequestrato dalla magistratura,

- il responsabile della discarica di Malagrotta è stato condannato ad un anno di carcere per aver smaltito in discarica rifiuti pericolosi come i fanghi di depurazione provenienti dall’ACEA,

- 13 persone, tra cui dirigenti dell’AMA, sono state arrestate per le gravi irregolarità verificatesi nell’inceneritore di Colleferro.


A queste società ed imprenditori “molto affidabili per garantire la salvaguardia dell’ambiente” (Cerroni, AMA, ACEA) Marrazzo vuole affidare, sempre a trattativa privata, l’inceneritore di Albano.

Oltre che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, è tempo ormai che intervenga la magistratura.

Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

giovedì 16 luglio 2009

Inceneritore di Albano: tumori sottostimati di 1000 volte

Lo studio del Prof. Perucci compie “miracoli” statistici e matematici

Lo studio voluto dalla Regione limita l’impatto solo a 9.698 abitanti nel raggio dei 3 km, anziché ai 102mila entro i 7,5 km.

La Asl RmE considera 20 invece di 40 anni di esercizio dell’impianto.

Leggi tutto l'articolo pubblicato su "Il Caffè".

mercoledì 15 luglio 2009

La torre di babele del PD

(Roma - Attualità da castellinew.it) - Si torna a parlare di Albano e del suo inceneritore. Stavolta è il capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni che, chiedendo un pronto intervento ad Alemanno sulla questione rifiuti, indica Roncigliano, augurandosi una pronta attivazione viste le «tecnologie all'avanguardia, nella tutela e nella sicurezza dei cittadini». Giudizi probabilmente molto ottimistici, viste anche le ultime analisi dei movimenti che si oppongono all'inceneritore. Questi credono sì, che le tecnologie siano modernissime, fin troppo. Secondo i No Inc infatti questa tipologia di struttura non è mai stata sperimentata nel mondo.

Dopo la lettura di questo articolo su Castellinew.it rimaniamo semplicemente sbigottiti di fronte alle dichiarazioni degli esponenti del PD che, mentre a livello locale (forse spaventati dalle possibili ripercussioni sulle prossime elezioni comunali, Aprilia docet) si stracciano le vesti contro l'inceneritore, nei posti dove la politica conta si dichiarano a favore dell'inceneritore di Cerroni.

Quale è la posizione del PD sull'inceneritore di Albano?



Un'assemblea sull'emergenza idrica

Venerdì 17 luglio 2009 alle ore 18 in piazza 25 Aprile a Cecchina:
Assemblea sull'emergenza idrica
indetta dal Coordinamento contro l'inceneritore di Albano

Il controllo analitico di arsenico e manganese nelle acque ad uso potabile distribuite nel Comune di Albano Laziale dall’ACEA - ATO2 indica ancora una volta il superamento dei limiti del D.L. n°31 del 2 febbraio 2001, allegato 1 parti B e C (10 microgrammi per litro per l’arsenico, 50 microgrammi per litro per il manganese).

Località di prelievo (7 luglio 2009) __arsenico__manganese
Cecchina - Via Puglia - Parco pubblico ______ 11.9 _____ 14.2
Cecchina - fontanella stazione ferroviaria ____ 13.3 _____ 11.3
Cecchina – via Tor Paluzzi ______________ 10.6 _____ 95.4
Albano – fontanella via F.lli bandiera _______ 15.2 _____27.1
Albano – fontanella pubblica Cappuccini ______ 3.5 _____60.6

Mentre l’arsenico è artificiosamente coperto dall’ennesimo decreto di proroga (DPCM 12-06-09) richiesta dalla Regione Lazio, con un valore consentito di 50 microgrammi per litro, che è considerato dannoso o pericoloso da moltissimi ricercatori ed epidemiologi internazionali, per il manganese non esistono deroghe in atto.

Pertanto su 5 campioni di acqua prelevati da fontanelle pubbliche tra Cecchina e Albano Centro, 4 superano il limite di 10 microgrammi/litro di arsenico ma sono legali per decreto e 2 sono fuori legge poiché sforano il limite massimo consentito per il manganese. Questi risultati non fanno che confermare il quadro allarmante emerso a macchia di leopardo in questi anni nei Comuni dei Castelli Romani. Basterà ricordare che a Lanuvio, 8 su 10 campioni prelevati il 20 aprile 2009 superavano il limite del D.L. n°31 con punte di 34.4 microgrammi per litro di arsenico e i cittadini non ne sapevano nulla.

A circa 6 anni di distanza dal primo decreto che autorizzava alcuni Comuni dei Castelli (tra cui Albano) a distribuire acque in deroga ai limiti, l’ACEA non ha ancora avuto il tempo di provvedere a rendere le acque realmente potabili perché troppo impegnata a realizzare profitti dalle risorse idriche con i minimi costi. L’ACEA inoltre ha una quota di partecipazione nella società COEMA per la realizzazione del gassificatore dei rifiuti di Albano – Roncigliano che, come abbiamo ampiamente denunciato, non farà che peggiorare la quantità e la qualità delle acque di falda disponibili.

giovedì 9 luglio 2009

L’inceneritore ad Albano perché “la popolazione è già particolarmente deprivata socialmente”?


Riportiamo i passaggi più salienti della relazione del Prof. Perucci della ASL RM-E, commissionata da Marrazzo e dalla sua Giunta, per una valutazione dell’impatto della costruzione dell’inceneritore di Albano.

Ricordiamo che Marrazzo ha nel contempo cestinato i pareri contrari della ASL RM-H di Albano che ricordano la gravissima crisi idrica che vive il territorio.

La storia dei Castelli Romani per Perucci e Marrazzo:
l’aumento della mortalità ad Albano è utile per il monitoraggio epidemiologico

“Il quadro di salute della popolazione di Albano è caratterizzato da un lieve aumento della mortalità generale nelle donne (+9%) e della mortalità per tumori negli uomini (+10%). A tali eccessi corrisponde anche un eccesso per malattie respiratorie e genitourinari ...
I dati presentati sono utili tuttavia per il possibile monitoraggio epidemiologico allorché l'impianto divenisse operativo”.


I Castelli Romani per Perucci e Marrazzo:
una popolazione già particolarmente deprivata socialmente

“Non vi sono elementi ad indicare che l'impianto avrà un impatto su una popolazione già particolarmente deprivata socialmente”.

La deprivazione sociale sottende a uno stato di svantaggio in relazione alle condizioni di vita della comunità alle quali un individuo, una famiglia o un gruppo appartengono.
La deprivazione sociale misura lo stato di bisogno sociale di una popolazione.
A questo bisogno sociale Marrazzo risponde deprivando ulteriormente il territorio con un inceneritore, anzi con l’inceneritore più grande del mondo, come AMA definirlo Cerroni.

Il futuro dei Castelli Romani per Perucci e Marrazzo:
sorveglianza epidemiologica e ambientale

Si raccomanda fortemente comunque la realizzazione e lo sviluppo del programma di sorveglianza epidemiologica e ambientale necessario per valutare empiricamente gli effetti futuri dell'impianto”.


lunedì 6 luglio 2009

Berlusconi proroga lo stato di emergenza ad Albano



Emergenza rifiuti???
NO, emergenza idrica!!!


Sono anni che i cittadini dei Castelli Romani ricordano a Marrazzo che l'inceneritore è incompatibile con il territorio, che la falda è agli sgoccioli, che la crisi idrica è pesantissima, che i livelli di inquinamento ambientale sono disastrosi.

Scopriamo dal decreto Berlusconi che il Presidente Marrazzo passa il suo tempo a scrivere al Presidente del Consiglio per chiedere la proroga dello stato di emergenza idrica nei comuni dei Castelli Romani.

Sono ben quattro le preoccupate note di Marrazzo (24 febbraio 2009, 9 e 31 marzo 2009, 23 aprile 2009) per chiedere un'ulteriore proroga al fine di rimuovere definitivamente la persistente situazione di criticità e per la ripresa delle normali condizioni di vita.

Come pensa di risolvere la crisi idrica Marrazzo: autorizzando l'inceneritore di Albano che consuma una quantità impressionante di acqua (223.000 metri cubi l'anno)?

E' ora che i cittadini riprendano il controllo del territorio e delle istituzioni (Aprilia docet).

Di seguito pubblichiamo il Decreto Berlusconi.

Proroga dello stato di emergenza in relazione alla situazione di inquinamento e di crisi idrica in atto nel territorio dei comuni a sud di Roma, serviti dal Consorzio per l'acquedotto del Simbrivio.

Estremi del provvedimento: DPCM proroga del 12-06-2009 G.U. n.142 del
22-06-2009

Termine emergenza: 31-12-2009

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

....

Viste le note del presidente della regione Lazio del 24 febbraio, del 9 e del 31 marzo 2009 ed in particolare la nota del 23 aprile 2009 con cui nel chiedere un'ulteriore proroga dello stato di emergenza al fine di rimuovere definitivamente la persistente situazione di criticità e gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita, la medesima Regione ha trasmesso una nota del Dipartimento territorio - Direzione regionale ambiente e cooperazione tra i popoli con cui si ipotizza che, ove non venisse prorogato lo stato di emergenza, la situazione di inquinamento e di crisi idrica potrebbe subire un aggravamento anche in considerazione della stagione estiva;

Decreta:

è prorogato, fino al 31 dicembre 2009, lo stato di emergenza in relazione alla situazione di inquinamento e di crisi idrica in atto nel territorio dei comuni a sud di Roma, serviti dal Consorzio per l'acquedotto del Simbrivio.

Roma, 12 giugno 2009

Il Presidente: Berlusconi

giovedì 2 luglio 2009

Incontro tra Marrazzo e il Coordinamento contro l'inceneritore di Albano

Il Presidente Marazzo conferma: è partita da loro la richiesta di farlo ad Albano, vicino Ardea, Pomezia, Ariccia e Aprilia
«L’inceneritore l’hanno chiesto i Sindaci»
Qualcuno nega di aver firmato, ma il Sindaco di Albano conferma pure lui

Chi ha paura dell’Asl RmH?
Esclusi dal tavolo gli esperti della sanità pubblica che hanno bocciato l’impianto

Leggi tutto l'articolo pubblicato su "Il Caffè".